Il preside: «In realtà volevamo semplicemente stare all’aperto, ma il problema c’è». La Provincia: «Abbiamo ricevuto richieste di sale più capienti da diverse scuole, quelle adatte sono al conservatorio e all’università»
MANTOVA. Il primo giorno di scuola, per insegnanti e personale non docente, è stato ieri. In tutti gli istituti si sono riuniti i collegi docenti, finalmente senza mascherine o altre procedure anti Covid. C’è anche chi la prima riunione operativa dell’anno l’ha tenuta nel cortile della scuola. È accaduto all’istituto d’Arco-d’Este dove gli insegnanti e il preside hanno fatto il punto sui programmi dell’anno scolastico nel chiostro della prestigiosa sede delle ex magistrali. Una sede antica che però ha un problema: non possiede una sala interna di dimensioni sufficienti a termini di legge per ospitare il collegio docenti al completo. Che comprende gli insegnanti del liceo d’Este e del tecnico d’Arco: circa 200 persone .
«In realtà stamattina erano presenti soltanto gli insegnanti di ruolo, quindi molto meno dei duecento previsti in organico – spiega il dirigente dell’istituto, Giancarlo Gobbi Frattini – abbiamo fatto la riunione in cortile non per l’impossibilità di farlo al chiuso ma per libera scelta, per stare all’aria aperta. È accaduto anche in altre occasioni. Però è vero, non abbiamo spazi con la capienza necessaria per il collegio docenti al gran completo. Viene convocato poche volte in forma plenaria, e quando è necessario dobbiamo per forza di cose cercare un luogo alternativo».
Ad avere il compito di recuperare spazi adeguati per questa ed altre esigenze delle scuole superiori è la Provincia. E si scopre che il problema di spazi per il collegio docenti del d’Arco-d’Este è solo la punta dell’iceberg. «Trovare una sala per riunire tutti gli insegnanti di un istituto non è sempre facile – spiega il consigliere provinciale delegato Enrico Volpi – in effetti è arrivata la richiesta da parte della dirigenza del d’Arco-d’Este e l’anno scorso, quando c’era anche la complicazione del mantenimento delle distanze di sicurezza, erano arrivate analoghe domande da altre scuole. Ad esempio dal Pitentino. Una soluzione è l’auditorium del Conservatorio. L’alternativa sarebbe l’Università. Ma è chiaro che il problema esiste e non è l’unico per quanto riguarda gli spazi delle sedi scolastiche. Aule, laboratori, palestre... quasi tutte le superiori hanno delle necessità».
Programmare ampliamenti o nuove sedi, però, è complicato: a partire dal 2026 l’onda del calo demografico arriverà alle superiori e la necessità di spazi diminuirà. Secondo studi dell’assessorato all’istruzione della Provincia, l’onda demografica porterà ad un incremento progressivo degli studenti delle superiori soltanto fino all’anno scolastico 2025-2026 (19.528). Nei quattro anni successivi, però, verranno persi oltre mille studenti.
Eppure interventi consistenti di edilizia scolastica sono obbligatori. Proprio la sede del d’Este richiederebbe costosi lavori di adeguamento sismico. Per questo l’ipotesi di palazzo di Bagno è di svuotarla e trasferire permanentemente la scuola nell’edificio del d’Arco, la cui messa a norma (assieme al Pitentino) è alla portata dei conti della Provincia. E il d’Arco? La sua destinazione sarà il nuovo polo tecnologico che verrà realizzato alle spalle del Fermi (dove pure verrà svuotata l’ala più vecchia e trasferita nello stesso polo). Ma si tratta di un’operazione molto costosa e affrontabile nell’arco di diversi anni.
