GORIZIA Passi per l’eventuale richiesta di un certificato di stato di famiglia e passi, anche, per la pratica di un cambio di residenza, entrambi in linea teorica possono attendere. Ci sono però servizi che non possono essere rimandati troppo a lungo, nemmeno di un paio di giorni. Su tutti ci sono i funerali e l’attacco hacker di lunedì, che ha reso inutilizzabili i sistemi informatici del Comune di Gorizia, ha rischiato di mandarne a monte più d’uno. Quella che può sembrare un’azione legata al solo mondo virtuale, in realtà ha effetti e conseguenze sul mondo reale.
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Come ricordato ieri (giovedì 1 settembre), dall’Anagrafe allo Stato civile fino, appunto, ai Servizi funebri, la gran parte dell’attività informatica del Comune di Gorizia è stata ripristinata e per tentare di risolvere i problemi residui in Comune le riunioni si accavallano le une sulle altre e i tecnici sono al lavoro per ripulire i computer uno alla volta. In quel 10% delle attività ancora da riattivare rimangono per il momento il sito web istituzionale e numerose caselle di posta elettronica. La comunicazione esterna e interna per resta, dunque, affidata agli account mail non ufficiali e ai telefoni.
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Grazie alla presenza di server esterni, recuperare le informazioni in alcuni casi è stato più facile, in altri si sta rivelando piuttosto complicato.
Tra i settori senza dubbio più delicati c’è quello dei Servizi funebri e cimiteriali che nelle prime ore del crash ha dovuto affrontare una vera e propria emergenza nell’emergenza. Detto che la situazione al momento è risolta, il settore affidato all’assessore Maurizio Negro è delicato, da un lato, perché quando i cittadini si rivolgono al Comune lo fanno in un momento della loro vita che dal punto di vista psicologico è senza dubbio difficile, dall’altro perché c’è tutta una serie di implicazioni, anche di tipo sanitario, che va tenuta in considerazione. Per esempio: le salme non possono rimanere in attesa troppo a lungo.
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In certi casi, il blocco della rete informatica ha costretto il personale a un vero e proprio ritorno al passato. «All’Anagrafe – racconta Massimo Sandrigo – il certificato di morte di mio padre hanno dovuto compilarlo a mano e per questo il personale si è anche scusato. Ma non c’era bisogno di scusarsi perché non è stata certo colpa del Comune se si è creata questa situazione. Sono stati gentilissimi pure al Servizio funebre. Anche se poi ci siamo dovuti rivolgere altrove per organizzare il funerale, per quanto mi riguarda, posso solo dire che a livello umano e professionale la risposta degli uffici è stata impeccabile. In un modo o in un altro hanno tutti cercato di risolvere la situazione nel miglior modo possibile».
Anche l’impresa di onoranze funebri Preschern riconosce che il personale ha fatto l’impossibile: «Martedì le carte sono arrivate in extremis, ma sono arrivate», ricordano.
Intanto, l’attacco ransomware (cioé con richiesta di riscatto) al Comune di Gorizia è stato accostato a quelli subiti nelle stesse ore da Eni e dal Gestore dei servizi energetici Gse. Tanto che l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli, riferendosi ai tre casi aveva rilanciato l’allarme cyber: «La minaccia ibrida - le parole del sottosegretario - ha preso il sopravvento sulla guerra fisica ed io continuo a ritenere preoccupante tutto quello che si muove nello spazio cibernetico».
A livello locale, gli investigatori tendono ad escludere la matrice terroristica dell’attacco. Dal momento che non ci sono state rivendicazioni o messaggi politici, l’obiettivo del sabotaggio era prettamente economico. Il tentativo di estorsione in ogni caso è opera di un’organizzazione criminale che ha a propria disposizione sistemi informatici sofisticati e può contare su una manovalanza competente da non sottovalutare nella sua pericolosità complessiva.