foto da Quotidiani locali
Chiuse le indagini sulla morte della piccola Mariia Markovetska, la bambina ucraina di 7 anni, annegata il 27 luglio scorso nelle acque del lago di Revine, mentre partecipava ad un centro estivo, organizzato dall’Istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto.
Il sostituto procuratore che si occupa del caso intende procedere verso quattro delle cinque persone inizialmente indagate per omicidio colposo.
Ossia nei confronti di
E delle animatrici:
A Suor Maddalena e a Camilla Rizzardi la procura contesta l’organizzazione dell’escursione al lago senza aver predisposto alcun servizio di soccorso balneare, né aver accertato le capacità natatorie dei piccoli o predisposto l’uso di salvagenti o altri dispositivi di sicurezza.
A Da Ronch e Paier il pm contesta il fatto di non aver adeguatamente vigilato sul gruppo dei bambini a loro affidati.
È stata invece completamente scagionata una delle animatrici, inizialmente indagata con le altre quattro, Tiffany De Martin, 20 anni di Fregona (assistita dall’avvocato Enrico D’Orazio) che fin da subito s’era difesa sostenendo che lei era responsabile della vigilanza di un altro gruppo di bambini, diverso da quello della piccola ucraina. «Premesso che non ho ancora visto gli atti dell’inchiesta - si limita a dire l’avvocato D’Orazio - non posso che essere soddisfatto che sia stata accolta quella che è stata la nostra linea di difesa fin dalle prime battute dell’indagine».
Una tragedia che scosse la Marca. Tutta l’Italia si commosse per la storia della bambina scappata dagli orrori della guerra e fatalmente morta durante un Grest estivo, organizzato dall’Istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto gestito da religiosi.
Quel pomeriggio del 27 luglio 2022 un gruppo di una sessantina di bambini che partecipava al Grest fu portato al lago di Revine per fare un bagno. Alcuni entrarono in acqua con gli animatori, altri rimasero a riva per avere una migliore visuale sul gruppo.
Verso le 15, i bambini vennero riuniti nel parco limitrofo e portati nel bar a mangiare un gelato. Fu a quel punto che durante i conteggi si accorsero che mancava una bambina all’appello. Le ricerche iniziarono sia a riva che in acqua mentre la responsabile del Grest, Simonetta Da Ronch, lanciava l’allarme ai soccorritori del 118.
Solo alle 15.40 un residente del luogo, coinvolto nelle ricerche, trovò sul fondo del lago, a un metro di profondità, il corpo esanime della bambina scomparsa e lo portò a riva dove un vigile del fuoco di Venezia, Giacomo Chiaramonte, libero dal servizio, cercò di rianimarla per 15 minuti per poi consegnarla ai soccorritori del 118, al loro arrivo.
Ora, con la chiusura dell’inchiesta, le quattro indagate potranno chiedere di essere interrogate oppure avranno la possibilità di produrre una memoria difensiva. Il passo successivo lo farà il pm con la richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell’udienza preliminare davanti al gup.