MANTOVA. Mentre in Europa non è mai stato così caro e in Italia l’Eurostat calcola un rialzo dei listini del 13,5% sul 2021, i fornai mantovani provano a resistere al caro-pane. Nonostante tutto. Nonostante materie prime aumentate quasi del doppio, difficoltà nel reperimento di imballaggi e soprattutto costi dell’energia elettrica e del gas. I titolari delle panetterie della città cercano di assorbire gli aumenti internamente, ma per quanto tempo riusciranno a non mettere mano ai prezzi di vendita al pubblico?
Oggi il costo del pane comune si aggira in città sui 3,80 euro al chilo, mentre un pane lavorato, come ad esempio le ricciole, può costare fino a 6 euro; prezzi più contenuti per il pane all’olio che registra un costo medio di 4,40 euro al chilo, mentre l’arabo si attesta sui 4,20 euro. Cifre in linea con la grande distribuzione che registra una media di 3,70 euro per il pane comune fino ai sette euro abbondanti al chilo per pani lavorati con noci e olive.
La maggior parte dei mantovani, al momento, non sembra voler rinunciare alla tappa in panificio sia per acquistare pane che schiacciatine e stuzzichini. «I clienti riescono ancora ad acquistare le quantità di pane che desiderano – spiega Riccardo Freddi del panificio Freddi – ma se la situazione continua così, il consumo giornaliero potrebbe essere rivisto».
D’altronde se per le aziende aumentano costi delle materie prime e dell’energia, dall’altra stipendi e pensioni dei consumatori non solo restano uguali ma devono anche far fronte al caro-bollette che si è abbattuto sulle famiglie. «Le nostre spese sono aumentate e gli stipendi e le pensioni dei nostri clienti sono sempre gli stessi – considera Cristina Manzini Cavalli del panificio il Granaio di via Verdi – il rischio è che in autunno inoltrato le persone siano costrette a fare delle scelte anche per un alimento base come il pane».
I numeri non mentono. I costi delle materie prime stanno registrando cifre quasi proibitive. «Qualche mese fa la farina costava 45 euro al quintale, adesso più di 50 euro – spiegano i titolari del panificio Truzzi – il frumento invece adesso costa 34 euro». Farina e frumento, ma non solo. Anche sullo zucchero si sono abbattuti gli aumenti. «Il presso è raddoppiato, siamo passati da 0,65 a 1,30 euro – spiega Riccardo Freddi – anche il prezzo del grano, dopo i picchi della primavera, non si è più abbassato anche per i costi energetici che stanno affrontano i mulini».
Bollette di gas ed energia elettrica incidono pesantemente sulle spese dei panifici, come sottolinea Stefano Fugazza de La Casa del Pane di via Verdi. «Gli aumenti sono in media del doppio: a luglio 2021, ad esempio, ho pagato 1.800 euro di luce, quest’anno la bolletta è di 3.600 euro. Le spese continuano salendo sia per i costi di gestione del negozio sia per la spesa con aumenti registrati in generale di circa il 40%».
I clienti, dal canto loro, per ora non si privano della tappa in panificio o dell’acquisto di prodotti da forno nella grande distribuzione. C’è chi, come Adele, sta cercando di razionalizzare gli acquisti puntando solo alle quantità necessarie. «Qualche mese fa acquistavo più pane, ultimamente cerco di prendere le quantità che abitualmente consumiamo e, in caso di bisogno, preferisco tornare una volta in più al panificio». Gli anziani, invece, non rinunciano alla tappa quotidiana nel proprio forno di fiducia. Un po’ un rito, oltre che una piacevole abitudine. «Vivo da sola e ogni mattina vengo in panificio per comprare il pane per la giornata – racconta una signora – È un’abitudine che ho da sempre alla quale non vorrei proprio rinunciare».
I giovani, invece, frequentano sempre di meno i panifici preferendo la grande distribuzione. «Quando faccio la spesa acquisto anche il pane o sostitutivi quali grissini e cracker – confida Simona – così ho la scorta per più di una settimana e non c’è il rischio di sprecare nulla».
Ma c’è anche chi sta riscoprendo il piacere di cucinare il pane in casa: già sperimentato durante i lockdown, ora torna utile per proteggere i portafogli.