Chiara, diciottenne, di famiglia nobile, scappa di casa contro il volere del padre e si unisce a Francesco, allora trentenne, e ai suoi fratelli. Vuole vivere in povertà come loro e, più avanti, insieme al gruppo di donne che l’ha seguita, fondare un ordine simile a quello di Francesco e andare per il mondo insieme alle sorelle a predicare il Vangelo. Ma è una donna e il pontefice non le concede questo “privilegio”. La Chiesa prevede per le religiose soltanto la possibilità di vivere in clausura. Lontano dal mondo e separate dagli uomini, tanto più che sono considerate “pericolose”, creature del demonio e potenziali tentatrici.

Al festival del cinema di Venezia – che si è concluso il 10 settembre con l’assegnazione del premio più importante, il Leone d’oro come miglior film, al documentario All the beauty and the bloodshed di Laura Poitras - la regista Susanna Nicchiarelli ha concluso con Chiara quella che lei stessa ha definito una “trilogia involontaria” dedicata a tre figure femminili. Un percorso a ritroso nel tempo che aveva iniziato con Nico, 1988, sulla cantante dei Velvet Underground e musa di Andy Warhol, premio Orizzonti a Venezia 74, seguito da Miss Marx, presentato alla Mostra del cinema nel 2020, che raccontava la storia di Eleanor, la figlia di Karl Marx.

Con Chiara, la regista fa un balzo indietro, addirittura al Milleduecento. «Eppure la vicenda di questa donna, come quella di Francesco, è incredibilmente contemporanea», dice. «La loro fu una scelta politica radicale, in opposizione a una società ingiusta, divisa fra chi ha tutto e chi non ha niente, allora proprio come oggi. In questo contesto storico, Chiara e Francesco scelgono di lasciarsi tutti i privilegi alle spalle e di scegliere la povertà assoluta. E creano una comunità di pari, dove non ci sono rapporti gerarchici. Un messaggio rivoluzionario e, per quanto riguarda, Chiara anche potremmo dire femminista».

Nel ruolo dei due protagonisti, l’attrice Margherita Mazzucco dell’Amica geniale e Andrea Carpenzano, che la regista racconta di aver notato la prima volta nel film Il campione. «Li ho scelti prima di tutto perché sono attori molto bravi. E recitano in modo naturale, che era quello di cui avevo bisogno. La retorica in un film come questo sarebbe stata pericolosa. Margherita e Andrea, insieme agli altri interpreti, mi hanno anche aiutato a cambiare alcune battute, a renderle più spontanee».

«La prima cosa che abbiamo fatto con Susanna», racconta Carpenzano, «è stata andare a vedere Le Storie di San Francesco di Giotto”. Ammette: «Non sapevo nulla di Francesco. Figure come lui, giovani capaci di rompere con le tradizioni, di fare qualcosa di rivoluzionario sono cicliche nella storia. E Chiara lo fa con ancora più determinazione».

Anche Mazzucco, spiega di aver scoperto il suo personaggio parlando con la regista. «Conoscevo San Francesco perché lo avevo studiato a scuola. Mentre di lei sapevo molto meno. La cosa che mi è piaciuta di più della sua storia è che Chiara non avrebbe voluto compiere miracoli, diventare santa. Quello che desiderava era rinunciare alla nobiltà e stare con i poveri, aiutare la gente. Era una donna molto forte e molto fragile al tempo stesso».

Per ricostruire la vita di Chiara e Francesco avvicinandosi il più possibile alla realtà storica, è stata fondamentale la supervisione alla sceneggiatura di Chiara Frugoni, morta il 10 aprile di quest’anno e alla quale Nicchiarelli ha dedicato il film: «Era un’esperta di storia medievale che ha dedicato tutta la sua vita allo studio di Chiara e Francesco», spiega. «È stato proprio grazie ai suoi libri che ho cominciato a pensare a questo film. Le loro figure sono state “addomesticate” dalla Chiesa, mentre lei ne ha ricostruito una versione più vicina alla verità. Il San Francesco che ricordiamo noi parla agli uccelli. Nella realtà, Francesco parlava alle folle e lo faceva usando la lingua volgare dell’epoca non il latino, lingua ufficiale delle Chiesa che il popolo non capiva. Chiara, poi, ci è sempre stata raccontata come desiderosa della vita di clausura fin da piccola. Una menzogna: lei sognava, come Francesco, di andare fra la gente. La clausura fu un’imposizione, non una scelta».

Nel film, i personaggi parlano il volgare umbro «ricostruito grazie all’aiuto di Nadia Cannata, docente di Linguistica della Sapienza di Roma», il francese, in particolare Francesco «che era un appassionato della Chanson de geste» e il latino, in cui si esprime, per esempio, il cardinale Ugolino, in seguito divenuto Papa Gregorio IX (interpretato da Luigi Lo Cascio).

Come già aveva fatto in Miss Marx, Nicchiarelli ha inserito in Chiara diverse scene da musical, con i personaggi che cantano e ballano canzoni medievali composte dal gruppo Anonima Frottolisti, fra cui due brani d’amore, le cui parole sono state tramandate fino a noi grazie a un manoscritto dell’epoca. Fino alla conclusione inaspettata con una canzone di Cosmo.

L’ultima battuta tocca a Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, che ha coprodotto il film. Del Brocco ha ricordato come Chiara sia la santa patrona della televisione, del cinema e delle telecomunicazioni. E scherzando (forse non del tutto) ne ha invocato l’aiuto vista la situazione del cinema in Italia, in crisi dall’inizio della pandemia.

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