TRIESTE «Chiedo di integrare l’esame medico- legale e di procedere, se la giustizia lo riterrà assolutamente necessario, a un nuovo esame, per eliminare così le tante ombre che ancora permangono sulla fine di mia sorella». Sergio Resinovich, il fratello di Liliana, non si dà pace, e di fronte alle conclusioni dei periti della Procura sulla morte di Lilly che parlano di suicidio chiede insomma quelle che, dal suo punto di vista, devono essere prove inequivocabili.
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«Da mesi, tanti, troppi, aspetto risposte», scrive in una lettera diffusa ieri in serata: «È vero che non ho mai creduto al suicidio, ma ho sempre dichiarato di essere pronto ad accettare anche questa amara verità, purché convincente sotto il profilo dei fatti e della scienza. Io e miei familiari abbiamo atteso con pazienza e fiducia i risultati delle varie consulenze, botanica, tossicologica, informatica, ma nessuna risposta esaustiva, per quanto da me conosciuto, è arrivata. Tutto è sempre aperto, molto generico». Sergio Resinovich sostiene di avere sperato con ansia, insieme alla sua famiglia, «che tutto potesse essere risolto dalla medicina legale, per dare dignità a Lilly e per trovare pace. E invece è arrivata l’ennesima doccia fredda».
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La bozza della relazione medico-legale e radiologico- forense dei consulenti della Procura, i medici Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, è arrivata nelle mani del fratello di Liliana prima di Ferragosto: «L’ho letta, mi sono fatto spiegare le cose dai miei consulenti, negli ultimi giorni poi ho anche visto alcune foto, e i dubbi e le perplessità, anziché diminuire, sono molto aumentati. Mia sorella avrebbe commesso un gesto estremo, così sembrano concludere gli esperti del pm, ma la dimostrazione dov’è?». Per Sergio Resinovich, insomma, ci sono «troppi aspetti non chiariti, molte cose non approfondite, alcuni errori e imprecisioni, i in questa perizia. Lo dico con estremo e assoluto rispetto, ma anche la verità e la memoria di Liliana vanno rispettate. Questa è una verità di plastica, che non convince me e i miei familiari: conoscevo bene mia sorella, nulla di quanto le si attribuisce faceva parte dei suoi comportamenti consueti».
Sostenendo di non aver «mai accusato nessuno», il fratello di Lilly sottolinea infine di «non volerlo fare ora, ma da fratello e da semplice cittadino cerco solo di capire cos’è realmente successo e mi auguro che tutti coloro che hanno conosciuto ed amato Lilly non si accontentino, come me, di una soluzione così debole ed instabile».
È a fronte di queste perplessità che Resinovich anticipa, come detto, che chiederà tramite i legali che lo supportano «agli investigatori e alla Procura, verso i quali nutro sentita stima per la professionalità e l’impegno, di approfondire e integrare l’esame medico-legale e procedere, se la giustizia lo riterrà assolutamente necessario, a un nuovo esame».—
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