È questo l’ultima trovata per non rendersi complice della guerra di aggressione all’Ucraina
Dal 24 febbraio in molti hanno lasciato la Russia. I modi per farlo con l’andare avanti dei mesi sono diventati i più stravaganti possibile e sono sorti spontaneamente tutti i tipi di rimedi digitali possibili. Dalla chat che consiglia attraverso quali confini passare dando sostegno psicologico fino a Relocation Guide, una guida elenca in maniera puntuale tutte gli stratagemmi per non farsi spedire al fronte dalla mobilizzazione parziale indetta da Vladimir Putin. Per riuscire ad aiutare così tante persone c’è stato bisogno anche della pressapochismo del Cremlino che ha sì chiuso ogni canale d’informazione online della stampa estera e molti social network, ma non ha chiuso il canale in cui queste ancora di salvezza stanno fioccando numerose: Telegram.
Relocation Guide è nata come canale Telegram subito dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, a febbraio. In origine, Irina Lobanovskaya, la fondatrice dell’app ha creato la chat di gruppo per condividere consigli sull'immigrazione con una ristretta cerchia di amici. Si trovava in Turchia per la vaccinazione contro il coronavirus quando è iniziata la guerra e ha deciso di non tornare. Ha pensato che altri avrebbero avuto bisogno di consigli su come partire. Nel giro di pochi giorni, le adesioni sono salite a 2.000 persone. A ottobre, si sono iscritte circa 200.000 persone. In un’intervista la fondatrice ha dichiarato che Relocation ha avuto successo perchè «le persone hanno bisogno di persone.Vogliono sentire [risposte] da esseri umani veri e condividere il loro dolore».
Negli ultimi mesi, l'ampiezza delle risorse è aumentata notevolmente. Ci sono più di 3.000 pagine su una guida online che rispondono a domande basilari e complesse, come: Quali sono i migliori Paesi in cui fuggire se non ho un visto o se sto cercando di risparmiare? Come faccio a trovare un telefono in Turchia? Quali città sono LGBT-friendly?. Ci sono anche più di 50 canali di chat su Telegram. Nelle chat generiche, dove oltre 30.000 membri inviano migliaia di messaggi al giorno, le persone si informano sugli interrogatori alla frontiera o chiedono di avere compagni di viaggio. Altri canali sono specifici per ogni Paese e permettono ai russi di chiedere cose come: «Come posso trasferire denaro in Kazakistan?».
Lobanovskaya ha detto che questo è un grande motivo per cui la guida è importante. Negli ultimi giorni, le persone si sono affrettate a lasciare il Paese. Molti non hanno il tempo di cercare su Internet, ha detto. È molto meglio avere una risorsa esaustiva che raccolga le informazioni in un unico posto, insieme a canali di chat in cui le persone possono fare domande in tempo reale, ha detto. Lobanovskaya ha raccolto oltre 115.000 dollari da organizzazioni non profit, donatori e fondi personali per assumere uno staff di nove persone. Circa 250 volontari danno il loro contributo. Mentre gran parte della guida si concentra sulle domande standard sul trasferimento, Lobanovskaya si sta concentrando molto sugli articoli che aiutano le persone ad ambientarsi nel nuovo Paese. Questi articoli includono manuali per affrontare lo stress, consigli per affrontare lo shock culturale e storie personali di persone che hanno lasciato la Russia e hanno avuto successo personale e professionale. «Non dobbiamo solo trasferire le persone, ma aiutarle a integrarsi». La guida è diventata anche una risorsa in un momento in cui i truffatori cercano di approfittare delle persone che lasciano il Paese.
Ad esempio ci sono persone che vendono online certificazioni di positività all’HIV per far sì che chi ne è in possesso non possa andare in guerra. Il prezzo oscilla tra i 500 e i 600 dollari, una cifra astronomica, che ha portato a un mercato sotteraneo non regolato dove si incontrano venditori non solo di certificati di positività all’Aids, ma anche al Covid e rivenditori di visti falsi e criptovalute, vista la situazione bancaria russa. In tutto ciò nel mondo online, l’esempio di Relocation così come altri, è un aiuto, una salvezza concreta per chi moralmente o psicologicamente non è pronto a correre rischi di una guerra che solo una persona ha voluto.