foto da Quotidiani locali
IVREA. È difficile resistere all’incantesimo dello spirito delle Ciucarole dla Pauta, arancere dei Diavoli. Festaiolo sì, alcolico pure, ma soprattutto solidale, con tantissime iniziative in 10 anni di onorata carriera, così inclusivo da elencare in un coro i cicchetti da bere con ognuna delle altre squadre e lanciare pure l’idea di un evento al femminile che coinvolga le arancere e le donne della parte storica del Carnevale. Con un gemellaggio all’attivo, che le unisce alle Sventole della Morte, un altro gruppo agguerrito di arancere (che di loro dicono: «Noi siamo più per il tiro, loro per la festa»). Ed è questo il bello delle arancere, che attraversano un mondo dove di testosterone ce n’è fin troppo, così pensano a fare da collante. Abbiamo incontrato anche alcune rappresentanti di Tuchini e Mercenari. Che non hanno fatto altro che confermare quest’impressione.
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Il ginepraio delle tuchine
«Ti sei infilato in un ginepraio», ci avvisano le quattro tuchine Michela, Emilia, Chiara e Valeria, con cui il presidente, Andrea Mazzola, ci abbandona in una stanza dopo aver ricordato a tutte che «qui non esistono gruppi, ma sono l’importanza del ruolo femminile nella squadra». Un ruolo che, ci dice l’anonimo data analyst dei Tuchini, negli ultimi vent’anni è cresciuto da meno di un decimo a circa un terzo in percentuale della squadra di aranceri più numerosa del Carnevale di Ivrea. E ci rendiamo subito conto che il presidente ha scelto delle degne rappresentanti. C’è Chiara, che parla anche per le 6 «cazzutissime» Averle, gruppo che gioca in maniera goliardica sull’espressione «ad averla...» e l’averla, un simpatico uccellino che infilza le sue prede come spiedini su cespugli di rovi.
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Altro che ginepraio. Da lei apprendiamo che vedere una donna sul carro, dall’altra parte, «ti dà ancora più energia nel tiro». Da Emilia invece impariamo che stare in cucina significa dedicarsi agli altri e divertirsi allo stesso tempo. «Io e Paola - spiega -, ci mettiamo la cuffietta come le due oche degli aristogatti e cerchiamo il nostro zio Reginaldo ubriacone, per incuffiettare anche lui». Michela fa parte delle Moleste, un nome lapalissiano. Lei ci insegna che la sede per le tuchine «è casa, io vengo qui con i miei figli e posso lasciarli anche in giro, tanto so che è come se fossero a casa». Infine Valeria, al secondo mandato nel direttivo ci fa capire che «anche tirare le arance è dedicarsi agli altri. Quel cristiano che si piazza lì e tira dal primo all’ultimo carro, lo fa per il bene della squadra».
Le combattive sventole
Per le Sventole della Morte Carnevale invece significa «divertirsi dall’inizio alla fine». Ce lo raccontano Ilaria e Irene, le due presidenti ed Eleonora, eletta tra le più combattive. «Il gruppo è nato cinque anni fa - spiegano -, ci siamo trovate in piazza ed eravamo tutte donne. Di solito tante vengono in piazza e fanno le fighe, noi invece siamo un po’ più mascoline. La nostra posizione è centro piazza, perché siamo più vicine al vin brulè».
Anche se le presidenti, poi, sottolineano: «Bisogna bere alle feste, ma durante il tiro dobbiamo essere lucide, perché altrimenti diventa faticoso». Tra loro c’è anche un uomo, Liam, che resterà sempre l’unico del gruppo.
[[(Video) Primo giorno di battaglia delle arance: le nove squadre]]
Le mercenarie tra rugby e softball
Soprattutto perché negli ultimi anni le Sventole sono diventare quasi tutte mamme. Così come le mercenarie e tante altre colleghe arancere. Nella nuova sede di via dei Cappuccini incontriamo Sara, Valentina, Francesca, Daniela, Clio, Elisa e poi c’è Eleonora, che è l’unica vice presidente donna di una squadra di aranceri. Eleonora ci mostra i due pargoli, concepiti durante la pandemia con un tuchino che in quel momento è in altra sede, che dormono beati mentre i Mercenari festeggiano. «Cerchiamo tutte di conciliare i figli con il Carnevale - racconta -, ma lasciamo anche che i papà facciano i papà».
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Per il resto, spiegano, che la parità nei Mercenari è la normalità. Interviene sua mamma, Tiziana, mercenaria da sempre, che spiega: «Questa, nel 1974, è stata una squadra di rottura. Tra i suoi fondatori c’erano due donne: Rosella Tenca e Patrizia Sabolo». «Noi qui dentro - aggiungono le più giovani -, non ci siamo mai sentite diverse». Se il blocco delle mercenarie con cui parliamo si occupa sopratutto delle iscrizioni, si racconta di arancere mitiche, rugbiste e giocatrici di softball, che hanno dato filo da torcere a tanti carri, mentre «c’erano file di ragazzi seduti a bere vin brulè, il più buono di tutti, finché ci facevano stare, sul muretto del Rondolino».
Le Ciucarole e i loro bavagliuoli
Nella sede dei Diavoli in riva alla Dora ci accolgono invece le Ciucarole Marta, Iolanda, Serena, Sara, Roberta ed Erika, con il loro manager Marco. «Ci ha sostenuto fin dall’inizio - spiegano -, per questo lui sarà sempre il nostro manager». Ma non è l’unica figura maschile del gruppo. C’è anche mister Pauta, ogni alle eletto tra i sostenitori delle Ciucarole: nel 2023 l’onore è tutto per Demis. Mentre, lady Pauta, sarà a vita Maria Pia, la moglie di un “mister” rimasta nel cuore delle Ciucarole.
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Il loro segno distintivo, oltre al bavagliuolo che consegnano anche ai loro sostenitori, sono le iniziative benefiche. La prima, nel 2018, è stata il calendario con tutte le foto dei gruppi di arancere con le compagini storiche del Carnevale con il ricavato a favore Associazione donna oggi domani, per la prevenzione del cancro al seno. In quell’occasione è nato il gemellaggio con le Sventole. «Per noi - spiegano - quello è stato un primo mattoncino verso un sogno: quello di realizzare in un futuro un grande evento in cui si spera di riuscire a coinvolgere tutti i gruppi femminili del Carnevale, parte storica e arancere».
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E, dulcis in fundo, proprio nella sede dei Diavoli incontriamo Elisa Anselmo, che conduce la pariglia dei Cavalieri di sant’Ulderico ed è l’unica donna nel direttivo dell’albo conducenti carri da getto. «Sono da sempre appassionata di cavalli - racconta - e in passato mi sono tolta anche lo sfizio di condurre un tiro a 4».
