TRIESTE. E mentre in Consiglio comunale di Trieste si discute della cabinovia in un contesto istituzionale, il Comitato No ovovia, che si batte fin dagli albori del progetto contro la sua realizzazione, prova a farsi sentire dalla sottostante piazza in un contesto di “popolo”, tra fischi, cori, slogan e striscioni.
«Le motivazioni ormai le conoscete tutti – inizia così il suo intervento William Starc, voce e volto numero uno del comitato stesso – ma è bene ribadirle ancora una volta affinché chi decide della cosa pubblica ci senta».
La sua “invettiva” contro la nuova grande opera scuote i convenuti, almeno un centinaio, in alcuni momenti anche di più, che contestualmente indirizzano una bordata di fischi verso il primo piano di Palazzo Cheba. Starc sottolinea pure l’inutilità del bosco urbano annunciato nel Porto vecchio che verrà: «Riteniamo che sia inutile abbattere un bosco per ricrearne uno artificiale da un altra parte».
Poi la disamina della parte economica: «Siamo preoccupati per i costi che avrà questo impianto. Dai 48 milioni iniziali siamo già arrivati a 61, un prezzo che ricadrà sulle tasche dei cittadini. L’impressione è che l’amministrazione abbia voglia di spendere soldi solo perché arrivano da Roma. Veniamo da giorni di bora – prosegue Starc – e cioè da una condizione meteo che non va d’accordo con un’ovovia, basti pensare che a causa del vento nei giorni scorsi in Austria un impianto del genere ha dovuto essere chiuso temporaneamente»: «Del tema la politica non parla, mi chiedo quale ruolo abbiano questi consiglieri che non fanno gli interessi della città. Abbiamo chiesto un referendum ma è stata tolta alla cittadinanza anche questa possibilità di esprimersi».
Ciò che chiede la folla dei “No ovo” è insomma un dibattito adeguato sul tema. Da qui il plauso ai consiglieri d’opposizione per aver spinto affinché il progetto della cabinovia irrompesse all’ordine del giorno del Consiglio comunale: «Vorremmo un incontro con l’assessore alla presenza di un giornalista “super partes” con tempi stabiliti per ciascuna risposta», ha aggiunto Starc: «La nostra è una battaglia di democrazia, di partecipazione e sensibilità».
Intanto arriva la notizia che il Consiglio, poco più sopra, è stato rinviato di qualche minuto. E ripartono i fischi. Destinatario Roberto Dipiazza, la cui iniziale assenza - circola voce in piazza - è causa del ritardo. Ecco poi farsi forte l’immancabile coro “No ovovia”, scandito ripetutamente, prima che uno scroscio di pioggia disperda parte dei convenuti. In prima fila fra i dimostranti c’è anche qualche politico, come il predecessore di Dipiazza, Roberto Cosolini, e c’è pure il giornalista e scrittore Paolo Rumiz, che retoricamente si pone una domanda: «Questo è ancora il sindaco dei triestini o lo è solo dei croceristi e dei turisti? Perché l’impressione è che questa giunta non lavori più per la città e per la sua gente, dimenticandosi che è stata votata soltanto dal 20% della popolazione».
Il sit-in sotto il palazzo comunale è solo l’ultimo dei momenti di protesta che il comitato ha organizzato nel corso degli ultimi mesi. Su tutti il partecipato corteo lungo le strade del centro dello scorso 17 giugno, quando almeno duemila persone per gli organizzatori, poco meno di 1.500 per la Questura, avevano sfilato contro la realizzazione dell’impianto. C’è tempo anche per discutere delle proposte anche le alternative alla costosa opera di risalita tra mare e Carso. «Il tram di Opicina potrebbe essere beneficiario di una revisione complessiva», sostiene ancora Starc: «Se c’è una volontà politica e se la città si presenta unita e non divisa a Roma, su una proposta alternativa, il Governo e chi amministra il Pnrr a Roma lo terrà in considerazione e potrà appoggiarci. Riteniamo infatti che una linea solo su base pianeggiante potrebbe soddisfare questa esigenza di cambiare lo scopo del finanziamento. Intanto l’interesse per le nostre iniziative rimane alta in città. Lo abbiamo riscontrato nei 50 banchetti che abbiamo attivato, nei 15 mila accessi sul sito e nei 10 mila volantini che siamo riusciti a distribuire»
