foto da Quotidiani locali
TRIESTE. Per anni sono state lo spauracchio degli automobilisti triestini, e in particolare di quelli più indisciplinati, ma al contempo hanno rappresentato una parte molto importante, e suggestiva, nella storia dei mezzi in dotazione all’allora corpo della Polizia urbana, oggi divenuta Polizia locale. Stiamo parlando delle famose Lambrette 50 De Luxe color amaranto assegnate ai vigili, che per quasi un ventennio hanno percorso tutte le strade cittadine. Oggi, a distanza di tempo immemore, fra molteplici rottamazioni, qualcuna di queste se n’è salvata diventando una sorta di pezzo da museo.
Una, perfettamente conservata e restaurata, è stata riportata dunque alle condizioni originali grazie all’impegno del club “Trieste in Lambretta” e alla passione di Silvio e Michele Pianigiani, che la custodiscono con zelo. «Proprio il modello 50 De Luxe – afferma Michele Pianigiani, autore anche di un libro intitolato “Le Lambrette di Trieste”, nel 1969 entrò in servizio presso la Polizia urbana di Trieste. La documentazione al riguardo è ampia, come il ricordo dei tanti triestini che incappavano nei controlli della Polizia in Lambretta, ma il documento più antico risale alla delibera della giunta municipale datata 23 aprile dello stesso anno, il 1969 appunto, con cui si autorizza l’acquisto di 30 Lambrettini».
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In realtà, già il 13 dicembre 1968, il Consiglio comunale aveva approvato il rinnovo del parco mezzi della Polizia urbana e, mentre si stabilivano marche e modello per auto e moto, veniva lasciata in sospeso la questione moto-scooter. Alla fine la delibera dell’aprile ’69 stabiliva l’acquisto del modello 50/DL prodotto dalla Innocenti Spa tramite trattativa privata.
«L’offerta del locale concessionario di vendita dei veicoli Innocenti – argomenta lo storico lambrettista – era pari a 118.300 lire a veicolo comprensivo di contachilometri, ruota di scorta originale e verniciatura speciale rosso amaranto, che non era contemplata nei colori di serie». Il Comune, così, spese complessivamente, tra tasse, collaudi ed emissione di libretti, la cifra totale di 3.850.000 lire, resi disponibili con una delibera approvata all’unanimità.
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Una volta arrivate a Trieste e scaricate, il consistente gruppo di Lambrette fu ospitato nella sala espositiva del concessionario di via Fabio Severo in attesa della consegna ufficiale al corpo. Ben presto però nacque un delicato problema: tutti i mezzi Innocenti di piccola cilindrata non brillavano certo per prestazioni e spesso capitava che tutti i proprietari, vista la particolare conformazione orografica di Trieste, modificassero l’apparato meccanico per usare al meglio il mini-scooter e renderlo più performante. Dunque, cosa fare delle Lambrette destinate alla Polizia urbana affinché non fossero seminate? Lasciarle così com’erano, originali e di fatto meno performanti dei mezzi privati, o eseguire l’illegale modifica? Si optò per la seconda versione, confidando che nessun operatore andasse a smontare il motore in tempi successivi e sperando nella comprensione altrui...
Successivamente tutte le due ruote finirono nella vicina carrozzeria Bensi, accanto alla concessionaria, che si occupò delle scritte “Comune di Trieste” e “Polizia urbana”. Quindi, il 9 agosto 1969, gruppetti di cinque o sei meccanici portarono in serie altrettante Lambrette in piazza Unità. Giunte a destinazione tutte e 30 furono presentate alla cittadinanza e alle autorità. I vigili, in divisa bianca, ritirarono i mezzi che presero quindi servizio ufficialmente.
L’esemplare superstite grazie ai Pianigiani è rimasto esposto per un lungo periodo nella vetrina di un noto negozio di via Timeus. Ma qualche volta, se si ha fortuna, ci si può imbattere ancora in qualche altra “sorella”, come quella conservata dalla Polizia locale, che la sfoggia in qualche rassegna