Per qualcuno non conta, per altri era ed è il simbolo di una conquistata stabilità, economica, familiare, sociale. Ma oggi il sudore della fronte non basta a conquistare il fantomatico mattone. Di fronti ne servono almeno due. E se in casa ci sono altre bocche da sfamare, allora forse nemmeno due bastano a pagare una casa. Parliamo del bilancio di trevigiani o famiglie “comuni”, un “ceto medio” che se fino a qualche anno fa dormiva non comodo, ma sereno, oggi pare tagliato fuori dal mercato di Treviso. E figuriamoci i tantissimi che stanno sotto linea.
[[ge:gnn:tribunatreviso:12178086]]
A Treviso centro e prima cintura urbana il mercato immobiliare si è ormai piazzato in fascia lusso: appartamenti nuovi dai 350 mila euro in su fino a oltre il milione. Già una partenza squalificante per tantissimi. Abbiamo allora preso in esame la possibilità di trovare un appartamento a 270 mila euro, nuovo. Le offerte si riducono drasticamente; le dita di una mano bastano e quasi avanzano. Abbiamo poi scelto di ipotizzare che il compratore abbia uno stipendio netto mensile da 2.000 euro che – è giusto sottolineare – non è cosa da tutti. Insegnanti, operai, dipendenti stanno spesso ben al di sotto. Per allinearci alle richieste del mercato finanziario dei mutui abbiamo ipotizzato anche che l’acquirente avesse a disposizione 70 mila euro di investimento “pronto cash” per alleggerire la richiesta di mutuo (quanti li hanno?). La simulazione è quindi già abbondantemente approssimata per eccesso, ma rende bene l’idea di quel che propone il mercato. Ebbene: ipotizzando un mutuo venticinquennale (spesso il tetto massimo degli istituti di credito) a tasso fisso la rata base parte da 1.000 euro al mese, ovvero metà dello stipendio netto, con tasso che parte dal 3,5%, triplicato rispetto a quello praticato tre anni fa. Aggiungi spese di bollette e di vita, varie ed eventuali, il bilancio a fine mese arriva facilmente prossimo allo zero e l’operazione quindi insostenibile. E se la famiglia è composta da più persone un mutuo simile impone che ci sia un altro stipendio in casa. Meglio il tasso variabile? Insomma: qui la rata – simulata attraverso uno dei principali motori di ricerca specializzata – parte da 813 euro con tasso di partenza al 1,8%. Meglio certo, ma nel futuro? La possibilità di aumenti concreta. Anche qui, quindi, il bilancio familiare regge a fatica ed è necessario un secondo stipendio sostanzioso.
Se il nuovo ci taglia fuori, non resta che proiettarsi sull’usato. Ce n’è? Sì. Non volendo più affittare, molti proprietari preferiscono vendere. Ma il mercato difficilmente offre comfort e classi energetiche alte. Si trovano molte case sotto i 180 mila euro, e qui ci siamo concentrati: 170 mila euro di immobile, 25 anni di durata, sempre 2.000 euro al mese di stipendio netto. Anche qui, per oliare il mercato finanziario, abbiamo messo sul piatto 30 mila euro “cash”. Risposte? Innanzitutto poche. La simulazione online propone solo due soluzioni di mutuo per il fosso, e due per il variabile. Sarà che l’investimento non viene ritenuto conveniente? Forse. Fatto sta che la rata parte da 809 euro per il tasso fisso (schizzato al 4,3%), e 707 euro mese per il variabile (si parte da 2,9%), che in quanto tale subisce oscillazioni. L’operazione “usato” è certamente più abbordabile, ma ai conti bisogna aggiungere le spese di gestione. Con infissi più vecchi e isolamenti spesso assenti, le bollette lievitano (e di questi tempi non è una variabile da trascurare), e al tutto vanno spesso aggiunte le spese condominiali da migliaia di euro l’anno.
Risultato? Alla rata vanno sommati costi che il “nuovo” calmierava o non contemplava, facendo risalire il conto della casa oltre la soglia di sostenibilità familiare. E pur con 2.000 euro netti al mese.
[[ge:gnn:tribunatreviso:12177924]]
Di chi stiamo parlando? A Treviso la fascia di cittadini che denuncia redditi Irpef tra 10 mila e 28 mila equivale a 27 mila contribuenti: quasi un terzo della popolazione del capoluogo. Un terzo di cittadini che, abbiamo visto, può sognare una casa di proprietà ma alle condizioni attuali averla forse no. E parliamo del capoluogo ricco, ma anche composto quasi per metà da famiglie unifamiliari: ben 17.098 nuclei sui 39.828 che compongono la popolazione della città. Siamo al 44,7%.