Lo stemma con il delfino - simbolo dei sommergibilisti della Marina Militare - appuntato sulla giacca racconta solo una delle sue vite. L’ammiraglio Giosuè Allegrini, classe 1966, uomo di collina (è nato a Lungavilla) prestato ai più alti gradi militari in mare, ha vissuto, in parallelo, anche una seconda vita nel mondo dell’arte.
E da ieri ha preso servizio in quella che per i prossimi cinque anni sarà la sua nuova sede di lavoro: il collegio universitario Fratelli Cairoli di Pavia. Assegnato con decreto del Ministero della Difesa all’Edisu, l’ente per il diritto allo studio universitario, con l’incarico di catalogare, archiviare e valorizzare la ricca collezione di arte contemporanea del collegio ex Austro Ungarico. Un patrimonio di più di diecimila documenti e oltre 500 opere.
E sebbene sia al momento l’autorità più alta in grado in servizio attivo in provincia di Pavia, l’ammiraglio Allegrini dovrà sottostare al rettore del collegio Andrea Zatti.
«In realtà la nostra collaborazione è in atto da tempo – chiarisce il professor Zatti – Tecnicamente questa operazione è un distacco interministeriale dalla Difesa all’Università. Ed è un caso tanto raro quanto proficuo di scambio di competenze. Ma Allegrini è un nostro prezioso collaboratore volontario già da un po’ di tempo».
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Galeotto fu il master in arte
La frequentazione ha inizio quando l’ammiraglio – dal 2011 responsabile della divulgazione storica per il ministero della Difesa - si iscrive al master in Gestione innovativa dell’arte del professor Maurizio Maccarini, a Pavia.
Come tirocinante, nel settembre dello scorso anno, gli viene affidato un lavoro di sistemazione della collezione Fraccaro, avviato da una studentessa di Ca’ Foscari.
Due giorni a settimana l’ammiraglio si presentava in collegio in uniforme e spulciava scatoloni di documenti. Un patrimonio stratificato in oltre mezzo secolo.
Le radici a Lungavilla
Già capo ufficio storico della Marina Militare e direttore del Museo Navale di La Spezia, Allegrini ha vissuto tra la Liguria e Roma. Ma le sue radici sono a Lungavilla. Nonno materno comandante della Regia Marina, papà docente universitario a Pavia, mamma diplomata all’Accademia di Brera, allieva di Massimo Campigli. Un mix familiare che ha plasmato la sua formazione.
«Nasco come ingegnere navale meccanico specializzato in sommergibili – racconta Giosuè Allegrini – Ho gestito la costruzione e il varo di almeno 15 navi della flotta attuale della nostra marina. E una volta terminato il periodo di imbarco ho voluto seguire anche l’altra mia vocazione, l’arte».
Oltre ai 100 libri pubblicati (tra i quali un volume sulla Visual Poetry adottato come testo didattico alla Normale di Pisa), l’ammiraglio vanta collaborazioni come co-sceneggiatore di alcune puntate sulla Grande Guerra con Paolo Mieli, e poi con Giordano Bruno Guerri e Alessandro Barbero, allestitore di mostre con Philippe Daverio.
IL suo nome è citato anche su Wikipedia per il Diagramma di Barr-Allegrini.
«Un diagramma temporale delle avanguardie storiche che suddivide l’arte tra ragione ed emozione, tra arte astratta geometrica e non geometrica – spiega Allegrini –. Alfred Hamilton Barr, primo direttore del Museum of Modern Art di New York, ha censito correnti e movimenti per i primi 35 anni del Novecento. Io ho proseguito il suo lavoro, dal secondo Dopoguerra agli anni Settanta».
Oltre 500 opere e 10mila documenti saranno consultabili online
In archivio ci sono oltre 10mila documenti e più di 500 opere. Un patrimonio che il collegio Cairoli ha necessità di catalogare, archiviare e valorizzare. Ci penserà Giosuè Allegrini, che già ha avuto modo di conoscere la preziosa collezione. Del resto il Cairoli è un punto di riferimento per l’arte da decenni. La galleria, fondata da Marco Fraccaro, scomparso nel 2008, genetista e rettore del collegio Universitario Fratelli Cairoli, ha ospitato, fin dagli anni Settanta, oltre 300 mostre di arte contemporanea. «Mi muoverò su due fronti – anticipa Allegrini – Documentale, legato al Mar di Rovereto che custodisce la collezione personale di Fraccaro, con la digitalizzazione che permetterà scambi di materiale e consultazioni rapide. E poi del corpus iconografico che, con le sue oltre 550 opere, è paragonabile a quello di un museo. Due ambiti che si integrano e dai quali potranno nascere eventi espositivi, tesi e nuovi studi».