L’allerta sulla situazione in Cina – ospedali in affanno, altissima circolazione del virus, vaccinazioni con percentuali alte (89% al 13 dicembre scorso, ndr) ma con composti che hanno una efficacia considerevolmente inferiore a quelli a Rna messaggero, l’abbandono improvviso della strategia zero Covid – comincia a destare preoccupazione. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta valutando l’istituzione del tampone obbligatorio per chi arriva dalla Cina. Dal 26 dicembre il tampone è offerto ai passeggeri gratuitamente per permettere il sequenziamento su iniziativa dell’Ats Insubria e della Regione Lombardia. Un banner sul sito dell’hub informa i passeggeri della nuova disposizione che sarà valida fino al 30 gennaio, con un rimando al sito Viaggiare sicuri. Lunedì sono stati eseguiti 90 tamponi, oggi 120 e domani si avranno i primi risultati sul sequenziamento. Misure di difesa dal virus sono state decise anche in Paesi come Giappone e India, dove i tamponi sono però obbligatori. E così all’improvviso sembra essere tornati indietro nel tempo. Il ministro Schillaci, si legge in una notae, è in contatto da giorni anche con le autorità competenti degli altri Stati Ue per definire strategie condivise. Schillaci, “sta seguendo con la massima attenzione gli sviluppi della nuova ondata Covid19 in Cina” e mercoledì pomeriggio riferirà in Consiglio dei ministri.
L’altissima circolazione del virus – con stime che parlano di un milione di contagi e 5mila decessi al giorno – preoccupa gli esperti. “È necessario non farsi trovare impreparati rispetto a quello che potrebbe succedere – avverte Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano – È giusto il potenziamento dei controlli rispetto ai viaggiatori in arrivo dalle aree interessate, l’incremento della sorveglianza virologica, con monitoraggio e sequenziamento virale”. Perché la situazione cinese “magari è qualcosa che non avrà conseguenze – ragiona Pregliasco – però una diffusione così ampia e veloce, in un contesto in cui tante nuove varianti possono emergere, va tenuta assolutamente a bada con interventi istituzionali e internazionali”. L’invito è a “mantenere alta l’attenzione, con un ruolo che deve essere anche dell’Europa e dell’Organizzazione mondiale della sanità”. Il tutto “proprio per non farci trovare impreparati – ripete Pregliasco – in un’ottica di ‘pre-occupazionè, senza isterismi o negatività e sempre con un richiamo all’importanza della vaccinazione. Stiamo sereni e tranquilli, riprendiamo la nostra vita perché abbiamo battagliato per anni – conclude – ma restiamo vigili”.
“La Cina paga un prezzo per aver fatto una strategia diversa da tutto il resto del mondo, quella dello ‘zero Covid’, in accoppiata con un vaccino inefficace” riflette il virologo Massimo Clementi, professore emerito dell’Università Vita-Salute San Raffaele, secondo cui c’è questo mix di fattori alla base del boom di contagi con cui si sta misurando il gigante asiatico in questi giorni. “Zero Covid e un vaccino non efficace come quello che hanno fatto i Paesi occidentali – spiega all’Adnkronos Salute – e adesso la Cina paga un prezzo di infezione, ma non è chiaro ancora quanto alto in termini di malattia grave. E speriamo che questo non determini un cambiamento genetico del virus”, dice l’esperto che ha diretto per anni il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università. Il rischio di una nuova variante, che nasca sull’onda dell’elevata circolazione del virus in una popolazione da quasi 1,5 miliardi di persone, c’è. Ma se dovesse succedere, “finché la variante rientra nell’ambito della famiglia Omicron non credo che ci sia un grosso rischio“, evidenzia Clementi. “Il problema della Cina è che è tutto un po’ sfumato dal fatto che non capiamo bene” la situazione, osserva lo specialista. “Perché prima c’è questa volontà draconiana di perseguire Zero Covid e adesso, improvvisamente con uno schiocco di dita, tutti liberi. Questo oggettivamente sembra un po’ singolare. Ci sono delle motivazioni, ovviamente: si sono accorti che l’approccio ha isolato la Cina, anche economicamente. Tutto questo, però, non è avvenuto in un momento soltanto, è avvenuto nel tempo. Ed è un po’ singolare – conclude Clementi – che per un Paese così grande ci sia una decisione così improvvisa” di virare le politiche anti-Covid dalla chiusura totale all’apertura.
“È antiscientifico e incomprensibile che la Cina non dia i dati sul Covid, ma è grave anche il silenzio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) su questa scelta. Non vogliono sapere cosa stia realmente succedendo”. A fronte di questo comportamento “sarebbe necessario introdurre in Italia tamponi molecolari a chi arriva dalla Cina, soprattutto in vista del capodanno cinese” dice Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia e statistica medica all’Università Campus Biomedico di Roma.
Le autorità di Pechino, precisa l’epidemiologo, “hanno fatto un errore dopo l’altro: prima un lockdown stretto con un virus in cui il contagio zero non esiste. Quindi, dopo le proteste, hanno aperto ed eliminato controlli in modo indiscriminato come nessun altro Paese ha fatto. A questo si aggiunge il fatto che hanno un vaccino a vettore virale con una copertura del 60% rispetto alla malattia grave a fronte di una copertura che supera il 90% con i vaccini a mRna. E soprattutto, questo vaccino lo hanno dato solo a giovani e adulti in età lavorativa, mentre tra gli 50 anni il tasso di vaccinazione è bassissimo”.
Insomma una lunga sfilza di scelte discutibili, a cui si unisce quella di non pubblicare più informazioni sull’epidemia. “Un comportamento anti scientifico e ancor più grave è il comportamento dell’Oms che non bacchetta la Cina chiedendole, in quanto parte dell’organizzazione, dei dati che sono necessari per una sorveglianza globale, come globale è questa epidemia”. Non bisogna dimenticare, aggiunge Cicozzi, che “come abbiamo visto a nostre spese, più corre il virus, più muta e più aumenta la possibilità di nuove varianti. Da noi l’epidemia è sotto controllo ma il 21 gennaio c’è il Capodanno cinese ci sarà un viavai di arrivi e partenze da e verso il paese di origine“. L’unica risposta, conclude, “è introdurre l’obbligo di tampone all’arrivo in Italia. Non basta però un test, che sappiamo dà un 30% di falsi negativi. Serve tampone molecolare con isolamento fino al risultato“.
L'articolo Cina, il ministro della Salute Schillaci valuta tampone Covid obbligatorio per chi arriva dalla Cina proviene da Il Fatto Quotidiano.