MANTOVA. «Queste elezioni saranno importanti per ricostruire l’Italia come quelle del primo dopoguerra». Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza del consiglio e candidato di Impegno civico nell’ampio collegio plurinominale per la Camera che va da Mantova ad alcuni comuni del Milanese, mette in guardia da chi è euroscettico e populista: «Senza l’Europa non si esce dal caro bollette».
Il centro sinistra, secondo gli ultimi sondaggi, è in difficoltà. Su che cosa deve puntare nell’ultima parte di campagna elettorale per recuperare lo svantaggio?
«I sondaggi lasciano il tempo che trovano perché sono stati condotti in periodo di vacanza. Ed è la prima volta che si vota a settembre. Detto questo, bisogna puntare a far riflettere la gente sull’insensatezza di queste elezioni anticipate, sul fatto di aver sfiduciato il governo Draghi che aveva ben operato e sul fatto che coloro che hanno compiuto questo atto hanno responsabilità molto precise: Conte ha avviato al Senato, sulla vicenda Ucraina e dell’invio delle armi, una sorta di verifica; Berlusconi e Salvini , amici di Putin, hanno aperto la crisi negando la fiducia al governo. Secondo gli elettori, il passaggio da Draghi a Meloni avverrà senza problemi? Queste elezioni sono importanti come quelle del primo dopoguerra. Credo che si tratterà di ricostruire l’Italia».
Non pensa che sia stato un errore per il Pd rinunciare all’alleanza con Calenda e Renzi per inseguire Fratoianni e Bonelli?
«Perché rovesciare la realtà? Chi ha fatto un accordo per poi negarlo si chiama Calenda. Lui sapeva che il Pd avrebbe allargato la maggioranza ad altri gruppi tra cui i Verdi-Sinistra italiana. È lui che ha cambiato idea».
La campagna elettorale si gioca ormai solo sui temi economici. Che cosa propone per andare incontro alle famiglie e alle imprese schiacciate dalle bollette energetiche alle stelle?
«Gli elettori devono valutare bene come si esce da questa situazione. Senza l’Europa non se ne esce e le iniziative che la Commissione europea dovrebbe assumere potrebbero già dare l’orientamento ai mercati che si sono molto agitati. È bastato il preannuncio del tetto al prezzo del gas per far calare il prezzo da un massimo di 330 euro a megawattora a 191 di martedì. La speculazione sente odore di pericolo ed è il momento in cui l’Europa deve andare fino in fondo come aveva fatto durante la pandemia quando varò il Next generation Eu da cui, poi, è nato il Pnrr. Nel frattempo, il governo italiano si è impegnato per 50 miliardi per abbassare il peso delle bollette energetiche su famiglie e imprese. La Germania ne ha messi 60 ma data la dimensione economica dei due paesi l’Italia si è impegnata di più. Martedì prossimo il Senato convertirà definitivamente in legge il decreto aiuti bis. E ieri il Governo ha approvato un nuovo decreto con uno stanziamento di ulteriori 14 miliardi senza far ricorso a nuovo debito».
Bisogna fare lo scostamento di bilancio, e altro debito, come chiede Salvini pur di salvare famiglie e imprese?
«Le famiglie si ricordano del 2011: in agosto furono bruciate risorse immense di tre finanziarie, con Berlusconi premier e Tremonti ministro dell’economia, perché si espose il debito pubblico alla speculazione. Ascoltando Salvini si provocherebbero le stesse conseguenze. Sul debito non può decidere solo l’Italia. Se Salvini riflettesse...».
Il centro destra al governo è un pericolo per la democrazia italiana e per l’Europa?
«No, la democrazia in Italia è solida. Però, se la democrazia viene messa in mani inadeguate i rischi possono essere maggiori. A garanzia del debito, mi chiedo, conta più Draghi, che ha salvato l’euro, o altri? Se al governo vanno i populisti e gli euroscettici, in Europa non troveremo passaggi facili. Questo non è un centro destra, che c’era fino a quando Forza Italia era forte, ma un destra destra centrino. Persino Berlusconi pare allarmato».
Il centro destra vuole modificare il Pnrr perché, sostiene, è stato scritto in un’altra epoca. Cosa ne pensa?
«Solo chi non conosce come è strutturato il Pnrr può fare una proposta simile. Finora il governo ha rispettato gli impegni assunti e sono stati staccati dall’Europa due assegni da 24 e da 21,8 miliardi; per staccare il terzo entro quest’anno e altri sette su base semestrale da qui alla fine del 2026, è necessario rispettare tutte le 527 condizioni sottoscritte sia in termini di riforme strutturali che di target. Rinegoziare che cosa? È solo propaganda, come quella di Meloni quando dice che in Europa è finita la pacchia. Se il modo di stare in Europa è sfidare gli altri sul nazionalismo significa seguire la logica di Orban».
Che futuro avranno Impegno civico e il rapporto con Di Maio dopo le elezioni?
«Di Maio si è rivelato, del gruppo 5 Stelle, quello più serio, motivato e studioso. Gli anni di governo gli hanno dato autorevolezza. Ha solo 36 anni e si può pensare che rimanga in campo. Il nostro progetto politico coinvolge un civismo di cui sono portatori molti sindaci anche in provincia di Mantova».
È giusto continuare a sostenere l’Ucraina mandando armi e insistendo con le sanzioni alla Russia?
«Dovremmo girarci dall’altra parte? La decisione assunta in sede europea è stata poi validata da comportamenti coerenti in sede parlamentare. Gli aiuti stanno dando buoni risultati come si vede sul campo. Se la Russia cerca di interferire anche nelle elezioni italiane, a maggior ragione dobbiamo stare a fianco dell’Ucraina, paese invaso. Putin ha amici consolidati in Italia. Salvini ha fatto un patto con Russia unita, il partito di Putin, dove c’è scritto che devono scambiarsi informazioni. E sembra che al Cremlino abbiano brindato dopo che Lega e Forza Italia non avevano dato la fiducia a Draghi».
Cosa pensa dell’accelerata promessa dal centro destra sia sul presidenzialismo che sull’autonomia regionale, appena metterà piede a Palazzo Chigi?
«Vediamo se Meloni andrà avanti. La proposta di presidenzialismo richiede prudenza assoluta perché non è una prospettiva per l’Italia. Meloni parla di bicamerale e ha cominciato a pensare che ci vorrà tempo. Le priorità sono altre: sono quelle economico-sociali e il Pnrr. La durata della prossima legislatura coinciderà, più o meno, con quella del Pnrr. Serve che la dorsale amministrativa del paese, e cioè i Comuni e le Regioni che sono i veri protagonisti del Pnrr, sia in grado di spenderli bene».