foto da Quotidiani locali
GORIZIA Mentre sgomento, cordoglio e dolore non si sono ancora esauriti, in città, per la triste sorte toccata al giovane di origine tunisina affogato domenica nell’Isonzo dopo un tuffo nella zona del Parco di Piuma, è già iniziato il percorso che riporterà le spoglie del 17enne nella sua terra d’origine.
La salma di L.H. - le autorità hanno reso note solo le iniziali del suo nome -, a quanto si è appreso, si trova al momento nella cappella del cimitero centrale, ma la Questura ha già avuto modo di contattare e coinvolgere il Consolato della Tunisia, con il quale i rapporti sarebbero peraltro molto buoni. La priorità è quella, non così semplice, di individuare e contattare i parenti del giovane, per poter organizzare il rientro in patria del suo corpo. La burocrazia deve muovere i suoi passi, magari freddi ma necessari, e intanto non si fermano le testimonianze di vicinanza a chi in queste ore sta soffrendo di più.
Anche Silvana Romano, assessore al Welfare del Comune di Gorizia (che formalmente non aveva in carico il tunisino, in quanto, come è stato già evidenziato ieri, era seguito dal servizio sociale di Tarvisio) esprime «l’enorme dispiacere per la disgrazia che è costata la vita ad un ragazzo così giovane», e subito dopo la tragedia l’intera comunità cristiana di Gorizia, attraverso i canali della Curia, aveva voluto manifestare il suo cordoglio. In una nota si leggeva: «La notizia ha profondamente scosso la comunità multietnica di giovani accolti nella struttura salesiana di via don Bosco che per loro diviene – grazie all’impegno di operatori e volontari – una vera e propria famiglia cui appoggiarsi nel viaggio che li ha portati lontani dalle loro case». Concetti, questi, che ha poi ribadito anche il direttore del centro San Luigi, don Vincenzo Salerno, spiegando che in questo momento l’impegno è soprattutto mirato a sostenere psicologicamente e umanamente gli altri minori stranieri non accompagnati che hanno vissuto da vicino l’incidente, e che avevano stretto un forte legame di amicizia con il 17enne vittima delle insidiose acque del fiume.
L.H. si trovava ospite del San Luigi da un anno e due mesi, e si era integrato con l’aiuto di quegli operatori che per molti versi erano diventati come dei genitori, o come degli zii. E, allo stesso modo, chissà quanti tra i coetanei con i quali condivideva le giornate potevano essere, per lo sfortunato ragazzo, dei fratelli, maggiori o minori. Con gli amici aveva deciso di passare una giornata di fine estate lungo l’Isonzo e di cercare il fresco con un tuffo prima di tornare in via Don Bosco. Il destino ha scelto diversamente per lui.