PAVIA. Due fratelli sentiti come testimoni per provare a chiarire il mistero del cadavere di donna ritrovato all’ex Snia. L’inchiesta è ancora aperta ma i due uomini, che abitano a Pavia, sono stati convocati nelle scorse settimane in questura per essere interrogati come persone informate sui fatti. Uno dei due fratelli, che ha 52 anni, da quanto emerso aveva una relazione sentimentale con la vittima, una donna di poco più giovane, di origine tunisina, priva di un domicilio fisso e che, secondo alcune testimonianze, frequentava l’area dismessa insieme ad altri sbandati. Non ci sarebbero al momento indagati, ma in procura c’è un fascicolo aperto con le ipotesi di omicidio e occultamento di cadavere.
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Ipotesi malore
Gli accertamenti degli agenti della mobile sono ancora in corso, ma da quanto si è saputo dall’autopsia avrebbe prevalso una ipotesi: la donna sarebbe morta per un malore, dovuto anche alle condizioni in cui viveva, ma qualcuno ne avrebbe poi occultato il cadavere, forse nel timore di finire nei guai.
Il cadavere, ormai ridotto a uno scheletro, era stato ritrovato il 19 ottobre dello scorso anno all’interno dell’area dimessa. Il corpo si trovava in fondo all’area, vicino ai vecchi capannoni industriali e alla ciminiera che è visibile dalla strada, una delle strutture ancora in piedi di quella che un tempo era la fabbrica tessile per la produzione delle sete artificiali. Un operaio stava eseguendo dei lavori con una ruspa e spostando un cumulo di foglie e terra si era imbattuto nello scheletro. A insospettire gli investigatori erano state proprio le condizioni in cui il cadavere era stato ritrovato. Lo scheletro, infatti, era nascosto sotto un cespuglio, coperto da vegetazione e terra.
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Non una vera e propria sepoltura, ma comunque un nascondiglio ricavato nel tentativo di non fare trovare il corpo. Lo scheletro, infatti, si trovava sotto un cespuglio, coperto da vegetazione e terra. Sopra lo scheletro è stata trovata anche una copertura di plastica annerita da apparenti bruciature. Il telo, coinvolto nel processo di decomposizione del corpo, è stato difficile da esaminare e per questo serviranno esami specifici, che potrebbero fornire informazioni sulla composizione e sulla provenienza.
Gli interrogatori
Nelle scorse settimane sono state sentite diverse persone, alcune delle quali frequentavano l’area, usata da molti come rifugio per la notte. Lo stesso uomo con cui la donna aveva stretto una relazione a quanto pare si era ritrovato a dormire, per un certo periodo, in uno dei capannoni dell’area dismessa. Gli investigatori hanno voluto sentire anche il fratello, che non avrebbero però saputo fornire dettagli utili alle indagini.
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L’identità della donna ha trovato una conferma nell’esame del Dna, ma restano parecchie incognite, non tanto sulle cause del decesso (le condizioni in cui viveva potrebbero avere aggravato alcune patologie di cui soffriva) ma per l’eventuale coinvolgimento di qualcuno nell’occultamento del cadavere.