GRADO «Abbiamo fatto investimenti a carattere ambientale che spesso il pubblico non riesce a sviluppare, ma andiamo anche a caccia, diventando così i Babau della laguna».
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Claudio Furlanut, gestore dell’azienda venatoria Val Noghera, non nasconde la propria amarezza per l’accusa di una scorretta conduzione della caccia all’interno della riserva privata mossa dalle associazioni animaliste in questi giorni.
I “fucili nascosti nell’erba”, come replica l’azienda, non ci sono stati come pure le “armi abbandonate in fretta e furia da persone che le imbracciavano, allontanatesi all’arrivo di forestali e carabinieri”.
«In realtà i cacciatori erano già fuori dagli appostamenti – spiega Furlanut –. Al termine della battuta, a causa della bora che soffiava a oltre 100 chilometri all’ora, due cacciatori hanno preferito rientrare a piedi anziché prendere la barca».
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A quel punto hanno lasciato i fucili, scarichi, al barcaiolo, come riferisce il gestore, per evitare di correre rischi, e non essere appesantiti, durante la non agevole camminata. A essere sorpreso con il fucile in mano e senza porto d’armi è stato quindi «un dipendente dell’azienda che non ha partecipato alla caccia, e, come la gran parte degli altri dipendenti, non ha il porto d’armi, ma che stava riportando le armi al casone, all’interno peraltro di una zona recintata e chiusa al pubblico». Insomma, nella vicenda entra anche una dose di sfortuna.
Ai due ospiti, come sottolinea il gestore dell’azienda, non è inoltre imputabile l’abbattimento dei due esemplari («e non decine», come rileva) rivenuti, un’alzavola e una volpoca. «Come hanno immediatamente comunicato ai carabinieri, gli ospiti si sono limitati a recuperare le carcasse, come tra l’altro è prassi», aggiunge Furlanut, spiegando come la caccia all’alzavola fosse aperta fino al 10 gennaio e l’esemplare potesse essere stato ferito ben prima del ritrovamento.
«Il servizio faunistico della Regione ha un monitoraggio sempre attivo – prosegue – e posso dire con orgoglio che la più grande colonia di fenicotteri della regione con i suoi tremila esemplari si è insediata qui e Val Noghere nel 2022 ha ospitato 180 nidi di avocetta. Abbiamo numeri simili a quelli della Riserva regionale foce dell’Isonzo».
Proprio a fronte della consistenza dell’avifauna in laguna chi la vive sa, come sottolinea Furlanut, quanto sia normale trovare degli esemplari morti.
Solo martedi mattina, inoltre, sono stati comunicati i verbali di sequestro dei tre fucili con una tempistica definita “inusuale” e che potenzialmente avrebbe potuto mettere in difficoltà i proprietari, in caso di controlli o accertamenti.
«L’azienda è ovviamente a disposizione della magistratura – conclude il gestore di Val Noghera – ed essendo le indagini in corso nessuna conclusione può essere ancora tratta. Posso solo aggiungere quanto sia nell’interesse dell’azienda fare in modo che l’attività si svolga in modo corretto e rispettoso della natura». L’azienda venatoria rivendica di essere «un ente serio e responsabile, che investe per sostenere e valorizzare un’importante area naturalistica ricca di zone umide e la cui gestione e manutenzione impone costi elevati»
