«Il governo egiziano tortura e uccide. Il governo italiano premia e sorride. No all’università italiana al Cairo». La comunità studentesca di Padova prende subito posizione e denuncia con forza le dichiarazioni di intenti espresse dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini sull’inaugurazione di un’università italiana in Egitto e sul consolidamento dei rapporti tra i due Paesi.
In un incontro organizzato giovedì mattina nel Circolo Blow Up al Portello studenti e dottorandi dell’Università di Padova hanno manifestato vicinanza alla famiglia Regeni e chiesto a gran voce verità e giustizia. Presenti l’Udu, la Rete degli studenti medi Veneto, Adi Padova, la presidente del Consiglio degli studenti Emma Ruzzon, la presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari Alessia Conti e il presidente dell’associazione 1514 Oltre il muro Onlus Stefano Cecconi. In rappresentanza del Comune ha preso parte all’incontro l’assessora Francesca Benciolini, che ha sottolineato l’impegno dell’Amministrazione comunale nel chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, come ricordato quotidianamente dallo striscione esposto a Palazzo Moroni.
«Ringraziamo gli studenti e dottorandi» hanno scritto in una lettera letta nel corso dell’iniziativa Paola e Claudio Regeni, i genitori del ricercatore trovato nudo e atrocemente mutilato nel febbraio 2016. «Pensiamo che la formazione universitaria e il percorso di dottorato, in quanto ascensori sociali e risorsa per un paese, andrebbero valorizzati e implementati e non utilizzati per sostenere amicizie con governi dittatoriali. L’Egitto non ha saputo riconoscere l’attività di un ricercatore, quale era il dottor Giulio Regeni, ed è un Paese che viola sistematicamente i diritti e le libertà fondamentali». Un Paese che non è sicuro: «Quanti studenti scompaiono in Egitto?» l’interrogativo di Cecconi, «quella per chiedere verità e giustizia è una battaglia che riguarda tutte le generazioni, e l’iniziativa organizzata dagli studenti è un importante segnale: siamo delusi e preoccupati dai messaggi negativi che arrivano dal Governo Meloni. Dobbiamo continuare a fare pressione».
«Gli studenti che oggi vivono l’università sono cresciuti con il caso Regeni e con la speranza che potesse essere fatta giustizia» ha ricordato Emma Ruzzon, «dopo sette anni, invece, ci ritroviamo ancora qui a vedere continui passi indietro: come possiamo immaginare tutela e sicurezza per la comunità studentesca?». Come sottolineato più volte nel corso dell’iniziativa, la vicenda di Giulio Regeni è una vicenda che riguarda tutte e tutti. Per questo, secondo Alessia Conti, delude l’assenza dell’Università: «Talvolta è necessario prendere posizione, soprattutto quando si tratta della tutela dei diritti umani» ha esortato la presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari.