Delle condizioni disperate in cui versava Dren Bajrami, ospite del Civiform dallo scorso inverno, la struttura era al corrente fin dalla notte di domenica, da quando i soccorritori lo avevano trasferito d’urgenza, in codice rosso, all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine.
Che le speranze di salvezza fossero purtroppo quasi nulle lo si era capito da subito, ma la notizia del decesso, ufficializzato nella tarda mattinata di ieri, ha comunque avuto un effetto devastante in quel piccolo compendio di umanità che è il collegio destinato all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e nella contigua scuola professionale, ambiente formativo noto su scala regionale e oltre. Dal giorno della disgrazia l’ampio edificio è avvolto dal silenzio: le cancellate sono aperte, come sempre, ma il via vai del centinaio di minorenni ospiti – di tante nazionalità – sembra sospeso, quasi un segno di lutto, un abbraccio muto a quel compagno che non c’è più, che se ne è andato all’improvviso, in uno strappo dal sapore dell’inaccettabile.
«Civiform – scrivono dall’istituto – esprime il proprio cordoglio per la scomparsa del giovane, vittima di un tragico incidente. Questo minore non accompagnato era giunto a Cividale nel mese di febbraio, alla ricerca di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia, rimasta nel Paese d’origine. Era stato accolto dalla realtà convittuale e si era inserito positivamente nella comunità, intessendo relazioni serene sia con gli altri ospiti che con il personale che lo aveva preso in carico. Gli era stata immediatamente data la possibilità di frequentare i percorsi di alfabetizzazione di lingua italiana e di cittadinanza attiva previsti dal suo progetto educativo, finalizzato a favorirne la buona integrazione in Italia».
Profondo dolore viene espresso dal presidente del Consiglio d’amministrazione della comunità di accoglienza, Gianpaolo Zamparo, che parla anche a nome della direzione generale e di tutti gli educatori e assistenti: «Siamo costernati – dichiara Zamparo – per il lutto che ci ha colpito e desideriamo esprimere tutta la nostra vicinanza ai parenti del ragazzo. Nulla può attenuare lo strazio e la tristezza di vedere interrotto, così bruscamente, un percorso di crescita e un sogno di rivincita che era iniziato da poco, ma che abbiamo fortemente sostenuto con il nostro lavoro quotidiano».
«Un giovane educato, molto rispettoso», testimonia, affranta, l’assessore alle politiche sociali Catia Brinis, che aveva avuto modo di conoscere Dren e che racconta come la struttura abbia fatto di tutto, sia a livello umano che sul piano burocratico – ai fini, tra l’altro, del trasferimento della salma –, per aiutare la famiglia del 17enne in questo momento terribile.
È stato proprio grazie alla mediazione di Civiform che il padre del giovane kosovaro, assieme a un altro parente, ha potuto arrivare in Friuli già nella giornata di martedì per abbracciare Dren quando ancora era in vita, pur in uno stato ormai irreversibile.
«È un dolore lacerante. Siamo tutti sconvolti. Una vicenda del genere non può che lasciare attoniti», commenta ancora l’assessore Brinis, rivolgendo alla famiglia della vittima un pensiero di vicinanza e di condivisione.
Scioccata per l’accaduto anche il sindaco Daniela Bernardi, che da quando è stata informata del dramma si è tenuta costantemente aggiornata sugli sviluppi: «Piangiamo la vita spezzata di un ragazzo che aveva soltanto 17 anni e che era arrivato in Italia, in Friuli, per costruirsi un futuro: una tragedia immane», dice la prima cittadina, esprimendo il cordoglio dell’ente locale e auspicando che «venga fatta presto chiarezza sull’episodio, nell’interesse di tutti».
Sconcerto emerge pure dalle parole del vicesindaco Roberto Novelli: «Una disgrazia che scuote nel profondo», dichiara, ricordando peraltro come i minori affidati al collegio del Civiform vengano «seguiti con grande cura e attenzione».
