Rivedere il film della propria carriera sarà un esercizio che Federer farà da lunedì. Adesso si gode gli ultimi istanti da giocatore con la speranza che il ginocchio gli consenta l’ultima passerella finale. In conferenza stampa (qui la prima parte delle sue dichiarazioni) è apparso emozionato e ha sottolineato la sua dote principale, quella di essere riuscito a essere autentico per tutto questo tempo. Ottimi i rapporti con giocatori, direttori dei tornei organi di stampa: è la vittoria più grande dell’uomo Roger.
Ma ci sono dei rimpianti nella vita di Federer? “Ce ne sono, ma non li chiamerei così, in quanto le cose accadono per una ragione e capita a tutti di fare errori o prendere cattive decisioni. Tutto ciò mi ha fatto crescere. Anche le sconfitte più dure, quelle che mi hanno fatto piangere sono state opportunità che mi hanno fatto diventare migliore”.
Ripercorrendo la sua carriera agonistica il campione svizzero si focalizza soprattutto sui successi e sulle vittorie, i pochi momenti tristi li ha rimossi: “Sono contento che la mia mente mi abbia permesse di vedere solo le situazioni positive, perché non era semplice cancellare quelle negative. A un tennista capita di prendere decisioni difficili anche fuori dal campo da gioco, ma ho sempre creduto nel fatto di doverle prendere assieme al mio team per non dover scaricare su di loro responsabilità. Per questo credo di non avere rimpianti”.
L’unica cosa che rivedrebbe della sua carriera è l’inizio della stessa: “Mi spiace non avere avuto un approccio professionale nei miei esordi. Da giovane ero più impulsivo, mi arrabbiavo e non volevo essere troppo serio. Ma devo ringraziare chi ha lavorato a fianco a me per avermi permesso di essere me stesso. Avevo un’etica lavorativa errata: ero ispirato per un quarto d’ora e distratto per un’altra mezz’ora”.
Federer ha espresso anche il suo punto di vista sulla generazione dopo la sua: “Sarà la migliore in assoluto dal punto di vista atletico. Zverev, Tsitsipas, Rublev, Medvedev e altri, sono i migliori giocatori e lo saranno a lungo. Non credo che questi giocatori saranno disposti ad andare a rete dopo il servizio per poi tornare indietro sulla riga di fondo. Più facile per loro rimanere a fondo campo dopo il servizio. Il gioco sta cambiando. Io amavo andare a rete perché l’ho imparato dalla generazione precedente alla mia. Il tennis sarà sempre eccitante, non so in che modo: magari vedremo dei difensori fortissimi e colpi incredibilmente forti ma ci sono i migliori tifosi del mondo e tutto andrà bene”.
Il dibattitto sul “GOAT” rimarrà per sempre in uno sport che ha vissuto un’epoca d’oro grazie e soprattutto a Roger Federer: “Sono orgoglioso e molto felice per quello che ho vinto. Dopo aver conquistato Wimbledon e il 15° Slam, tutto quello che è arrivato da quel momento in poi per me è stato un qualcosa di aggiuntivo. Sampras è stato un giocatore speciale per me. Sono felice di aver vinto 20 Slam e più di 100 titoli”.
Alcaraz ha dichiarato tutto il suo dispiacere per non aver avuto l’opportunità di affrontare lo svizzero, stesso concetto ribadito anche da Federer: “Dispiace anche a me che non ci sia mai stata l’occasione di affrontare il nuovo n. 1 del mondo. Ovviamente ho guardato attentamente quello che ha fatto agli US Open e durante l’anno: è stato fantastico. L’ho sempre detto che ci saranno nuove superstar nel tennis e lui è una di quelle, ma alle volte non tutti si accorgono di quello che accade. Fu la stessa cosa quando Pete [Sampras] e Andre [Agassi] si ritirarono. Ci si domandava “chi prenderà il loro posto?”. Mai lo stesso vincitore negli Slam e poi, subito dopo, ci siamo stati io, Rafa e Novak a vincere slam per molti anni. Ho un aneddoto divertente su Carlos: ci siamo allenati assieme a Wimbledon quando lui era tra gli juniores e fu un buon allenamento. Juan Carlos Ferrero era lì, molto eccitato. Molto spesso quando ti alleni con un qualcuno, poi ti ci rialleni subito dopo perché ti sei trovato bene ed è facile chiamarsi per mettersi d’accordo. Io un paio di giorni dopo li ho richiamati ma per allenarmi con Juan Carlos e non con Carlos (sorride). Volevo vedere come se la cavava e io in allenamento ci vado pianissimo. Alla fine mi sono allenato davvero con Ferrero: non ha sbagliato una palla. Sono molto contento per lui in particolare e del successo che sta avendo come allenatore”.
Paolo Michele Pinto