«Ti avevo detto se mi davi la Bonavina. ..porca miseria. Risolvi il problema». All’apice dell’odio Giovanni Jannacopulos alza il telefono e chiama il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Gli chiede di cambiare direttore generale all’Usl di Bassano, per far finalmente rotolare la testa di Bramezza. Vorrebbe Maria Giuseppina Bonavina, che dirige l’Usl 8 Berica. Ma la risposta di Zaia non ammette repliche: «Giovanni...No! ».
[[ge:gnn:mattinopadova:12136179]]
Ma Jannacopulos arriva anche al punto di imporre la formulazione di interrogazioni alla Giunta regionale. Ci riesce con Nicola Finco, leghista e vicepresidente del consiglio regionale. Lo convince a formulare una interrogazione alla Giunta per comprendere le motivazioni di un particolare gesto di Bramezza. «Se continua si mobiliteranno tutte le redazioni, tutti i giornalisti contro la sanità. Noi faremo il nostro e sono deciso stavolta».
[[ge:gnn:mattinopadova:11918140]]
Nei tabulati delle intercettazioni sono finite anche comunicazioni con alcuni membri dell’opposizione, nel corso delle quali non nascondeva i suoi intenti bellicosi: «Lo scontro è aumentato di intensità. Anche se Bramezza cerca di sparire per abbassare i toni, stasera al tg li abbiamo alzati ancora di più! Abbiamo colpito, abbiamo colpito l’assessore».
Tutto nasce quindi per una questione di vicinanza di Jannacopulos ad alcune figure della dirigenza medica a Bassano. Più volte era stato visto all’interno dell’ospedale, a colloquio con diversi primari e medici dell’azienda sanitaria, con i quali risultava essere in buoni rapporti: specialmente con i primari di Ortopedia, Anestesia e Rianimazione, Urologia. Prima prova a chiedere favori per la dottoressa Maria Stella Baccilieri, la quale chiedeva maggiore autonomia rispetto al primario di Cardiologia.
[[ge:gnn:mattinopadova:12136166]]
Un altro conflitto è quello che nasce intorno alla figura di Federico Simonetto, cardiologo dell’ospedale di Bassano e figlio del direttore di un istituto bancario. Jannacopulos voleva far ottenere un periodo di aspettativa a questo medico per motivi di studio, per la durata di un anno. La richiesta di aspettativa era, però, già stata rigettata poiché reputata “dannosa per il corretto funzionamento del reparto”.
[[ge:gnn:mattinopadova:12136169]]
Nella stessa mattinata incontra prima Bramezza, caldeggiando il provvedimento in tono perentorio, poi contatta anche il dottor Antonio Di Caprio, direttore sanitario dell’Usl 7. Gli invia un messaggio Whatsapp nel quale trasmette il provvedimento di diniego dell’aspettativa, con il seguente commento: «È una presa in giro? Dovete rimediare».
A fronte della resistenza di Bramezza, scrivono gli investigatori, prende il via una campagna mediatica denigratoria condotta attraverso una serie di servizi giornalistici trasmessi dall’emittente televisiva Rete Veneta: approfondimenti critici relativi al servizio di automediche condotte da personale infermieristico, e anche sui tempi d’attesa necessari per accedere al punto tamponi dell’ospedale.
Anche nei colloqui con altri dirigenti medici e con politici Jannacopulos si riferisce a Bramezza come ad un “ostacolo” da rimuovere al più presto, tant’è che discutendo con Dino Secco (un ex deputato) apertamente afferma: «Comunque lo facciamo fuori! ...omissis... Alea iacta est (la decisione è presa)».
Il tema dei contatti assai stretti di cui l’imprenditore televisivo giova all’interno dell’ambiente medico emerge da un’ulteriore serie di conversazioni telefoniche. “Le quali non solo evidenziano come egli sia un soggetto con entrature proprio nell’ambiente in cui si trova ad operare il Bramezza”, spiegano gli investigatori nell’ordinanza. “Ma dimostrano come gli interlocutori prestino forte credito a quanto lo stesso indagato dicesse loro”.
Una domanda, a questo punto, viene spontanea: cosa succedeva prima di Bramezza?