TRIESTE Della vecchia sala Tripcovich non esiste più neppure un granello. L’area che dal 1936 aveva ospitato l’autostazione delle corriere prima, e la sala da concerti poi, è stata completamente ripulita da ogni detrito, livellata e ricoperta da un manto di ghiaia.
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«Dopo le demolizioni serviva ripristinare il suolo anche per una questione di sicurezza – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi –: ora attendiamo il progetto preliminare dell’architetto Andreas Kipar per quell’area, che sarà pronto tra un mese. A quel punto, ottenuto il benestare anche della Soprintendenza, proseguiremo con la progettazione esecutiva per la riqualificazione della piazza, valutando i costi». Un colpo d’occhio inedito per quanti passano in zona, non abituati a quella visione diretta dell’entrata monumentale del Porto vecchio. Per diversi mesi quella parte di piazza della Libertà resterà così. Tra una decina di giorni il Comune toglierà temporaneamente, ovvero fino a quando non verrà avviato il cantiere che darà vita alla trasformazione di quell’area, le recinzioni che ora la delimitano rendendola quindi calpestabile.
Dopo una prima fase che aveva previsto lo svuotamento della sala Tripcovich, a fine novembre scorso era entrata in azione la pinza meccanica, utile ad abbattere definitivamente il vecchio manufatto, eretto negli anni ’30 su disegno di Giovanni Baldi e Umberto Nordio e destinato appunto ad autostazione. Quando mancavano pochi giorni alla fine del 2022, la Tripcovich già non c’era più. Al suo posto erano rimasti cumuli di macerie, che nel corso delle ultime settimane l’impresa Ghiaie Ponte Rosso di San Vito al Tagliamento, a cui il Comune ha affidato i lavori, ha completamente rimosso.
La decisione di demolire l’edificio – la conversione da autostazione a sala concerti fu sostenuta economicamente dal barone Raffaello de Banfield – è stata divisiva, lasciando l’amaro in bocca a molti triestini che si erano anche spesi per la sua salvaguardia. L’insegna “Sala Tripcovich” color amaranto e lo stemma di Trieste sulla facciata principale sono stati rimossi prima dell’avvio delle demolizioni, e verranno custoditi dal Comune. Che, allo stesso modo, per conservare la memoria di quegli spazi, durante i rilievi propedeutici all’abbattimento ha utilizzato un sistema digitale utile a salvare un’immagine in tre dimensioni dell’edificio, oltre le riproduzioni su carta.