Siamo tutti, a modo nostro, tifosi di Roger Federer, e il giorno dopo l’annuncio del suo ritiro quella sensazione non passa: la certezza che, uno come lui, non ci sarà più. Nella mente scorrono i pensieri di lunghi pomeriggi ammaliati di fronte alle sue prodezze, in tempi in cui ci sembrava l’unico tennista che potessimo tifare sul serio: il più bravo e il più elegante di tutti, in un circuito maschile dove di connazionali, ai vertici, non ve n’era nemmeno l’ombra. Orfani di Federer, possiamo però voltare pagina in tranquillità: perché il tennis ha riscoperto nuovi eroi, e perché tra questi, ed è questa la notizia migliore, ci sono pure due italiani.

Chi non è memore dei tempi di Panatta, Bertolucci e Barazzutti si ritrova in una situazione completamente nuova ed eccitante: quella di sperimentare l’ebbrezza di tifare per due italiani che non solo sono preparati tecnicamente e pure bravi ragazzi, il che non guasta mai, ma che possono ambire concretamente a trionfare nei tornei più prestigiosi e seguiti al mondo. Quando Matteo Berrettini ha interrotto il lungo digiuno di 44 anni senza un italiano in una finale di un torneo dello Slam, ci è sembrato un evento eccezionale, un passaggio di una cometa che accade con frequenza rarissima. Invece tanto lui quanto Jannik Sinner, oggi, sono tra i tennisti più accreditati, rispettati e temuti del circuito. In grado, soprattutto, di riscrivere la storia del tennis italiano.

Berrettini e Sinner piegano l'Argentina, si va ai quarti

Una riprova ce l'ha data la seconda partita del girone della fase finale di Coppa Davis, dove l’Italia si è sbarazzata dell’Argentina. Per la prima volta, la Nazionale ha schierato in singolare la coppia d’oro: Berrettini ha battuto 6-2 6-3 Sebastian Baez, Sinner ha avuto la meglio su Cerundolo con il punteggio di 7-5 1-6 6-3. Dopo la vittoria, mercoledì scorso, contro la Croazia, il successo contro i sudamericani significa qualificazione alla Final Eight di Malaga: gli azzurri saranno protagonisti nella fase finale che si disputerà dal 22 al 27 novembre, arrivandoci legittimamente come una delle squadre favorite. Per chiudere il programma di questa settimana bolognese, il gruppo capitanato da Filippo Volandri sarà ancora di scena domenica, in campo contro la Svezia.

Dopo qualche incertezza nel primo match di Davis contro Coric, vinto comunque in tre set, contro Baez Berrettini ha ritrovato la sua forma migliore: gli è bastata un’ora e undici minuti di gioco per avere la meglio sul numero 37 al mondo. La superiorità del romano è già stata evidente nel secondo game, quando ha strappato il servizio all’avversario e da lì non ha avuto problemi a gestire il vantaggio nel set, anche grazie a un ulteriore break. Copione rispettato anche nel secondo set, quando il break è arrivato sul 3-2: l’azzurro si è imposto da subito come padrone della partita e comandando il gioco a piacimento. Del resto, se c’è una statistica che conferma l’assoluta tranquillità con cui Berrettini ha regolato il suo avversario è il numero di palle break concesse: zero.

Jannik Sinner in Italia vs Argentina - Coppa Davis

Tullio Puglia/Getty Images

Molto più sofferto il successo di Sinner contro Cerundolo, giunto al termine di tre set e dopo una battaglia di due ore e trentasei minuti. Che il numero uno italiano abbia sudato più del previsto, lo dice il gioco finale, quando il nostro ha servito per il match: un game della durata di ben quindici minuti, in cui Sinner ha sprecato, causa “pellaccia” dell'avversario, ben cinque match point. Una partita che rischiava di diventare un incubo per Sinner, che dopo aver vinto il primo set 7-5 si è improvvisamente inabissato: è andato sotto di cinque giochi nel secondo set, finendo, poi, per conquistarne appena uno. Ma anche e soprattutto nei momenti di difficoltà si vedono i campioni: dopo quel passaggio a vuoto, l'altoatesino è riemerso dalle incertezze, e anche se indubbiamente non si è visto il miglior Sinner (ha faticato soprattutto con la prima di servizio) si è potuto ammirare il modo in cui ha gestito da fuoriclasse i punti clou del match – riuscendo, dato da sottolineare, a disinnescare ben dieci delle dodici palle break concesse.

