È finito a processo per aver violato la misura degli arresti domiciliari. Un’evasione dovuta ad una circostanza impellente: quella di consegnare la documentazione medica riguardante la compagna ai sanitari dell’ospedale, dov’era stata trasferita a seguito di un improvviso malore.
L’uomo, Igor Amodeo, 46 anni, residente a San Pier d’Isonzo, è stato assolto. Venerdì, in aula al Tribunale di Gorizia, il giudice monocratico Francesca De Mitri, ha pronunciato la sentenza con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Quanto richiesto dallo stesso pubblico ministero, assieme alla difesa, rappresentata dall’avvocato Francesca Negro, ravvisando lo stato di necessità per il quale l’uomo si è allontanato dall’abitazione.
Il giudice monocratico De Mitri s’è riservato 30 giorni per il deposito delle motivazioni alla sentenza. Venerdì l’imputato ha reso spontanee dichiarazioni, confermate anche dalla compagna, che ha deposto in aula, quale teste della difesa.
Il fatto era accaduto il 20 agosto del 2019. L’uomo, dunque, era sottoposto alla misura di detenzione domiciliare per scontare una pena diventata definitiva. Nel pomeriggio la compagna che si trovava in casa e indossava una vestaglia, aveva all’improvviso accusato un malore. Era stato richiesto subito l’intervento del 118. Giunta l’ambulanza, gli operatori sanitari avevano preso in carico la paziente così com’era, in vestaglia. Tutto in fretta, la rapidità necessaria in circostanze di un’emergenza.
Una volta trasferita all’ospedale di San Polo e consegnata al personale medico, era emersa la necessità di conoscere la “storia” clinica della paziente, nel dover consultare la documentazione attestante le patologie di cui la donna era affetta, proprio al fine di definire una diagnosi circostanziata. Ma le carte mediche erano rimaste a casa. Una circostanza difficile, il compagno infatti era stato avvisato e, verso le 16.30, aveva contattato la centrale operativa dei carabinieri di Gradisca d’Isonzo riferendo della necessità di dover uscire da casa per recarsi al San Polo e consegnare la documentazione medica. Gli era stato risposto che la situazione non legittimava il suo allontanamento dal domicilio, e comunque, era necessaria l’autorizzazione del magistrato di sorveglianza. L’uomo, tuttavia, nonostante il diniego dei carabinieri, aveva deciso di uscire e raggiungere l’ospedale per consegnare i documenti clinici, insieme anche agli effetti personali della compagna.
Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, è emerso che il 46enne quel giorno aveva chiamato effettivamente l’ambulanza per prestare soccorso alla compagna, poi trasportata ancora in vestaglia al San Polo. Aveva quindi ritenuto necessario, previo avviso ai carabinieri, di dover comunque allontanarsi da casa, nell’impellenza della situazione. Tutto raccontato dall’imputato in sede di spontanee dichiarazioni, le stesse riportate anche dalla compagna. I carabinieri che erano stati chiamati a testimoniare, avevano confermato che l’uomo si era presentato in ospedale, dove la compagna era stata ricoverata.