Tregua fiscale, taglio del costo del lavoro e sostegno a famiglie e imprese contro il caro bolletta sono gli assi portati della Legge di Bilancio 2023 che sarà discussa in Consiglio dei Ministri.
Una manovra “prudente” come anticipato dal Presidente Meloni che punta a gestire in maniera intelligente le risorse disponibili senza sforare il budget di 32 miliardi di euro che saranno così divisi:
21mld a deficit interamente dedicati a sostenere famiglie e imprese a fronte del caro inflazione ed energia.
5 mld per il taglio del cuneo fiscale
1,5 mld per la sanità
1 mld per la famiglia
1 mld per i Comuni
800 mln per le pensioni
600 mln sulla flat tax
E proprio il caro energia è uno dei cardini dell’intero impianto. Il testo prevede la proroga dello sconto carburanti (che però potrebbe essere ridotto da 30,5 a 18,3 centesimi a partire dal 1 dicembre) e il taglio degli oneri in bolletta per le famiglie per tutto il primo trimestre 2023. Per i crediti d’imposta delle imprese sulle forniture non residenziali non si esclude un potenziamento al 35% per le piccole realtà e al 45% per le altre aziende. Sembra certa la riproposizione della tassa sugli extraprofitti energetici ma con diversa modulazione (maggiormente concentrata sugli utili effettivi) e senza escludere un innalzamento dell’aliquota al 33% (dall’attuale 25%).
C’è poi l’ipotesi di introdurre un price cap nazionale sull'energia, con la discussione sulla possibilità di puntare sul disaccoppiamento del costo del gas da quello dell'elettricità.
Per aiutare famiglie e imprese l’esecutivo punta ad alleggerire la pressione fiscale attraverso l’innalzamento della flat tax per le Partite IVA a 85mila euro di fatturato (dagli attuali 65mila).
Non sembra invece esserci spazio per la cosiddetta flat tax incrementale, progettata non solo per le partite IVA ma per tutti i percettori di reddito, da applicare sull’aumento di reddito rispetto al picco raggiunto nel triennio precedente. Secondo i tecnici del governo è una mossa troppo complicata da attuarsi nell’immediato. Sempre in tema di flat tax si aggrava la posizione di chi vuole forzare le regole ed è prevista la fuoriuscita immediata in caso di slittamenti artificiosi di fatturato per restare nel regime agevolato.
Particolarmente a cuore del Governo è il capito relativo alla cosiddetta “tregua fiscale” che prevede il condono automatico delle cartelle esattoriali entro mille euro affidate all’agente della riscossione fino al 2015, per gli importi più alti si pagherà la tassa dovuta ma con uno sconto su interessi e sanzioni.
Confermato lo sgravio contributivo del 2% già introdotto da Mario Draghi, rivolto esclusivamente a coloro che hanno un reddito annuo inferiore a 35.000 euro (2.692 euro al mese). Tale sgravio avrebbe dovuto essere in vigore solamente per il 2022, salvo poi ritornare a un’aliquota contributiva piena, pari al 9,19% per i lavoratori dipendenti del settore privato. Il rischio, quindi, sarebbe stato quello di avere stipendi più bassi nel 2023 rispetto al 2022, ma così non sarà perché il Governo ha confermato lo sforza nel taglio del costo del lavoro. Nello stesso modo ci sarà un ulteriore aumento di stipendio per coloro che hanno un reddito inferiore a 20.000 euro, 1.538 euro al mese. Per questa categoria di lavoratori lo sgravio contributivo verrà portato dall’attuale 2% a un più favorevole 3%, con un risparmio fino a 15 euro in più al mese.
Parte delle risorse della legge di Bilancio 2023 potrebbero arrivare dalla stretta al reddito di cittadinanza. L’esecutivo spinge affinché il diritto alla misura possa essere tolto il prima possibile ai cosiddetti occupabili, al massimo alla fine del 2023 con una riduzione del periodo di copertura da 12 a 8 mesi. Si tratta di circa 600 mila persone cui potrebbe essere tolta la possibilità di rinnovare il reddito di cittadinanza alla scadenza dei 18 mesi. Sul tema delle “offerte di lavoro congrue” il governo punta a introdurre la decadenza al diritto al reddito già al primo rifiuto di offerta di lavoro.
Il più ostico di tutti i capitoli è quello relativo alle pensioni. Come promesso la parola d’ordine è “flessibilità” con l’entrata in scena della cosiddetta quota 103 che consentirà l’accesso alla pensione all’età di 62 anni, a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi. Nel contempo è prevista anche la conferma dell’Ape sociale, come pure l’estensione della platea delle beneficiarie di Opzione donna.
Il vicepremier Antonio Tajani, entrando al cdm dopo il vertice di maggioranza ha spiegato che le «pensioni minime saranno aumentate». Si ipotizza un innalzamento a 600 euro.
Saltata, almeno per il 2023, la possibilità di passare dall’Isee al quoziente familiare mentre il prossimo anno potrebbe esserci un aumento di 100 euro della maggiorazione riconosciuta per il quarto figlio; l’introduzione di una maggiorazione di 100 euro in caso di parto gemellare, la quale verrà riconosciuta fino al compimento dei 3 anni. Si cercano anche fondi per poter rendere strutturale il finanziamento dei centri estivi.
Il governo punta infine ad intervenire in legge di Bilancio sulla tassazione delle plusvalenze derivanti dalle criptovalute e dalle altre criptoattività.
Prendendo a riferimento il regolamento Ue, gli extraprofitti si misurano sugli utili, e l'attuale aliquota al 25% viene innalzata al 30-33%.