Era una domenica, come oggi. Si conobbero in piazza Oberdan: lei saliva per andare a Opicina, lui scendeva per recarsi al lavoro. Di sera l’incontro bis alla “rovescia”. E l’amore per sempre
TRIESTE Il 9 ottobre del 1966 cadeva di domenica, esattamente come oggi. Quel giorno, la 18enne Nerina Dionis si trovava in piazza Oberdan, in attesa del tram che alle 14.20 l’avrebbe accompagnata su, fino a Opicina, dove l’aspettava un pomeriggio in compagnia dell’amica Edith. Mai quella timida ragazza di origini istriane avrebbe potuto immaginare che, di lì a poco, avrebbe fatto l’incontro più importante della sua vita. Al capolinea era infatti sceso Fulvio, che la ragazza conosceva sin da bambina.
Non fu però Fulvio ad attirare l’attenzione di Nerina, bensì il suo alto amico dai capelli neri e dai modi piuttosto affabili. «Tutt’oggi potrei descrivere com’era vestito quel giovanotto di bell’aspetto: pantaloni beige, giacca nera, camicia azzurra e cravatta blu». Era il ventiquattrenne Antonino De Natale, siciliano trapianto a Trieste come poliziotto ferroviere. Quel giorno Antonino viaggiava con Fulvio da Opicina fino al centro della città, dove avrebbe preso servizio. Ammaliato dalla bellezza di Nerina, Antonino le prese subito la mano per presentarsi. «Ma cossa vol sto’ sempio de mi?», pensò la ragazza, le guance paonazze. Ma l’imbarazzo durò poco, perché il tram era ormai pronto a ripartire. E così i due giovani si separarono. Alcune strade, o meglio alcuni tram, portano però più a un destino che a una destinazione. Quella stessa domenica, infatti, di ritorno alla stazione di Opicina con la corsa delle 18, dopo aver staccato dal lavoro, Antonino si imbatté nuovamente in quella ragazza che, solo poche ore prima, l’aveva incantato con i suoi lunghissimi capelli. Sono passati 56 anni da quella domenica, una vita intera, e Nerina e Antonino sono ancora insieme, ancora complici, nonostante «la testa dura di lei» e «l’impulsività di lui». I due si sono sposati otto anni dopo quel primo incontro, nel 1974 nella chiesetta di Cologna: scelta non casuale, proprio a metà strada tra i loro primi due incontri, e con il tram a far da sottofondo con il suo sferragliare. Due anni dopo nacque Antonella, che con pazienza e affetto oggi si prende cura dei suoi genitori, e li aiuta a ricordare i dettagli della loro lunghissima storia d’amore. Edith è ancora la migliore amica di Nerina, Fulvio invece li ha lasciati qualche anno fa. E tra gioie e dolori, momenti belli e altri difficili, quel giovanotto dai capelli scuri è ancora innamorato della sua timida ragazza conosciuta alla fermata del tram. «Ci sarebbe piaciuto, quest’anno, incontrarci di nuovo al capolinea di piazza Oberdan, salire sul tram e arrivare su, a Opicina, per ricordare i tanti momenti scanditi da quei viaggi. Il tram ci manca, con la sua presenza certa e sicura. Forse, tra due anni, per il 50.mo anniversario di matrimonio, potremmo festeggiare così: incontrarci di nuovo sul tram, come la prima volta. O la seconda»