«Alla luce di tutto quello che è poi successo, ha mai pensato che il suo operato possa aver avuto qualche smagliatura? Le è mai venuto il dubbio?». È una delle domande che venerdì, davanti al giudice monocratico Mariella Fino, ha rivolto il pubblico ministero Sergio Dini al professor Massimo Montisci, già direttore dell’Unità operativa di Medicina legale dell’Università di Padova, nel processo che lo vede imputato in seguito all’incidente stradale costato la vita allo scooterista Cesare Tiveron, 71 anni, il 13 settembre 2016.
Tiveron si scontrò con un’auto della Regione Veneto a bordo della quale c’era Domenico Mantoan, ex segretario della Sanità Veneta.
«I dubbi nascono sempre», ha risposto il medico legale. «Mi sono chiesto più volte se la mia valutazione fosse corretta. Sarebbe stato più semplice allinearsi, ma io ho formulato una valutazione alla luce di una serie di considerazioni. Ritengo di non aver avuto una condotta così altamente censurabile. Non credo di essere perfetto, ma quando mi si chiede una prestazione penso di effettuarla al massimo delle mie possibilità».
Il professor Montisci, difeso dall’avvocato Emanuele Fragasso, è accusato di favoreggiamento nei confronti dell’autista Angelo Faccin, alla guida dell’automobile della Regione a bordo della quale si trovava Mantoan. In più è chiamato a rispondere di frode processuale, falso ideologico e truffa perché avrebbe, secondo l’accusa del pm Sergio Dini, stilato una consulenza tecnica attribuendo la morte di Tiveron, sofferente di cuore, a una rottura dell’aorta al momento dell’impatto e non all’incidente; il medico è accusato di falso perché aveva motivato con un “malore” la richiesta di soccorso.
In aula è stato sentito per primo come testimone il professor Gaetano Thiene, ordinario a Padova e luminare della patologia cardiovascolare, uno dei consulenti incaricati dalla famiglia Tiveron, che ha ribadito come la morte del 71enne fosse da ricondurre all’incidente e non a una rottura dell’aorta e un infarto in corso.
Poi è stata la volta del professor Montisci. Dopo il pm Dini, la parola è passata alla parte civile (avvocati Pietro Sartori e Carlo Augenti), che si è soffermata in particolare sul rapporto che intercorreva tra Montisci e il professor Santo Davide Ferrara, consulente dell’autista indagato e all’epoca direttore della Medicina Legale di Padova. «Avevate una frequentazione?», chiede la parte civile. «Sì», risponde Montisci. «Dopo l’autopsia di Tiveron lei e Ferrara vi siete consultati?». «Solo in sede di autopsia, era presente anche il dottor Antonello Cirnelli (medico legale della famiglia Tiveron ndr)», la risposta. E ancora: «Il professor Ferrara le ha mai espresso la sua posizione a riguardo?». «No, mai», afferma Montisci.
Sui rapporti personali tra Montisci e Ferrara è tornato l’avvocato Fragasso, che ha chiesto al suo assistito di specificare cosa intendesse per «una frequentazione» con l’allora direttore dell’istituto dove lavorava. «È capitato che andassimo a cena o a pranzo, a vedere una mostra, un evento o una città». «Con le vostre consorti?», chiede il legale. «Sì». «Aveva un’amicizia con il professor Ferrara?». «No. Avevamo un rapporto schietto, positivo, genuino, ma sempre improntato in una differenziazione e disparità di ruoli. Un amico per come lo intendo io deve essere un tuo pari. Lui era un ordinario, io un associato».
Fragasso gli ha poi chiesto di chi fosse l’automobile contro cui è impattato Tiveron e se Mantoan guidasse: «L’auto era della Regione Veneto e Mantoan non guidava». Elemento che voleva evidenziare come per l’imputato non averebbe avuto senso essere influenzato nella sua consulenza.
A Montisci è stato poi chiesto se avesse mai ricevuto ordini illegittimi da parte del professor Ferrara: «Mai, ancor meno nel caso Tiveron. Non ho mai ricevuto alcun ordine o imposizione». E se Ferrara gli avesse mai detto “Tiveron è morto di morte naturale”: «No, né durante l’esame del cadavere né successivamente».
Prima che venissero sentiti infine i due testimoni chiamati dalla difesa, ha preso nuovamente parola il pm Dini, che ha voluto sapere da Montisci se dopo il settembre 2016 avesse avuto avanzamenti di carriera. «Sono diventato ordinario di Medicina Legale e nell’agosto 2017 ho preso servizio. Nel 2018 sono diventato responsabile dell’unità complessa al posto del professor Ferrara, andato in quiescenza».
Di nuovo in aula il prossimo 4 novembre.