Il sindacalista di origine ivoriana Aboubakar Soumahoro, quello che si è presentato per la prima seduta della Camera con gli stivali da lavoro e ha salutato col pugno chiuso è tirato in ballo per una vicenda assai imbarazzante. Ne ha scritto La Verità, rivelando che circa venti lavoratrici (italiane e non), dipendenti di una coop e di un consorzio del settore dell’accoglienza per richiedenti asilo, non ricevono lo stipendio da più di un anno.
E questa coop, che opera nell’Agro Pontino, si chiama Karibu che in lingua swaili vuol dire “benvenuto”. L’ha fondata Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Soumahoro. Lo rivela sempre La Verità spiegando che Soumahoro ha sposato la figlia di Mukamitsindo, Liliane Murekatete. “Liliane, in pubblico sempre vestita con gli abiti tradizionali del Ruanda, alla Camera di commercio risulta consigliera del cda della Karibu, anche se durante i convegni e sulla stampa locale viene presentata come presidente, carica questa, invece, rivestita, carte alla mano, dalla mamma. Di fatto, però, deve essere Liliane a guidare l’azienda, assieme a un altro amministratore, pure lui ruandese, Michel Rakundo”.
“La coop Karibu – continua La Verità – ha chiuso l’ultimo bilancio in perdita di 175.000 euro. E ha accumulato debiti con gli istituti di credito per 453.535 euro e con i fornitori per poco più di 207.000 euro. Ai quali si sommano quelli verso gli istituti di previdenza e di sicurezza sociale. Per un totale di oltre 2 milioni. E nonostante il valore della produzione ammonti a 1.791.000 euro, con costo del personale fermo a 865.000, i dipendenti sono rimasti per un bel po’ a bocca asciutta”.
“Sulla paga oraria – conclude La Verità – che sarebbe inferiore a quella prevista dai contratti nazionali di lavoro, e sui metodi di pagamento (alcuni, pare, provenienti da istituti di credito ruandesi) si starebbe concentrando ora l’analisi dell’Ispettorato del lavoro. Mentre dalla Prefettura confermano la volontà di affrontare la questione, convocando nell’immediatezza la delegazione sindacale di Uiltucs. Che negli ultimi giorni ha raccolto anche ulteriori testimonianze da altri cinque lavoratori, pure loro in arretrato con i pagamenti degli stipendi”.
La vicenda non sembra impensierire il deputato Soumahoro che al Manifesto spiega con accenti lirici la sua missione politica. Lui si sente portavoce della classe operaia, in tutte le sue declinazioni. “L’obiettivo – afferma – è quello di mettermi non solo al servizio di questa moltitudine di esperienze, di volti, di sofferenze, di aspettative. Ma farlo con la consapevolezza che tale missione sarà possibile solo mantenendo i piedi nel fango dell’immiserimento e della precarietà di questo mondo. Quindi dentro il parlamento ma allo stesso tempo dentro le dinamiche del mondo reale e le sue contraddizioni”. Auguri.
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