Una coppia che può farci sognare

Come detto, non era mai successo che Sinner e Berrettini condividessero lo spogliatoio della Davis: i problemi fisici del romano non gli avevano permesso di rispondere alla Nazionale negli scorsi anni, con le ultime apparizioni datate 2019 – bilancio, una vittoria contro l’indiano Gunneswaran e due sconfitte contro Shapovalov e Fritz. Sinner invece ha esordito in Coppa Davis soltanto lo scorso anno, e contro Cerundolo ha prolungato la striscia di imbattuto nella competizione nel singolare: nel 2021 a fare le spese della fame di vittoria dell’altoatesino erano stati, nell’ordine, Isner, Galan e Cilic.

La suggestione di vederli insieme arriva in un momento fondamentale: per le loro carriere, che ormai sono entrate nel vivo (anche se, di Sinner, bisogna ricordare che parliamo di un ragazzo di 21 anni!), per noi, che possiamo godere del privilegio di gustare una coppia di tennisti italiani così forte come non si vedeva da tempo. Da quanto? Dati alla mano, per la precisione dal 1973, quando Panatta (numero 8) e Bertolucci (12) figuravano nella top 15 del ranking. Oggi Sinner e Berrettini sono rispettivamente numero 11 e numero 15 al mondo, con possibilità certe di risalire nei prossimi anni – non dimentichiamoci che, lo scorso novembre, i due erano contemporaneamente in top ten, fatto inedito nella storia del tennis italiano.

«Sono qua per un obiettivo, far parte di questa squadra incredibile», ha detto Sinner, che dopo aver saltato la prima partita contro la Croazia per preservare la miglior condizione fisica ha mostrato grande entusiasmo per affrontare questa sfida. «Siamo un bel gruppo, unito, competitivo, vogliamo arrivare fino in fondo», gli fa eco Berrettini. Nessun’altra squadra può ritenersi superiore alla nostra Nazionale, complice l’assenza della Russia campione in carica e i probabili forfait, come già in questa fase a gironi, di Nadal e Djokovic con le rispettive squadre. Ci sarà tempo per i nostri due assi di inseguire gli Slam: al momento, la loro consacrazione tennistica passa anche dall’alimentare un sogno Davis che, per tanti anni, è stato precluso all’Italia.

Migliorarsi a vicenda, insieme

Mentre noi li ammiriamo in campo, dove servono con la potenza di fucilieri e chiudono i punti con la maestria di artigiani, nel dietro le quinte Sinner e Berrettini si influenzano in modo positivo: l’uno è il pungolo dell’altro. È un circolo virtuoso: avere il “vicino di banco” finalista a Wimbledon – così come Berrettini ha potuto ispirarsi, per esempio, alla semifinale di Cecchinato al Roland Garros 2018 – significa per Sinner rendersi conto che certi traguardi sono possibili, a portata di mano. E ora che l’altoatesino ha centrato tre volte i quarti nei quattro tornei dello Slam non può più avere timore di niente. Al tempo stesso, Berrettini riconosce il grande talento del collega: è come se uno completasse l’altro, anche in uno sport solitario come il tennis, perché le competenze viaggiano da una parte all’altra, e la sana competizione migliora entrambi.

«Ho un bellissimo rapporto con Jannik: credo che ci sia una sanissima competizione tra noi due, è una cosa che mi dà tanta energia positiva per provare a superare sempre i miei limiti», ha detto qualche tempo fa Berrettini. «Ci alleniamo spesso insieme: credo che ci traineremo e ci aiuteremo per raggiungere risultati sempre più importanti». Adesso, con la Davis, possono farlo anche in squadra, insieme per davvero. Continuando nella loro idea, sempre più marcata e reale, di costruire carriere da campioni. E dandoci materiale per appassionarci e tifare, ancora per tanti anni.