SARAJEVO. È stata una nottata di disinformazione e contro disinformazione quella tra domenica 2 e lunedì 3 ottobre in Bosnia-Erzegovina.
I partiti in lizza, mentre il Comitato elettorale centrale procedeva con zelo e attenzione, si attribuivano la vittoria a colpi di percentuali e di voti. Ed è stata anche una nottata attraversata da un fulmine, quello dell’Alto rappresentante per la Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, che dopo un’ora dalla chiusura delle urne proclamava una sua mini riforma della legge elettorale. Riforma subito approvata da Washington ma che il 3 ottobre, invece, ha ricevuto le critiche dell’Unione europea.
Ma veniamo innanzitutto agli esiti del voto che, per ora, vedono un unico grande sconfitto: il musulmano Bakir Izetbegović, figlio del primo presidente della Bosnia indipendente che non farà parte del prossimo collegio presidenziale della Federazione Bih. Per il resto “business as usual”. Se non per l’incertezza assolutamente inattesa dal leader serbo-bosniaco Milorad Dodik per la sua elezione a presidente della Repubblika Srpska. La commissione elettorale ha diffuso solo ieri mattina i primi dati ancora provvisori relativi in particolare alla presidenza tripartita del Paese e a quella della Republika Srpska (RS), l'entità a maggioranza serba. Sulla base dello spoglio di oltre l'86% delle schede elettorali, la corsa a membro serbo della presidenza collegiale è stata vinta da Željka Cvijanović, del partito Snsd e presidente uscente della Republika Srpska, mentre per la componente bosgnacca musulmana il successo è andato al socialdemocratico Denis Bečirović. Incertezza ancora sul membro croato, con Željko Komšić (uscente) in vantaggio su Borjana Kristo.
Per quanto riguarda la presidenza della Republika Srpska, dopo lo scrutinio dell'81,9% dei seggi, Milorad Dodik, leader serbo-bosniaco Snsd e membro serbo uscente della presidenza tripartita - è in vantaggio con il 48,8% sulla sua principale avversaria Jelena Trivić, che ottiene il 42,6%. Dalla chiusura dei seggi e per tutta la notte, Dodik e Trivić avevano ingaggiato, come detto, un duro confronto verbale, proclamandosi entrambi vincitori e rivolgendosi accuse reciproche. Ieri si è votato per il rinnovo di tutti gli organi istituzionali della Bosnia-Erzegovina.
Sul fronte Schmidt da rilevare che, come affermato dalla portavoce della Commissioe Ue, Ana Pisonero «l'Ue prende atto della decisione dell'alto rappresentante Schmidt di modificare la Costituzione dell'entità della Federazione di Bosnia ed Erzegovina (FBiH) e la legge elettorale della Bosnia ed Erzegovina (BiH)». «Si tratta di una decisione del solo Alto rappresentante - ha precisato -i cui poteri esecutivi dovrebbero essere utilizzati esclusivamente come misura di ultima istanza contro atti illegittimi irreparabili».
A reclamare una riforma della legge elettorale è in particolare la componente croata, la meno numerosa della Bosnia-Erzegovina, sempre più insofferente alla convivenza con la componente musulmana e desiderosa di una propria entità. L'Alto rappresentante però è dotato dei cosiddetti poteri di Bonn, di un’ampia gamma di interventi, anche sul piano legislativo. Una spaccatura tra Usa e Ue che vede la Casa Bianca privilegiare i fedelissimi croati della Nato a scapito dei serbi di Bosnia stregati dal verbo di Putin e i bosgnacchi sotto l’influsso del califfo Erdogan. Con la Cina che sta a guardare con la sua interminabile via della seta.
