foto da Quotidiani locali
L’immagine simbolo di una delle estati più asciutte di sempre è stata scattata a Sirmione, sotto le terme di Catullo. L’acqua del lago di Garda, bassa a livelli record, lascia affiorare decine di metri di lastre di roccia candida. Fotografia d’archivio da dimenticare? Emergenza rientrata? Non è così: lo dicono i dati attuali, lo grida il presidente del Consorzio del Mincio, Massimo Lorenzi, che non nega la propria preoccupazione per il futuro.
La fotografia è di fine agosto, con il lago che oscillava tra i 28 e i 37 centimetri sullo zero idrometrico. Ancora non era stato toccato il punto più basso, raggiunto il 25 settembre con 23,9 centimetri. In autunno ci si sarebbe aspettati una crescita dei livelli, che però non è arrivata: il lago, in questi giorni, è fermo a numeri estivi. Il dato del 9 dicembre era di 39,4 centimetri sullo zero idrometrico (fonte: laghi.net), con un afflusso al lago di 30,5 metri cubi al secondo e con 14 metri cubo al secondo di portata in uscita attraverso la diga di Salionze. Il dato medio, per la giornata del 9 dicembre, è di 86,6; il minimo per quel giorno è stato toccato nel 1985 con 33 centimetri, mentre nel 1960 il lago è arrivato alla quota massima con 185 centimetri. Siamo, quindi, una quarantina di centimetri sotto il livello medio che ci si aspetta per questo periodo. Se si considera la superficie del lago, che è di 370 chilometri quadrati, mancano all’appello 148 milioni di metri cubi d’acqua. La situazione impone nuove regole per l’utilizzo dell’acqua e i tavoli di confronto si moltiplicano.
«Siamo ai minimi storici - dice Lorenzi - Venti o trent’anni fa questi livelli preoccupavano meno perché il turismo sul lago non era così sviluppato. Oggi i comuni gardesani sono molto più attenti all’altezza del lago, soprattutto Desenzano, Peschiera, Sirmione e Lazise, dove si notano di più gli effetti del calo». Le piogge di questi giorni (negli ultimi quindici giorni sono scesi dai 60 ai 70 millimetri d’acqua) dovrebbero fare ben sperare: «In realtà - continua Lorenzi - il lago non sta salendo in maniera proporzionale all’acqua che scende in pianura. E non ingannino i canali pieni: l’acqua arriva dai terreni, non certo dal Garda». Le derivazioni dal lago, già diminuite drasticamente in estate (si era passati da 60/70 metri cubi al secondo a 55), ora sono ferme a 14 metri cubi al secondo, ciò che serve a garantire il deflusso minimo vitale del fiume.
Il consorzio del Mincio guarda già alla prossima estate: se da una parte la Comunità del Garda teme un calo del Pil generato dal turismo, dall’altra ci sono le campagne del Mantovano che hanno paura di ritrovarsi a secco. I salti mortali dei consorzi di bonifica (Garda Chiese e Territori del Mincio) hanno permesso, riducendo al massimo gli sprechi e centellinando le riserve, di portare a termine i raccolti di gran parte del vastissimo comprensorio irrigato con l’acqua del Garda attraverso il Mincio e il canale Virgilio. Ma è tempo di pensare al futuro, perché «il problema nel tempo aumenterà, anche a causa di precipitazioni sempre più concentrate». Non basterà nemmeno la neve di questi giorni, pur importante: non potrà garantire, da sola, un’intera annata irrigua.
Continua, quindi, il confronto con gli altri enti: dopo l’incontro dei giorni scorsi alla Mori Torbole (un canale scolmatore che fa defluire parte delle acque dell’Adige nel Garda che, forse, potrebbe aprire un po’ di più i rubinetti?) con i trentini e con il nuovo direttore dell’Aipo Meuccio Berselli, a breve il presidente Lorenzi si incontrerà, a Parma, con l’autorità di bacino del fiume Po. «Tutti - conclude Lorenzi - dobbiamo fare il massimo sforzo per evitare di lasciare andare acqua verso il mare senza usarla al meglio».
