Reduci dai grandi successi della Conferenza sul Clima (Cop 27) in Egitto, dove la montagna ha partorito i soliti topolini, quei furboni dell’Onu hanno annunciato la sede dell’appuntamento del 2023. I lavori della Cop 28 si svolgeranno a Dubai! Vale a dire a casa di uno dei più tenaci esportatori di petrolio, gli Emirati Arabi Uniti. Quindi il mondo spera che chi ha fortissimi interessi nell’export di combustibili fossili possa promuovere la fine, o un drastico tramonto, del loro utilizzo. Ma certo.
Del resto, alla Cop 27 del Cairo erano presenti oltre seicento lobbisti delle aziende di petrolio, gas e carbone: un’autorevole rappresentanza. L’Ue ha chiesto che il documento finale prevedesse un obiettivo stringente: un taglio delle emissioni di carbonio. Questa mossa (che di per sé suona pure troppo soft) ha incontrato resistenze, forti e vincenti, proprio nei grandi esportatori. E ora andiamo a fare la Cop 28 a casa loro.
Seguiteci per restare aggiornati su altre idee lungimiranti: attendiamo per esempio una conferenza globale sui termosifoni da tenersi nel deserto Dasht-e Lut, in Iran (70,7 gradi). Il Salone dell’Auto si terrà lungo Canal Grande a Venezia, con prove su strada. Il Comitato per il premio Nobel abbandonerà le sedi scandinave per insediarsi nella casa del Grande Fratello Vip; il Forum internazionale contro l’obesità sarà allestito con formula diffusa, all’interno di famosi fast food. E i Mondiali di calcio saranno giocati fuori stagione in un luogo dove l’omosessualità è definita un danno psichico e dove gli stadi, costruiti sul sangue di almeno 6.500 operai, consumano aria condizionata, prodotta in grattacieli pieni di enormi motori, contribuendo al mostruoso dato di 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica per l’evento.
(l’ultima non è un’iperbole provocatoria. Sta accadendo).