TRIESTE. «Mi sembrava strano che nessun teatro facesse niente per la Wärtsilä: quando succede qualcosa d'importante credo che se il teatro può incidere, anche con un contributo minimo, è meglio darlo. Ne abbiamo parlato con Paolo Rossi: "dobbiamo fare qualcosa" è stato subito anche il suo imperativo, idem per Stefano Dongetti. Abbiamo chiesto al Comune di contribuire e ha accettato di buon grado: cosi, siamo partiti. E parlando con i lavoratori ci è parso, a momenti, di entrare in un'altra epoca». Quando ci si sente per l'intervista con il regista Franco Però, tutto è ancora nella fase di work in progress, anche se è uno spirito che si vorrà mantenere fino a creazione finita. Perché "Su le maniche! Dalla Fabbrica Macchine di Sant’Andrea alla Wärtsilä Italia", domani alle 19.30 al Teatro Miela, vuole essere quasi un happening pop e “di conforto” dedicato con il cuore a tutti i dipendenti della Wärtsilä, ma anche al lavoro e alla cultura del lavoro, come hanno spiegato gli ideatori. Che sono, oltre a Però, Pino Roveredo, Paolo Rossi e Stefano Dongetti, insieme a raccontare una grande storia di grandi uomini e grandi motori. Sul palco, Paolo Rossi, Alejandro Bonn e Omar Makloufi dalla compagnia teatrale Artifragili e Laura Bussani, colonna della compagnia del Miela. Lo spettacolo, che è promosso dal Comune di Trieste - Assessorato alle politiche della Cultura e del Turismo, prodotto e realizzato da Bonawentura, sarà a ingresso libero (è consigliata la prenotazione).
Tutto nasce dall'esigenza di dare un altro segnale forte di vicinanza della città, senza pretese "alte" ma anzi, tengono a precisare gli ideatori, fatto all'impronta unendo toni molto diversi, anche scanzonati, come è nel dna del Teatro Miela. «Il teatro - spiega Però - non può certo permettersi di entrare in discussioni tecnico-politiche ma man mano che leggevamo sul Piccolo cosa stava succedendo, grazie ai dettagliati articoli di Diego d'Amelio, siamo stati portati a riflettere». È vero, continua Però, che ne accadono tante, di chiusure, e con un numero anche maggiore di lavoratori coinvolti, ma questa in particolare ci è sembrata paradigmatica della schizofrenia che sta vivendo oggi l'Europa e in generale i Paesi industrializzati».«Tra gli aspetti curiosi - continua i regista - l'annuncio che la fabbrica è in perdita, il volerla riportare in Finlandia senza preoccuparsi di creare un problema enorme. Per non parlare che per ogni lavoro stiamo sempre a discutere di chilometro zero: poi tu hai un cantiere, hai una fabbrica e decidi che i motori torni a farli in un altro posto. Dongetti con la sua ironia sferzante e comica ha scritto su questo aspetto pezzi che sono quasi sketch». Ma ci saranno anche gli interventi di Pino Roveredo, che lavorò proprio alla Grandi Motori, «uno dei centri lavoro che han dato speranza a Trieste quando c'era una situazione asfittica». Così facendo, si percorrono tracce di duecento anni di storia perché Wärtsilä, continua Però «vuol dire prima Grandi Motori e prima ancora Fabbrica Macchine di Sant’Andrea: andiamo a quasi due secoli fa. È del 1840 il primo motore, ma già dal 1917 il signor Strudthoff viene giù dalla Germania e mette in piedi un'attività, appunto la Fabbrica Macchine, capendo che non sarebbe male se accanto alla fabbrica di motori ci fosse un cantiere: e crea i cantieri di San Rocco. Quindi 200 anni fa lo si è capito ma adesso fanno il contrario: se non è schizofrenico questo.».
E Paolo Rossi? «Vengo anch'io» ha detto il comico ormai triestino d'adozione. «Paolo ha iniziato a prendere nota come fanno i veri drammaturghi - racconta Però - e come dargli torto: quella delle videointerviste che abbiamo realizzato al presidio è stata una delle fasi più interessanti e ricca di emozioni, a incontrare chi è impegnato a difendere il suo posto lavoro e non solo».
Operai e impiegati in Wärtsilä dai 12 ai 44 anni: «di loro ci ha colpito - continua - questo legame profondo con la fabbrica, di tutti i dipendenti insieme: la coscienza che hanno queste persone della loro azienda. Racconti che uscivano più vividi e potenti che a leggerli nei libri». Tre schermi sul palco incroceranno così passato e presente, mescolando i racconti dei lavoratori nei video di Border Studio a satira, musica e canzoni.
Per esser riusciti a mettere in piedi tutto questo gli organizzatori ringraziano per la preziosa collaborazione Regione Autonoma Fvg Agenzia Regione Cronache – Produzioni televisive, Rai sede per il Friuli Venezia Giulia, Associazione Marinara Aldebaran, Collezione Claudio Ernè, Istituto Livio Saranz, Fototeca Cmsa, Archivio Giornalfoto e Diego D’Amelio.
