Guadagnare per investire, soprattutto in innovazione: è l’obiettivo degli imprenditori del pomodoro da industria che, per ora, non vedono però emergere sufficienti elementi positivi dal tavolo della trattativa con le industrie di trasformazione. Lo stallo deriva dal fatto che, nell’ultimo incontro con le Op produttrici, la parte industriale ha puntato i piedi ed è tornata in auge la questione relativa alla tabella Brix, fondamentale indicatore di qualità del pomodoro. Nel complesso, a oggi tutte le tabelle di valutazione della qualità portano a un deprezzamento del prodotto che può arrivare al 23%: «La maggior parte delle Op - spiega Corrado Ferrari, di Confagricoltura Mantova, a capo della federazione regionale di prodotto - vuole dare un taglio netto alle tabelle: sarebbe inutile avere un prezzo di riferimento alto, con il rischio che poi possa essere decurtato».
Tutto ciò, a maggior ragione, alla luce degli importanti rischi relativi alla campagna di semina: «In questo 2023 - prosegue Ferrari - i costi sono aumentati ancora di più. Nell’ultimo biennio gli investimenti per le attrezzature hanno avuto un rincaro del 30-40%, per non parlare degli interessi finanziari, più che triplicati. Tutto ciò stravolge i costi diretti e i costi fissi aziendali. I produttori vogliono guadagnare per poter investire e progredire nel tempo. Diversamente, è mera sopravvivenza».
A testimonianza della delicatezza del momento anche il consiglio congiunto (evento sinora senza precedenti) di tutte le Op del nord Italia, vale a dire Asipo, Ainpo, Apol, Poa e Terremerse: «Non dobbiamo avere fretta di definire un prezzo, anche perché non c’è in giro gran voglia di seminare pomodoro. Lo scorso anno, pur con una produzione media di 800 quintali a ettaro, non si è fatto un gran reddito, dato che le entrate (a 10,20 euro al quintale) spesso erano inferiori ai costi». Le Op dunque hanno avanzato una richiesta di prezzo pari a 15,50 euro al quintale per la prossima campagna, in linea con quanto si sta muovendo nel resto del mondo. In Spagna infatti alcune cooperative hanno chiesto un prezzo molto superiore al 2022, mentre in California è stato richiesto un aumento del 31% rispetto allo scorso anno, tenendo presente che le tabelle qualitative sono meno penalizzanti rispetto a quelle italiane.