MANTOVA. Un aiuto alle famiglie e alle imprese per pagare le bollette e un consiglio alla Regione su sanità e trasporti: investire di più. Antonella Forattini, consigliere regionale, è candidata per il Pd nel collegio plurinominale della Camera. È al secondo posto in lista, una buona posizione per essere eletta.
Dal suo osservatorio di consigliere regionale, che situazione sociale e politica vede a un mese dal voto?
«Vedo una situazione sociale drammatica. È stata interrotta l’esperienza del governo Draghi di unità nazionale, nata nel bel mezzo di una pandemia, con la guerra, l’inflazione galoppante e con la necessità di mettere a terra gli investimenti del Pnrr. Il costo dell’energia e del gas stanno mettendo in ginocchio imprese e famiglie. È una situazione a cui va data subito risposta, senza aspettare il nuovo governo. Non può essere che il prezzo del gas sia frutto di una speculazione economica. Si deve andare verso il prezzo fisso, qualcuno l’ha già fatto, come la Spagna e il Portogallo: questo, però, lo può fare solo un’Europa molto forte e va ripreso quello che Draghi aveva interrotto».
La campagna elettorale si gioca tutta sui temi economici, sulla capacità delle forze di governo di dare risposta al caro bollette di famiglie e imprese. Cosa propone lei, insieme alla sua coalizione?
«Occorre il price cap, un tetto del prezzo del gas e dell’energia elettrica. Serve una bolletta della luce sociale che vada incontro alle difficoltà delle famiglie e delle imprese, per le quali va raddoppiato il credito d’imposta. Qualche nostro dirigente parla di recovery plan per l’energia: va fatto perché servono risposte urgenti».
Come sarà la sua campagna elettorale?
«Come sempre: ascolterò i problemi del nostro territorio per poter dare risposte concrete. Andrò tra la gente, frequenterò i mercati, i punti di aggregazione, tornerò nelle aziende perché sono i lavoratori ad aver bisogno di risposte. Sarà una campagna in cui non guarderò in casa d’altri ma cercherò di dare soluzioni ai problemi di famiglie e imprenditori».
C’è veramente all’orizzonte un pericolo destra che guarda a Orban e a Putin?
«Non ritengo ci sia un ritorno al fascismo nel caso fosse la destra a vincere le elezioni. Sicuramente bisogna capire come un Paese governato dalla destra potrà porsi rispetto alle politiche economiche della destra che non sono politiche che eliminano le diseguaglianze».
Qual è lo stato infrastrutturale del Mantovano? Che cosa sarebbe prioritario fare?
«Stiamo pagando un ritardo importante e, quindi, occorrerà dare compimento a infrastrutture che sono già in fase avanzata come il raddoppio ferroviario per Milano e i ponti, e va realizzata la tangenziale di Goito. Tutte opere che stanno pesando sullo sviluppo territoriale».
La sanità. Sono sufficienti gli interventi voluti dalla Regione come ospedali e case di comunità, per migliorare l’assistenza sul territorio?
«La Regione ha messo a terra questi interventi voluti dall’Europa attraverso il Pnrr perché ha smantellato la sanità territoriale. Vedo di buon occhio quegli investimenti; peccato siano pochi se pensiamo a quello che ha fatto l’Emilia con le case della sanità. Tutto, però, si scontra con la carenza di personale medico e infermieristico. Serve subito un piano straordinario relativo al personale: più assunzioni e remunerazioni più alte. Quello che sta succedendo nei pronto soccorso, dove si stanno licenziando in molti per essere poi riassunti dalle cooperative che pagano di più, grida vendetta».
I fondi del Pnrr. A destra c’è chi chiede di rivedere il piano. Se si andasse in questa direzione potrebbero esserci rischi per i progetti che interessano il Mantovano come il Raddoppio?
«Qualsiasi revisione di un piano nazionale può comportare ritardi nella realizzazione di investimenti. Se si parla di revisione, al prossimo governo chiederemo l’istituzione di una cabina di regìa perché manca un collettore di informazione rispetto ai bandi a cui stanno partecipando le varie istituzioni. Serve un osservatorio almeno regionale per fare sistema e seguire il lavoro che si sta facendo».
A proposito di ferrovie, tra ritardi e guasti sulla Mantova-Milano è il disastro. Cosa si deve fare per migliorare la situazione visto che finora non è cambiato nulla nonostante le proteste?
«Quello che ha sbagliato la Regione è riaffidare il servizio a Trenord senza pensare che facendo una gara europea avrebbe potuto trovare un partner più affidabile e robusto nelle risorse da mettere in campo. Confido in una presa di coscienza della Regione perché l’affidamento diretto non è stata una cosa buona. Intanto, andiamo avanti col raddoppio per Milano: sarebbe già una risposta perché il doppio binario potrebbe sopportare materiale rotabile nuovo. Va fatto sia un piano di manutenzione di materiale rotabile che un investimento legato a nuovi treni. Se Trenord non è in grado di farlo con Rfi bisogna pensare a una gara europea».
Lei vince e a ottobre debutta a Montecitorio. Quale sarebbe il suo primo impegno a favore dei mantovani?
«Nel mentre spero si sia data una risposta all’emergenza energetica. Poi cercherei di portare a compimento le infrastrutture del nostro territorio; andrei a rivedere i criteri per definire le aree interne che stanno vivendo un problema di attrattività e cercherei di portare avanti politiche per le famiglie che ci portino a riequilibrare il calo demografico, il problema da affrontare subito. E poi c’è l’agricoltura che aspetta risposte concrete».
Dopo il voto potrà riprendere la collaborazione del Pd con i Cinque Stelle e con il terzo polo di Calenda?
«Quello che stava facendo Letta era un’alleanza tecnica e non politica. Ritengo che ci siano punti d’incontro tra noi e il terzo polo dato che in alcune città come Mantova amministriamo insieme. Visto da dove arrivano quelli del terzo polo la collaborazione mi pare conseguente. Vanno, però, messe da parte certe prese di posizione. Per quanto riguarda M5S, è tornato un partito d’opposizione che fatica a rimanere nel contesto più amministrativo. Se volessimo tutti portare avanti il riformismo che sbandieriamo, punti di incontro ci devono e ci possono essere. Però, per la campagna elettorale noi siamo avversari».
