foto da Quotidiani locali
Il metano per auto a più 227,7%. E ancora i grandi rincari: olio di semi di girasole 91%; farina di frumento 82%; burro e riso oltre il 40% (rispettivamente 43% e 40%); anche la pasta di semola di grano duro è aumentata del 35% e perfino la carta igienica del 37%. L’inflazione nazionale è all’11,9% e fare la spesa pesa sulle tasche dei padovani 3 mila euro in più all’anno.
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Le famiglie hanno spento i forni in cucina, messo a riposo le lavastoviglie, limitato al minimo possibile le lavatrici, già si chiedono come faranno a scaldare la casa, che si trovano davanti un dilemma ancora più difficile da risolvere: cosa comprare per mettere assieme pranzo e cena?
Se ad aumentare sono anche i generi alimentari più “poveri”, come farina, pasta, riso ed olio, in discussione c’è proprio la sopravvivenza. Né va meglio alle realtà produttive, tanto che – secondo Confapi – non c’è previsione di crescita per l’anno prossimo.
Pil e inflazione preoccupano giustamente perché impattano sulla vita di tutti ,oltre che sul tessuto economico. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, li ha presi in esame a partire dai dati Istat più recenti, focalizzandosi sul nostro territorio di riferimento. «Continuano a crescere in misura molto ampia i prezzi e Padova si posiziona sopra la media nazionale – riferisce l’indagine – Tra le città con più di 150 mila abitanti è al nono posto, seconda in Veneto dietro a Verona.
Il risultato è che, considerando la spesa mensile di una famiglia media nel 2021 era stimata in 2.562,57 euro, Fabbrica Padova calcola un aggravio di oltre 250 euro al mese nel 2022, il che significa circa 3 mila euro in più all’anno. Lo stesso Istat rileva che bisogna risalire addirittura ad agosto 1983, quando l’inflazione fu pari a all’11%, per trovare una crescita simile dei prezzi del “carrello della spesa”» .
Sin qui il capitolo inflazione. La questione prodotto interno lordo è più complicata, perché gli scenari attuali rendono oltremodo difficile sbilanciarsi in previsioni. Le imprese sono state particolarmente penalizzate dall’aumento dei prezzi dell’energia e dal fatto che le catene di approvvigionamento – che si stanno ancora riprendendo dalla pandemia di coronavirus – sono state colpite dall’invasione russa dell’Ucraina.
I numeri nazionali sono da piena recessione. E Padova non è da meno: «In Italia, la società di consulenza Prometeia ha analizzato i parametri delle 107 province italiane, stimando per Padova una crescita pari a 0, in linea con quella nazionale», riferisce Confapi.
Richieste al governo
«Il Prodotto interno lordo di una nazione si misura considerando quattro voci: i consumi, gli investimenti, gli acquisti pubblici e le esportazioni nette», commenta il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio.
«Ora, è evidente che se l’inflazione cresce a questi ritmi i consumi sono destinati a calare e che potrebbero esserci contraccolpi anche sui tassi d’interesse e sugli investimenti e la produttività, col rischio che ne esca penalizzato anche l’export: in altri termini, un’inflazione di queste proporzioni potrebbe strozzare qualsiasi ipotesi di crescita perché i suoi effetti deleteri si potrebbero ripercuotere pressoché su tutti i campi».
«Il Governo avrà il compito di mettere in campo le azioni per calmierare i prezzi e ottimizzare i consumi energetici, oltre che quello di lavorare a una legge di bilancio sostenibile, che guardi anche al medio termine e non solo alle contingenze».
«Ma proprio questo è un punto nodale – continua – perché l’Italia ha bisogno di una visione industriale che vada oltre alle crisi legate all’attualità. È necessario affiancare alle misure urgenti una visione strategica di ampio respiro che sappia ridare impulso alla nostra economia».