Calano gli iscritti, cambia la mappa delle scuole della regione. Nel Pordenonese, dal prossimo anno scolastico, è prevista la progressiva chiusura della scuola primaria di Palse (Porcia), in provincia di Udine nasce il polo per l’infanzia, da zero a 6 anni, tra Forni di Sotto e Forni di Sopra che mantengono la scuola elementare e media e si preparano a usare le aule esistenti per eventuali servizi di asilo nido.
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Anche la scuola dell’infanzia Santissimo Redentore di Monfalcone è stata accorpata a all’istituto comprensivo Randaccio scorporandolo dall’Ic Giacih.
Il piano prevede anche l’aggiornamento dell’offerta formativa con l’attivazione del corso “Conduzione apparati e impianti marittimi” all’Isis Brignoli-Einaudi–Marconi di Gradisca d’Isonzo e del percorso serale di secondo livello in Servizi commerciali all’Isis Cossar Da Vinci di Gorizia.
Non mancano le attivazioni del liceo musicale all’Isis “Le Filandiere” di San Vito al Tagliamento, del corso serale di Grafica e comunicazione all’istituto tecnico Deledda-Fabiani di Trieste e del liceo delle Scienze umane all’Isis Vincenzo Manzini di San Daniele del Friuli. La Regione ha approvato il piano di dimensionamento scolastico per il 2023/2024.
Istituti comprensivi
Soprattutto nelle zone montane la Regione, d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, i Comuni e le organizzazioni sindacali, ha concesso diverse deroghe agli istituti comprensivi sottodimensionati da tempo, per mantenere aperte le scuole dell’infanzia, le primarie e le medie in diversi comuni o frazioni.
A iniziare da Fossalon di Grado dove la scuola è stata considerata l’elemento chiave per evitare la fuga dei residenti.
Sono stati mantenuti anche l’istituto comprensivo di Sacile, i plessi sottodimensionati di Longera, Prosecco e Illersberg di Trieste, la scuola primaria di Verzegnis, “Val Tagliamento” di Ampezzo, Codroipo, Tarvisio, Timau (Paluzza) e Forni Avoltri con le scuole dell’infanzia di Comeglians e Prato Carnico e di San Pietro al Natisone.
Sono stati mantenuti anche i plessi di Bordano, Resia, Lauco, le scuole dell’infanzia di Pulfero, Ravascletto e San Leonardo. Forni di Sotto e Forni di Sopra, invece, hanno unito le forze e creato un polo per l’infanzia da zero a 6 anni, un’operazione questa che ha consentito ai due comuni di mantenere le scuola primaria e media e di destinare le aule rimaste libere all’istituzione di un eventuale asilo nido.
Diversa la scelta fatta per la scuola “Santissimo Redentore” passata dal sovradimensionato istituto comprensivo Giacich al Randaccio. La scuola primaria di Palse (Corcia), invece, è l’unico plesso destinato alla chiusura: resterà attivo fino a esaurimento del ciclo di studi.
Scuole superiori
Il Piano di dimensionamento scolastico prevede anche l’attivazione di nuovi corsi di studio. L’isis Brignoli-Einaudi-Marconi di Gradisca d’Isonzo si arricchisce del corso Conduzione di apparti e impianti marittimi, mentre l’isis Cossar-Da Vinci di Gorizia può attivare il percorso serale di secondo livello in Servizi commerciali.
E se il liceo coreutico trova spazio all’isis Le Filandiere di San Vito al Tagliamento, all’istituto tecnico Deledda-Fabiani di Trieste sarà attivato il corso serale di grafica e comunicazione per adulti.
L’isis Manzini di San Daniele, invece, è stato autorizzato ad avviare il liceo delle Scienze umane.
L’assessore
«Siamo arrivati al nuovo piano di dimensionamento scolastico 2023/2024 dopo un lungo percorso di confronto con i territori e tutti i soggetti coinvolti.
Un processo partecipato e condiviso al quale hanno preso parte, con l’Ufficio scolastico regionale, le amministrazioni comunali, gli istituti scolastici superiori, le organizzazioni sindacali e le Consulte provinciali degli studenti» spiega l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, non senza far notare che «l’importante calo demografico registrato negli ultimi anni con la conseguente riduzione delle iscrizioni e delle classi ci impone una rimodulazione della rete scolastica regionale e dell’offerta formativa.
La stiamo perseguendo – ribadisce l’assessore – nel massimo confronto con i Comuni e le istituzioni scolastiche». Rosolen ci tiene a soffermarsi sul «percorso che ha portato alla condivisione delle scelte che abbiamo dovuto attuare». Un dato per tutti: in cinque anni sono venuti meno circa 5 mila tra alunni e studenti.