TRIESTE. Allenamenti più tirati, video per rivedere e correggere gli errori (e ce ne sono stati, nelle prime giornate, oh se ce ne sono stati) e confronti. Soprattutto confronti. Colloqui individuali, di squadra, con il coach, con la società. Spesso nella storia recente della Pallacanestro Trieste le correzioni di rotta sono iniziate così. Con una sorta di esame di autocoscienza collettivo. E, spesso, sono finiti coaì: con un gruppo che prende atto degli errori che stanno portando la nave allo sbando e riparte più convinto e coeso.
D’accordo, probabilmente l’abbiamo romanzata troppo ma la sostanza è questa. Il dopogara con Tortona, con il terzo pesante ko consecutivo interno, concluso tra i fischi, è stato un punto chiave dell’avvio di stagione biancorosso. Non filtrando niente dallo spogliatoio triestino bisogna rifarsi alle parole di coach Legovich. «Abbiamo rivisto gli sbagli, abbiamo parlato con tutti, abbiamo lavorato sempre più duro». E sono arrivati due successi di fila che significano schiodarsi da quell’ultimo posto solitario e raggiungere un’affollata quota quattro.
I CAMBIAMENTI Qualche cambiamento c’è stato. La zona match-up che aveva permesso di sbancare Napoli è il segno di uno staff che vuole esplorare tutte le armi e di un gruppo che lo asseconda. I momenti di intensità difensiva, in precedenza limitati a una dozzina di minuti, sono aumentati. Trieste contro Sassari ha perso di un niente nel conto dei rimbalzi e il saldo recuperi-perse è abbondantemente negativo eppure è stato in contropiede che ha indirizzato il match. Ha ottimizzato le chance di colpire in transizione, facendo le scelte giuste. Contro Sassari è stato più equilibrato l’attacco, coinvolgendo meglio e più spesso i lunghi, senza dipendere esclusivamente dalla vena dei tiratori.
È cambiato qualcosa nella rotazione dei giocatori. Diverso lo starting five, con Davis, Gaines e Bartley subito insieme in campo, lasciando Campogrande - ala piccola titolare nelle prime uscite - in panchina. I cinque partiti contro Sassari si sono spartiti 163 dei 200 minuti a disposizione. L’impressione è che la PallTrieste, almeno nei componenti princiali, stia cominciando a divertirsi, meno contratta. E sicuramente coach Legovich la riconosce più sua, simile a quella che aveva progettato in estate.
METAMORFOSI SPENCER Tra i singoli almeno tre giocatori hanno mostrato progressi. Il più eclatante è Skylar Spencer, inconsistente nelle prime gare e, di conseguenza, a rischio taglio se solo ce ne fosse stata la possibilità. Il centro non sembra più un corpo estraneo, gli alley-oop che lo chiamano causa non sono più avventure scoordinate e fuori tempo, mostra più personalità. Dopo l’exploit dell’altra sera è il miglior rimbalzista offensivo del campionato, il secondo nelle carambole totali, il secondo stoppatore. In 30 minuti ha tirato tanti liberi (sei) quanti nei cinque turni precedenti. E ne ha messi dentro la metà, che per lui è già un bell’andare.
Più sostanzioso l’apporto anche di AJ Pacher. Premessa: non ha senso paragonarlo al predecessore Gražulis che ha caratteristiche diverse. L’attuale ala forte di Trento durante l’esperienza biancorossa si era consolidato come un solido, eccellente collante. Pacher non ha lo stesso tonnellaggio ed è ancora in fase di adeguamento alla Serie A dopo anni di A2. Rispetto alle prime uscite si prende più tiri, si fa sentire a rimbalzo e in difesa, ha un approccio meno soft.
La terza metamorfosi riguarda Frank Bartley. L’esterno è fin qui il Mvp biancorosso, confermandosi la bella scoperta che tutti alla vigilia speravano si rivelasse. Rispetto alle prime partite però si è elevata la qualità del suo apporto: meno individualista e disordinato tatticamente, partecipa alla costruzione del gioco, legge i momenti in cui è giusto cercare quell’uno contro uno che ha provocato più di qualche giramento di testa tra gli avversari sardi, aiuta a rimbalzo, si sbatte in difesa. Rimane alta la quantità, si è affinata la qualità.