Denuncia per furto: si deve chiarire la sparizione della 13esima lettera originale. Il notaio Trotta: un consigliere mi ha chiamato di notte per fare retromarcia
VIGEVANO. Tutto ruota attorno alla sparizione della tredicesima lettera di dimissioni, l’unica per la quale la procedura di protocollo non si è perfezionata. Cosa è accaduto tra le 8.05, quando i consiglieri si sono presentati in Comune e le lettere sono state ricevute e vidimate, e le 10.52, quando sono iniziate le scansioni dei documenti da inviare in prefettura?
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La risposta a questa domanda - interrogativo contenuto nella denuncia per furto affidata allo studio Pisapia di Milano che sarà presentata in procura nelle prossime ore - potrà risolvere il caso di Vigevano, che ha portato nei giorni scorsi la giunta Ceffa a un passo dalla decadenza, con 13 consiglieri (nove di minoranza e quattro di maggioranza) che avevano deciso di ricorrere alle dimissioni collettive per fare cadere il Consiglio comunale.
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La procedura è rimasta però monca, per la sparizione della lettera in originale, pure autenticata dal notaio, del consigliere Riccardo Capelli (Fratelli d’Italia). Alla prefetta Paola Mannella erano arrivate, così, solo 12 dimissioni in originale e non 13, un numero quindi inferiore a quello necessario per legge (la metà più uno dei consiglieri). La prefetta aveva così invalidato la procedura, dandone comunicazione al vice segretario generale del Comune di Vigevano.
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Quali scenari
A questo punto l’esito della procedura potrebbe cambiare solo se si chiarirà il mistero della scomparsa della tredicesima lettera di dimissioni.
«Andrà certamente chiarito cosa è successo in quel lasso di tempo, tra la vidimazione e il protocollo effettivo», si limita a dire l’avvocata Margherita Pisapia, a cui i consiglieri dimissionari di minoranza si sono rivolti.
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A questo si aggiunge l’esposto già presentato dalla dirigente comunale Daniela Sacchi, che aveva subito segnalato la scomparsa della lettera originale alla polizia locale.
Le dimissioni erano state tutte autenticate dal notaio Antonio Trotta, che spiega: «Da me sono venute 13 persone e ne sono uscite altrettante con le firme autenticate. Nella notte però sono stato contattato da un consigliere, che mi anticipato la volontà di revocare le sue dimissioni. Il giorno successivo è venuto in studio, dove la sua decisione è stata formalizzata». Anche per il notaio, che pure conferma di avere autenticate tutte, valgono «i documenti che risultano in originale», si limita ad aggiungere.
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L’altra strada
In attesa che si definisca questa partita e che possa essere chiarito il nodo della tredicesima lettera di dimissioni, la politica si muove e prova a trovare altre strade. La procedura di dimissioni collettive, prevista dall’articolo 141 della legge sugli enti locali, potrebbe infatti essere attivata una seconda volta.
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La consigliere del Movimento 5 Stelle Silvia Baldina, durante una conferenza stampa, aveva parlato dell’esistenza di un quattordicesimo consigliere pronto a dimettersi e che poi all’ultimo momento aveva preferito non firmare davanti al notaio Trotta di Vigevano. Dopo i continui colpi di scena sono in molti a porsi dubbi sulla durata di un esecutivo che si regge su un solo voto, quello del sindaco Andrea Ceffa.
