Dopo quasi sei mesi di silenzio e scontento, la Regione Veneto ha convocato le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale. Il tavolo di confronto è stato fissato per lunedì 12 dicembre. Inutile ricordare che le tematiche in ballo sono centrali per il futuro della categoria e dell’assistenza. Un dato su tutti: nei prossimi anni andranno in pensione ben 656 medici su un totale di 2.776 attualmente attivi.
Entro il 2025 andrà in pensione il 20% dei medici di famiglia, che assistono attualmente quasi un milione di veneti.
La medicina generale non è più attrattiva: il 20-30% dei giovani, anche dopo aver conseguito il relativo diploma, sceglie di non fare il medico di famiglia. «Sono allettati da altre proposte, meglio remunerate, più organizzate e più protettive», evidenzia Maurizio Scassola, segretario regionale di Fimmg Veneto.
L’incontro aprirà la trattativa sul nuovo accordo integrativo regionale, alla luce di quello nazionale, relativo al biennio 2016-2018, siglato a inizio 2022. «Finalmente questa convocazione è arrivata» sottolinea Scassola. «Per mesi abbiamo chiesto alla Regione lo stop ai provvedimenti tampone e l’avvio di un confronto serio per la riorganizzazione della medicina generale. Ora ci siamo: la Fimmg è pronta a mettersi al lavoro, in uno spirito costruttivo, per dare ai cittadini veneti un’assistenza sanitaria territoriale di livello europeo».
La convocazione arriva in uno dei momenti più critici per i medici di famiglia. La riforma delle cure territoriali, inserita nel Pnrr, è ancora ferma al palo. E la segreteria nazionale Fimmg è pronta a dichiarare lo stato di agitazione. «Abbiamo redditi fermi da 4 anni, ma i costi sono aggiornatissimi. Se nessuno ci ascolterà, siamo pronti alla mobilitazione, anche con la serrata dei nostri studi», sostiene minaccioso il segretario nazionale Silvestro Scotti.
I numeri in Veneto sono senza ombra di dubbio allarmanti. Le aree carenti sono ormai 700, principalmente concentrate nelle province di Padova, Belluno e Rovigo. I medici di famiglia assistono mediamente 1.800 pazienti a testa, con picchi di 2.100 in alcune realtà particolarmente isolate.
Dal punto di vista operativo Fimmg chiede l’istituzione di microteam che riuniscano almeno 5 medici di uno stesso territorio, dove ci sia la possibilità di avere personale amministrativo almeno in uno degli ambulatori. Strutture in grado di garantire il servizio 12 ore continuative per 5 giorni a settimana. «Dalla Regione ci aspettiamo finanziamenti per pagare il personale di segreteria, personale formato possibilmente», specifica Scassola.
La Federazione dei medici di base chiede anche l’istituzione delle medicine di gruppo integrate: strutture con almeno 10 medici e dotazioni strumentali adeguate per la diagnostica di primo livello e con una sede in grado di garantire un approccio multidisciplinare ai bisogni delle persone.
Una sorta di articolazione del distretto in rapporto con le altre attività da questo garantite: tutela della salute mentale, dipendenze, consultori. Il tutto nell’arco di 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana. Il terzo step proposto dall’associazione dei medici di base sono le case di comunità, regolate dal Pnrr come strutture d’eccellenza, con équipe composte da medici di famiglia, pediatri, specialisti, assistenti sociali e prestazioni anche complesse 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
«La medicina generale va resa più appetibile, sgravando i colleghi dall'imponente mole burocratica-amministrativa che occupa ormai l’80% del loro tempo» evidenzia Scassola «Abbiamo bisogno di modelli organizzativi nuovi, dignitosi, protettivi che permettano ai medici di famiglia di curare i cittadini con adeguato personale di supporto e in ambienti sicuri. Dobbiamo accompagnare i giovani medici inserendoli in un ambiente lavorativo appagante dal punto di vista professionale e protettivo sul versante personale e familiare».