GRADO Il Tar dà ragione al Comune in merito al ricorso presentato dal Consorzio Lido Moreri, dalla Immobiliare Limbara srl e dalla Paola 2050 srl che intendevano far annullare la variante 34 al piano regolatore generale dello stesso Comune.
Variante che di fatto diminuiva del 50% la possibilità di edificazione. I ricorrenti avevano anche chiesto in via subordinata un risarcimento di 73 milioni di euro, ovviamente annullato con la sentenza del Tar.
Tuttavia i proprietari dell’area genericamente indicata come “Grado 3” possono edificare con i parametri precedenti alla variante finchè rimarrà valida la concessione ottenuta nel 2012 con validità fino al 2028.
Adriano Bernardis, punto di riferimento della proprietà, annuncia comunque l’intenzione di ricorrere in appello. Nell’udienza dello scorso 9 novembre, il Tar si è definitivamente pronunciato sul ricorso proposto contro il Comune per l’annullamento della variante 34 al Prg.
Il Consiglio, presieduto dall’allora sindaco Dario Raugna, aveva approvato ad agosto 2021 la variante generale al Piano regolatore introducendo una nuova disciplina per il governo dell’intero territorio comunale, mirata sostanzialmente al contenimento dell’utilizzo del suolo e alla riduzione degli indici edificatori. La variante era divenuta esecutiva nel febbraio di quest’anno a seguito della sua approvazione da parte della Regione.
I ricorrenti - di fatto la Società Limbara proprietaria della quasi totalità degli immobili interessati dalla lottizzazione in Sacca dei Moreri - con il ricorso proposto nel maggio di questo anno hanno lamentato che le nuove disposizioni urbanistiche confliggono insanabilmente con i contenuti della Convenzione di lottizzazione stipulata tra il Comune di Grado e il Consorzio Lido Moreri nel 2012.
In sostanza era stato chiesto l’annullamento della variante 34, quindi il ripristino della maggiore edificabilità sul lotto di proprietà, anche per realizzare edifici residenziali, e per tale motivo hanno chiesto, in via subordinata, il risarcimento del danno per effetto delle modifiche alla disciplina urbanistica quantificandolo in oltre 73 milioni di euro.
I ricorrenti hanno evidenziato altre illegittimità minori, anche se correlate alla questione principale. Una questione che per entità del risarcimento richiesto e per la vastità del territorio interessato può risultare determinante per il futuro della città, oltre che per le finanze del Comune.
La nuova amministrazione comunale a guida di Claudio Kovatsch, che s’è trovata a gestire il ricorso ha ritenuto, al contrario dei ricorrenti, che la precedente amministrazione non abbia assunto decisioni penalizzanti, né arbitrarie nei confronti della proprietà e in questo senso ha ritenuto di resistere, affidando la difesa degli interessi del Comune allo studio legale Garofolo di Treviso. «Il Tar – precisa l’assessore Dario Danese - ha analizzato il complesso caso e ha riconosciuto nell’azione del Comune piena legittimità in quanto le stesse norme di attuazione della variante 34 dispongono che le preesistenti convenzioni urbanistiche, vigenti alla data di adozione della medesima variante 34, continuano ad essere disciplinate dalle proprie rispettive norme tecniche di attuazione».
Significa che finché resta valida ed efficace la convenzione di lottizzazione del 2012 non esiste alcun contrasto con le nuove norme urbanistiche. Il Tar ha precisato che non essendoci contrasto nè alcuna illegittimità non è dovuto alcun risarcimento milionario. Si conclude con la piena vittoria del Comune in primo grado, e salvo eventuali possibili ricorsi dei soccombenti, il contenzioso con la proprietà del comparto B di Sacca dei Moreri. «Una sentenza – dice Danese - che pone il Comune al riparo di risarcimenti milionari e consente di guardare il futuro con una prospettiva di maggior fiducia anche in caso di appello». —
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