Sta lì da ormai 64 anni, tanto quanto sta durando un procedimento-farsa, ad attendere che lo Stato – la Jugoslavia in passato e la Croazia oggi – gli restituisca i suoi beni nazionalizzati a Zara, nelle vicinanze della Calle Larga. Damir Žuvela Puntela, 84 anni, chiede da decenni di rientrare in possesso degli averi che furono della famiglia di sua madre, i Puntela, di origini italiane: proprietà acquisite nel 1817. A quei tempi - racconta - la famiglia divenne titolare di un lotto di terreno in Calle dei Tintori (oggi la denominazione è via Knez Šubic bribirski), dove vennero edificate quattro case, composte da pianterreno e tre piani superiori, per un totale di 14 abitazioni e 9 vani d'affari per commercianti e artigiani.
La vicenda dei Puntela cominciò a consumarsi durante la Seconda guerra mondiale, quando Zara venne ripetutamente bombardata dagli Alleati. «Le nostre quattro case furono danneggiate, ma non completamente distrutte» riferisce Žuvela Puntela: «Potevano essere restaurate, invece i militari jugoslavi le rasero al suolo senza avere alcun permesso e senza consultarsi con i legittimi proprietari. I beni dei Puntela furono dunque nazionalizzati e alla famiglia venne offerto un risarcimento ridicolo tanto era basso: naturalmente non fu accettato».
«In quell'area negli anni Cinquanta - prosegue l’anziano - sorse un caseggiato: a quel punto capimmo che dovevamo intentare causa contro lo Stato per tentare di riavere la titolarità dei beni espropriati. Dunque, 64 anni fa fu sporta la denuncia al Tribunale di Zara: da allora a oggi non siamo riusciti a ottenere nulla e anzi misteriosamente il nome di mia madre, una Puntela, è scomparso dal registro catastale».
L’uomo, che ogni tanto affigge dei volantini e dei messaggi che segnalano l'ingiustizia patita sull'edificio di cui invoca la restituzione, ha raccontato ai media che del suo caso si è interessato personalmente il presidente della Corte suprema croata, Radovan Dobronić, affidando alla Procura statale il compito di spiegare perché a 64 anni di distanza la pratica non è stata evasa. Gli sarebbe stato risposto che nella vicenda degli Žuvela Puntela tutto era da considerarsi in linea con le leggi vigenti nei diversi periodi. Ora il procedimento in tribunale è su un binario morto, né si parla di prossime udienze. L’anziano non ha perduto però tutte le speranze, chiarendo di non chiedere la restituzione di tutte le proprietà della madre: «Mi basterebbe un vano d'affari che permetterebbe al sottoscritto e alla consorte di vivere dignitosamente questi anni». L' edificio ha ospitato in passato uffici di istituti bancari. «Abbiamo due figli – conclude l’anziano – Io non ne avrò per molto e saranno loro a dover lottare, se lo vorranno, per le proprietà dei loro nonni e antenati, beni sottratti con un atto di forza».
