Guido Mainardi racconta i timori del debutto nel festival musicale del 1983 «Facevamo musica diversa, ma piacque. Che entusiasmo in Val di Zoldo!»
«A dire il vero ci sentivamo un po’a disagio a essere presenti come gruppo in un festival rock», spiega il fondatore dei West Coast, il cadorino Guido Mainardi, «noi facciamo una musica diversa e avevamo paura di come il pubblico potesse reagire ascoltandoci insieme a gruppi bravissimi, che però facevano strettamente quel genere. Alla fine posso dire che siamo piaciuti, forse anche proprio per la nostra diversità».
I West Coast negli anni Ottanta sono saliti sul palco del Comunale grazie all’amicizia tra Mainardi e De Poli dei Kapra, uno degli organizzatori del concerto: «Conoscevo Franco perché andavo spesso in via Garibaldi 40 al suo negozio di musica per comprare dei dischi fantastici. Mi invitò a partecipare a Situazione Rock e fummo molto felici di esserci per ben due volte, è stata una bella esperienza in mezzo a tanta gente. Appena mi è stato chiesto di tornare a Belluno per il reload ho proposto la cosa e anche gli altri componenti dell’attuale band hanno accolto con entusiasmo».
A suonare con i West Coast ci saranno Alessandro Belli, Gianni Talamini, Franco Martini ed appunto Mainardi: «Non sono i componenti storici della band, dalle origini in pratica sono rimasto solo io», spiega Guido, «abbiamo sempre avuto musicisti molto capaci, per 40 anni ci siamo persi e poi ritrovati con persone nuove. Una cosa normale in tutti i gruppi, con il passare del tempo cambiano le visioni di ognuno e anche gli impegni della vita. Abbiamo comunque, in diverse forme, suonato costantemente fino a quattro anni fa. La nostra forza è sempre stata quella di fare molte prove, di essere costanti e arrivare pronti poi ai concerti».
Il gruppo è nato proprio per idea di Mainardi a fine anni Settanta. «Mi piaceva molto l’armonia vocale e l’idea di creare un gruppo sullo stile West Coast, facendo la musica dei Byrds per intenderci. Il nostro principio è stato sempre quello di non suonare solamente, ma di utilizzare molto la voce come strumento. Nei gruppi spesso c’è solo una persona che canta, noi invece lo facciamo a più voci, ricreando una melodia particolare proprio seguendo i crismi del genere che si è sviluppato negli anni Settanta negli Stati Uniti e che ha modificato il concetto del rock».
In più di 40 anni di vita sono tanti i concerti fatti da Mainardi e la sua band, alcuni sono rimasti impressi maggiormente. «Sicuramente quelli in Val di Zoldo, che tra l’altro abbiamo tenuto nell’ultimo periodo di attività. La gente lì era sempre entusiasta di venire ad ascoltare, era sempre pieno di persone a ogni appuntamento. Al pubblico piace sentire questo stile diverso, più melodico e particolare. Avevamo molta curiosità di capire come sarebbe stato accolto questo genere qui in provincia», conclude, «ma i risultati sono stati soddisfacenti».
