Il Teatro Malibran compie 345 anni. Oggi, venerdì 20 gennaio, la casa “sorella” della Fenice – seconda per capienza ma senz’altro al pari per il fascino della sua storia - spegnerà quasi tre secoli e mezzo di candeline.
L’inaugurazione della sala risale infatti al Carnevale del 1678, quando proprio il 20 gennaio alzò per la prima volta il sipario con l’opera “Vespasiano” di Carlo Pallavicino. Un anniversario importante che la Fenice festeggerà in concomitanza con un’altra ricorrenza legata a Bruno Maderna: vale a dire i cinquant’anni dalla sua scomparsa e altrettanti dalla prima rappresentazione assoluta del “Satyricon”. L’opera – ultimo lavoro teatrale del compositore veneziano – tornerà in scena proprio al Malibran il 25, 26, 27, 28 e 29 gennaio.
Fin dai primi spettacoli, quello che all’epoca era noto come il Teatro di San Giovanni Grisostomo diventò subito il più lussuoso e stravagante palcoscenico veneziano.
Antico ed elegante, collocato nel cuore del sestiere di Cannaregio, il Malibran sorge nell’area dove un tempo si trovava la duecentesca dimora della famiglia di Marco Polo, Ca’ Milion, non lontano dalla chiesa di San Giovanni Grisostomo e dal Ponte di Rialto.
La programmazione del Malibran in epoca contemporanea è all’altezza del prestigio della sua storia. Questo spazio “gemello” del Teatro di Campo San Fantin – l’attività di entrambe le sale è gestita dalla Fondazione Teatro La Fenice di Venezia – ospita regolarmente alcuni dei titoli della Stagione Lirica e Balletto e della Stagione Sinfonica della Fenice; allestendo, tra le altre, le produzioni “sperimentali” del progetto Atelier promosso da diversi anni in sinergia con l’Accademia di Belle Arti; o le più importanti produzioni del repertorio lirico barocco, dirette da specialisti quali Diego Fasolis e Federico Maria Sardelli, che stanno facendo di questo spazio un punto di riferimento per gli amanti del genere; o i progetti più audaci come “Il ritorno di Ulisse” di Claudio Monteverdi (2008) nella versione con le marionette diretta per regia e animazioni dal regista sudafricano William Kentridge.
Una speciale attenzione al contemporaneo, vivissima fin dagli anni Settanta-Ottanta del Novecento – come la prima assoluta di “Cailles en sarcophage” di Salvatore Sciarrino, in collaborazione con la Biennale Musica, nel 1979 – non è mai venuta a mancare.
Altro ambito di spicco è poi la danza, settore che ha lasciato tracce indelebili nella memoria collettiva di questo teatro: si pensi all’esperienza di Carolyn Carlson, che nel 1981 presentò qui il suo primo spettacolo appositamente creato per la Fenice, Undici Onde; oppure alle prime italiane di Pina Bausch. Nelle ultime decadi la spinta del Malibran è stata rivolta anche ai giovani e alle nuove generazioni, con i numerosissimi progetti dedicati scuole e delle famiglie.