Lewis Hamilton e Fernando Alonso non si sono mai “amati”. Certo, non si tratta di una frase che va a rivelare un segreto ben custodito. I due fuoriclasse si sono iniziati a conoscere nel primo anno del “Re Nero” in Formula Uno, ovvero il 2007. Il rapporto tra i due fu, sin da subito, ampiamente problematico, per essere gentili. La classica situazione da “due galli nel pollaio” che portò a una serie di dispetti (fuori e dentro la pista) e il titolo iridato che prese la direzione di Maranello, salutando Woking.
Un dualismo che deflagrò, come ben ci ricordiamo, nelle qualifiche del Gran Premio di Ungheria, con “Nando” che impedì al vicino di box di effettuare l’ultimo tentativo della Q3, rimanendo fermo oltremodo dopo il cambio gomme senza apparente motivo. Da quel momento in avanti si capì perfettamente che la coppia non sarebbe stata riproposta nel 2008 e, infatti, l’asturiano decise di tornare in Renault, lasciando via libera all’inglese.
Negli anni successivi gli attacchi personali e le battutine non sono mai mancate tra i due. Profondo rispetto a livello di “manico”, ci mancherebbe, ma sul fronte personale nessuno dei due ha mai lesinato qualche frecciatina. Nei giorni scorsi il futuro pilota dell’AstonMartin aveva nuovamente rincarato la dose con un sibillino: “I titoli di Hamilton sono meno meritati di quelli di Max Verstappen. Lewis lottava solo contro il compagno di team”.
Vero e proprio “sale sulla ferita” ancora apertissima dopo i fatti di Abu Dhabi 2021 per il nativo di Stevenage che, nella serata di ieri, ha scelto di rispondere a Fernando Alonso per mezzo di un post su Twitter. Un semplice “pollice alto” come commento ad una foto della sopra citata stagione 2007, con Lewis Hamilton sul gradino più alto del podio del Gran Premio di Indianapolis e lo spagnolo “ai suoi piedi”. A volte una immagine vale più di tante parole e, il pilota della Mercedes, ha voluto fare parlare quello scatto per ribadire al rivale quale fosse il suo pensiero…
— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) October 30, 2022
Foto: LPS Florent Gooden
