E’ incredibile come per una sola squadra in Europa il mercato in uscita sia sempre aperto, sessioni su sessioni, per qualsiasi giocatore, senza sosta. E non solo, anche quando alcuni calciatori vengono dichiarati fuori mercato o altri non più raggiungibili (per questo o quel motivo) ecco che il giorno dopo quello stesso giocatore è praticamente venduto e quell’altro già dato per acquistato.
Mai, come in questa sessione di mercato estiva, l’Inter è stata soggetta ad una speculazione mediatica di tale dimensione.
Si parlava di cessione di Bastoni a giugno, di una possibile partenza di Dumfries, poi è arrivata la telenovela di Skriniar durata ad oltranza, anche dopo l’esser stato messo fuori rosa da Zhang, e ciliegina sulla torta la “quasi certa” partenza last minute di Gosens.
Ci sono stati giorni in cui qualsiasi cosa fosse nerazzurra sembrava potesse essere messa in vendita.
E invece no.
No, perché da che era stata data per certa la partenza di almeno un big l’Inter chiude il mercato non solo tenendo tutti i propri giocatori più rappresentativi, ma addirittura inserendo sei innesti proprio nei ruoli che necessitavano di un rinforzo.
La dirigenza operativa dell’Inter (Marotta, Ausilio e Baccin) con i limiti economici imposti da Zhang (e non per volontà del patron nerazzurro in verità) è riuscita a consegnare una rosa completa ad Inzaghi, mancante solo di un difensore centrale di riserva, che alla fine è arrivato nelle ultime ore di mercato, già all’inizio della preparazione come era stato stabilito e dichiarato.
In poche parole, nessuna svendita, nessun “fuori tutto” e dispiace per chi, molti, hanno creduto e scritto il contrario.
Indubbiamente per l’Inter è stato un mercato dal bilancio positivo se analizziamo entrate ed uscite.
L’unico pezzo grosso “perso” è stato Perisic, al quale però era stato offerto un signor rinnovo e dove l’Inter si era già tutelata acquistando Gosens lo scorso gennaio.
Il croato ha scelto di andare provare un’esperienza in Premier e senza rancore lo si è lasciato partire ma da parte della società la coscienza è pulita sapendo di aver fatto il massimo per trattenerlo.
Le uscite di Sanchez, Vecino, Radu, Sensi, Ranocchia e Vidal non hanno portato un riscontro economico importante, seppur per i due cileni già bastava liberarsi dell’ingaggio pesante, mentre dal punto di vista tecnico l’Inter non ha perso assolutamente nulla visto che parliamo di giocatori che hanno dato poco alla causa nerazzurra.
Invece, le cessioni di Pinamonti e Casadei (vero capolavoro della dirigenza) hanno fatto sì che le casse interiste sorridessero senza piangere campioni in partenza.
Passiamo ai giocatori in entrata.
Gli acquisti sono stati mirati e migliorano nettamente una rosa già forte, rendendola non solo competitiva, almeno in Italia, ma a mio avviso addirittura favorita per lo scudetto.
L’arrivo di Onana, Acerbi, Asllani, Mkhitaryan, Bellanova e Lukaku rendono la rosa iper-completa dando la possibilità ad Inzaghi di poter schierare diversi moduli (anche se sicuramente non lo farà) e diverse soluzioni sia dall’inizio che a partita in corso.
L’Inter così va nella direzione dell’undici più undici, doppio giocatore per ruolo con un valore medio altissimo tra chi entra in campo ogni domenica e chi dovrà “tappare i buchi” o subentrare a partita in corso.
Nonostante si siano perse le grandissime occasioni di Dybala e Bremer, per motivi diversi entrambi sfumati, l’Inter ha chiuso il cerchio prendendo chi lo scorso anno mancava per poter dar fiato ai titolari e Lukaku che si commenta da solo, quindi possiamo dirci più che soddisfatti di questo mercato.
In primis, parliamo di Lukaku. E’ tornato ed ha trovato immediatamente il gol dopo un minuto a Lecce nell’esordio stagionale ufficiale. Poi si è un pochino perso (naturalmente siamo solamente alla quarta giornata) tra un’evidente forma fisica non ancora al top e una diversa impostazione della manovra con Inzaghi in panchina rispetto a Conte.
Non ci sono dubbi sul fatto che sarà decisivo, bisogna solo aspettare che entri nei meccanismi di squadra e nella miglior condizione fisica, certamente l’infortunio non aiuta in tutto questo e la sua mancanza nel derby e contro il Bayern potrebbe farsi sentire.
Il belga è in rinforzo che va a migliorare nettamente il reparto offensivo nerazzurro se si considera che lo scorso anno quello che oggi è una riserva era il titolare, parliamo di Dzeko ovviamente.
Quindi, aspettiamolo.
Faccenda Gosens.
La situazione del tedesco non è mai riuscito a esprimersi al meglio da quando è a Milano ma c’è da dire che tra infortuni e Perisic non ha mai avuto le chances che meriterebbe.
Questo rumor lampo sulla sua possibile cessione last minute è figlio anche della sua situazione non semplice in casa Inter ma per scacciare tutti i dubbi gli servono minuti e gli servono partite, una dopo l’altra, per poter dimostrare di essere tornato quello di Bergamo.
Farlo subentrare e centellinarlo ha avuto senso fino ad oggi, ora serve rischiare e buttarlo nella mischia per vedere se è ancora quel Robin di tempo fa.
Qualora tornasse il giocatore di un tempo, sarebbe l’altro vero grande acquisto dell’Inter.
Ultimo tassello per il fatidico salto di qualità e per far sì che tutto il lavoro faticoso, anzi faticosissimo, svolto della dirigenza non vada perduto deve essere la panchina: serve uno step successivo anche da parte di Simone Inzaghi.
Alcuni suoi limiti sono stati accettati lo scorso anno visto che arrivava alla sua prima esperienza in una piazza davvero importante come quella interista ma adesso non sono più tollerati, è ora di smussarli.
L’ossessione delle sostituzioni dopo il cartellino giallo o la non capacità di capire la partita e il non riuscire, di conseguenza, ad effettuare i giusti cambi sono per l’appunto dei limiti che in un top-club non può permetterti di avere.
Un giocatore come Barella, campione d’Europa con la Nazionale, con uno scudetto sul palmares, di una caratura superiore, può certamente essere sostituito ma non perché ammonito.
Barella (che è solo un esempio) come tutti i suoi compagni se gioca nell’Inter deve convivere con un giallo durante una partita, a maggior ragione se il match è di cartello.
Lukaku non può essere sostituito in una partita che va vinta, dove siamo in difficoltà davanti, anche se sta giocando male, e lo stesso vale per Dumfries soprattutto se al suo posto entra Darmian che non è proprio un esterno offensivo.
Mettere Gagliardini su Milinkovic-Savic è un torto proprio alla bravura e all’intelligenza di mister Inzaghi.
Ci ha fatto vedere un grande calcio lo scorso anno, ci ha fatto vincere due trofei seppur a discapito del campionato, abbiamo percorso una buona Champions, ma ora serve di più.
La squadra c’è e serve che chi sia al timone sappia guidarla.