foto da Quotidiani locali
Sul caso Regeni «nessun tentennamento»: lo ha detto all'Ansa il ministro degli Esteri Antonio Tajani, martedì 24 gennaio, a margine della Conferenza sui Balcani in corso a Trieste.
«Continuiamo a lavorare per raggiungere la verità, perché i colpevoli dell'omicidio vengano condannati. Continueremo a insistere con l'Egitto perché si possa fare piena luce e i colpevoli possano essere perseguiti. Ma dobbiamo parlare con l'Egitto su altri temi perché noi abbiamo il dovere di garantire la stabilità del Nord dell'Africa e della Libia», ha aggiunto.
«Il presidente al-Sisi ha sollevato lui il problema Regeni, ha detto che l'Egitto farà di tutto per eliminare gli ostacoli che ci sono e che rendono difficile il dialogo con l'Italia. Io ho ascoltato e vedremo se alle parole seguiranno i fatti».
Continua Tajani riferendosi all'incontro avuto con il presidente egiziano e al caso Regeni: «Sulla Libia, l'Egitto ha una certa influenza, così come l'ha la Turchia. Abbiamo parlato con la Turchia, con la Tunisia, con l'Algeria, dove è stato ieri il Presidente del Consiglio».
Il ministro ha ricordato che «l'Egitto è un grande Paese dell'area del Mediterraneo, dobbiamo far si che ci sia stabilità. Non sottovalutiamo i rischi del terrorismo. Nell'area del Sahel cova sotto la cenere la presenza del terrorismo, in Somalia c'è un'offensiva forte del terrorismo, e poi in Congo, nell'Africa subsahariana... L'Egitto è determinante nella lotta contro il terrorismo».
Dunque, «sono tanti i temi da affrontare ma questo non toglie nulla alla nostra determinazione nel chiedere di fare chiarezza su tutti gli elementi che riguardano la vicenda Regeni».
Proprio domani, mercoledì 25 gennaio, il ministro Tajani, risponderà al question time in parlamento sul caso Regeni, dopo la sua visita in Egitto lo scorso fine settimana: «Dirò quello che penso e quello che è accaduto», ha spiegato.