Se c’è un elemento comune tra gli oltre 200 contributi sul ticket d’ingresso arrivati online al Comune da cittadini e associazioni, c’è senza dubbio la voglia di sfogarsi sui problemi di Venezia. Vale per chi è a favore del contributo d’accesso destinato a rivoluzionare dalla prossima estate (in teoria) l’arrivo in giornata per i visitatori. E, anzi, chiede all’amministrazione che venga applicato «senza esenzione per i veneti» come invece già annunciato dal sindaco.
Vale anche per chi, al contrario, non condivide affatto «l’idea di mettere una gabella sull’ingresso in città e se proprio di devono mettere limiti cominciate a bloccare le bande di giovinastri provenienti dall’entroterra che nei fine settimana si ubriacano in spregio alla città». Uno “sfogatoio” in piena regola, insomma. Fatto anche di proposte, ora al vaglio della commissione tecnica che le sta esaminando. E su cui il Comune, per ora, non si esprime.
Ma il lungo elenco di 34 pagine fitte di contributi rigorosamente anonimi restituisce, questo sì, il polso dei veneziani sui problemi della città. Oltre che su un meccanismo, quello previsto per il contributo, molto articolato e pieno di eccezioni su cui tra i veneziani – come testimoniano le tantissime richieste di chiarimento – continuano a esserci anche molte perplessità.
Soprattutto tra i più anziani. Scrive ad esempio una signora di 93 anni che dice: «non riconosco più la mia città. È diventato per me tutto molto difficile: non ci sono negozi di vicinato, negativo per gli anziani, ma tantissimi negozi di paccottiglia, difficile muoversi in mezzo a masse di turisti che spintonano. La città si è snaturata, nulla viene fatto per i pochi residenti e per permettere ai giovani o a quanti vogliono vivere in città di trovare un alloggio, nonostante un gran patrimonio residenziale pubblico. Il Contributo d’accesso è l’ennesimo modo per fare cassa senza risolvere i veri problemi di Venezia. Venezia nella storia è sempre stata una città libera e non è ammissibile che una persona debba pagare un biglietto per entrare e venire a trovarmi». O ancora: «Ritengo che nel medio lungo periodo il contributo di accesso sia un danno per la città. Un vantaggio per accelerare la trasformazioni in un parco tematico disabitato».
Tante perplessità anche tra i professionisti che per motivi di lavoro dovranno fare i conti con sistemi di prenotazione. È il caso di chi organizza visite guidate in centro storico e che ancora non ha «trovato delle indicazioni precise per la mia attività nei documenti presentati finora dal Comune». Perplessità, e tante, anche sui controlli. Scrive ad esempio un cittadino: «La proposta così com'è sembra serva solo ed esclusivamente a fare cassa, in quanto impossibile controllare tutti gli accessi a Venezia (piazzale Roma, Ferrovia,Tronchetto, Punta Sabbioni,Treporti ,e infine Lido via Chioggia/Pellestrina). Il tutto a mio modesto parere potrà funzionare pochi mesi, appena tutti capiranno che non ci possono essere controlli non servirà più a nulla».
Chi è d’accordo sposa soprattutto la tesi dei costi eccessivi in termini di pulizia della città prodotti dai giornalieri e che ricadono invece sui residenti. «Concordo con la proposta, è vero che ahimè rende ufficialmente il tutto più simile a un parco divertimenti ma, visto che i turisti giornalieri già trattano Venezia come tale, è giusto che contribuiscano a mantenere pulita e accogliente la città, cosa che ad oggi ci accolliamo solo noi residenti e i turisti che pernottano (attraverso la tassa di soggiorno). Venezia è un gioiello e un patrimonio dell’umanità e come tale l’umanità tutta (che viene in visita) è giusto che dia una mano per far sì che non venga distrutta. Ciò inoltre aiuterà un po’ a scremare chi viene a Venezia, per un turismo più sostenibile e vivibile, e aiuterà nel poter definire un tetto massimo di visitatori giornalieri». Tra le priorità che emergono, c’è anche il no deciso alla possibilità di installare tornelli: «Quelli sì che farebbero sentire noi veneziani come fenomeni da baraccone e sembrare la città come un enorme Luna Park!».
Non manca poi chi teme violazioni dei principi costituzionali. Ecco ad esempio il caso di un dipendente di una società costretto a frequentare Venezia per motivi di lavoro ma anche sentimentali: «E qui arriviamo al paradosso: io, residente a Padova, lavoratore da 16 anni nel comune di Venezia anche se nella municipalità di Marghera, dovrei chiedere il permesso a qualcuno per recarmi a Venezia città? Oltre a pagare prezzi assurdi per il parcheggio dell'auto sono tenuto a rendere conto dei miei spostamenti e pagare per accedere all'interno di un comune limitrofo? Onestamente ritengo che questa norma leda i principi costituzionali, in primis quanto sancito dall'articolo 16 della Costituzione, oltre a ledere la privacy dei cittadini. Si potrebbe cercare un ambito di applicazione per i turisti esteri, ma i cittadini italiani hanno il diritto di frequentare la più bella città del mondo senza alcun tipo di restrizione e senza doverne rendere conto a qualcuno».
Decine, infine, sono le proposte che chiedono di fissare una soglia massima di carico oltre la quale far scattare il “numero chiuso” o penalizzare pesantemente chi decide di venire ugualmente in città. Spetterà ora al Comune valutare se in questo lungo elenco, pubblicato online, ci sia qualche proposta concreta che potrebbe tornare utile per mettere a punto il complesso meccanismo del ticket d’ingresso la cui entrata in vigore, dopo continui rinvii, è ora prevista in estate.