Un velo di tinta biondo platino è ancora visibile sui suoi capelli. «L’ho fatto per l’estate, sai? E sì… anche per lo scudetto». Fikayo Tomori non riesce a trattenere il sorriso. 

E anche l’orgoglio, per quel successo. Ne ha tutte le ragioni: a 24 anni, ha vinto il titolo più importante della sua carriera, in una squadra dove si è imposto come leader della difesa sin da subito. Il Milan non festeggiava uno scudetto da undici anni, lui ha saputo trovarsi al posto giusto al momento giusto, diventando uno di quegli ingranaggi senza il quale l’intero meccanismo si incepperebbe. «All’inizio della scorsa stagione non molte persone pensavano fossimo in grado di vincere», dice, e il sorriso lascia spazio a uno sguardo che si fa serio, concentrato. 

Giacche e pantaloni Lardini, stivaletti Giorgio Armani

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Giacche e pantaloni Lardini, stivaletti Giorgio Armani

«Ma fin da quando sono arrivato (gennaio 2021, nda), ci rendevamo conto di avere un’ottima squadra. Di essere forti. Lo sapevamo e su questo siamo riusciti a costruire qualcosa di importante, siamo migliorati nel corso della stagione e un anno in più di esperienza ci è stato molto di aiuto. Alla fine abbiamo avuto l’opportunità e l’abbiamo colta, vincendo le ultime sei partite: penso che ce lo siamo meritato, non è mai facile vincere un campionato».

La scorsa Serie A ci ha regalato uno degli epiloghi più belli e avvincenti, con il primo posto in bilico tra Milan e Inter fino all’ultima giornata. I rossoneri l’hanno spuntata per soli due punti, con la vittoria decisiva sul campo del Sassuolo che ha dato il via a una festa sfrenata, selvaggia, covata nel profondo dei tifosi milanisti per sin troppo tempo. «È stato tutto… crazy», dice Tomori, ed è una parola che ripete più di una volta, quando ripensa a quelle ore di celebrazioni. «Il tour sul bus per le vie della città è stato incredibile, ovunque andavamo c’erano i nostri tifosi, è stato pazzesco. Sicuramente è stato il più bel momento della mia carriera. È bello guardare indietro, abbiamo assaggiato cosa vuol dire vincere, ma adesso vogliamo provare a ripeterci. Riuscirci una volta è straordinario, ma una seconda…».

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Tomori è nato in Canada da genitori nigeriani, ma sin da piccolo è cresciuto in Inghilterra, il Paese che ha scelto di rappresentare a livello di Nazionale. La sua formazione calcistica è avvenuta nel Chelsea, dove è arrivato quando non aveva compiuto nemmeno otto anni, ed è proseguita fino alla scalata alla prima squadra dei Blues. Tomori, sin da giovanissimo, era considerato tra i difensori più promettenti della sua generazione: veloce, forte fisicamente, ottimo tempismo e senso dell’anticipo. Come è successo a molti suoi giovani colleghi, però, trovare spazio nelle big della ricchissima Premier League, orientate a spendere tantissimo sul mercato, è stato complicato: l’impossibilità di conquistarsi un posto fisso tra i titolari del Chelsea lo ha così convinto a cambiare contesto. Il Milan è stato una scelta logica, a cui dire sì senza pensarci due volte: «Chiunque segua il calcio sa cos’è il Milan», dice, «è una squadra con una storia importante, un grande club conosciuto in tutto il mondo. E poi è stato Maldini a volermi, da difensore è stato un aspetto che mi ha reso molto felice». Nel 2021, l’inglese è arrivato in prestito, scegliendo il numero 23 di maglia: gli anni che aveva al momento del suo sbarco in Italia, ma anche un omaggio a Michael Jordan, ispirato in particolare dal documentario The Last Dance. In pochissimo tempo l’ex Chelsea ha convinto tutti, dai compagni all’allenatore alla dirigenza. In un’intervista al Guardian, Pioli ha voluto soffermarsi sul suo impatto: «Fikayo è stato una sorpresa sotto tutti i punti di vista. È un difensore che ha tutte le caratteristiche di cui abbiamo bisogno – aggressività, velocità, capacità di leggere il gioco. Ma è anche un ragazzo molto serio, molto calmo. È sempre determinato, entusiasta, positivo e ricettivo. Con lui è facile stabilire una relazione, bastano poche parole per capirsi».

Cappotto e pantaloni Hevò, camicia Mango, scarpe Church’s

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Cappotto e pantaloni Hevò, camicia Mango, scarpe Church’s

Pochi mesi dopo, Tomori è stato riscattato dal Milan per quasi 30 milioni di euro, diventando a tutti gli effetti un giocatore rossonero. Un profilo ideale per la campagna acquisti del club, che ha puntato su giocatori dal talento da svezzare e da valorizzare – tra gli under 25 rivelatisi protagonisti della stagione vincente del Milan, ci sono Leão, Tonali, Kalulu, Theo Hernández, Bennacer. A tutti loro è stato richiesto di alzare l’asticella, di farsi trovare pronti nel momento di fare il salto di qualità: è successo anche a Tomori, soprattutto quando l’infortunio di Kjaer ha privato il Milan di uno degli elementi più carismatici della rosa. «Con l’infortunio di Simon, ho capito che era arrivato il momento di elevare il livello del mio gioco, di raggiungere quella continuità che potesse fare di me un leader. Mi è venuto tutto abbastanza naturale», dice Tomori, che da allora ha guidato il reparto difensivo in coppia con Kalulu, facendo della retroguardia rossonera la meno battuta del campionato insieme a quella del Napoli. La difesa, in particolare, è stata la chiave della cavalcata trionfale dei rossoneri nel cruciale finale di stagione: nelle ultime undici partite di campionato, il Milan ha subito appena due gol. Un dato che ha il sapore di un’impresa: «Sono sempre felice quando non subiamo reti, anche perché sappiamo che le nostre possibilità di vincere aumentano: con grandi attaccanti come Leão e Giroud lì davanti, il gol prima o poi riusciamo a farlo». Dopo la vittoria a Napoli, probabilmente il turning point della stagione milanista, Tomori ha una volta di più confermato le sue qualità di atleta scrupoloso, studioso e attento a ogni dettaglio: ha deciso di impiegare l’italiano nella canonica intervista post-partita, cavandosela in maniera egregia. Il video ha fatto il giro del mondo: non è banale che un calciatore voglia calarsi così a fondo in una realtà, che non è solo sportiva, ma anche fatta di comportamenti, gesti, segnali. Doti da leader, appunto.

Tank top e stivaletti Bikkembergs, pantaloni Dsquared2

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Tank top e stivaletti Bikkembergs, pantaloni Dsquared2

In Italia Tomori ha già fatto sua un’abitudine ormai irrinunciabile: il caffè macchiato. E poi c’è la moda: è molto curioso, parla di stile anche con i compagni di squadra. Leão e Calabria sono i più cool dello spogliatoio, suggerisce, e poi ovviamente c’è Bakayoko, di cui non può fare a meno di ricordare gli audaci accostamenti cromatici. Ci chiede, molto interessato, quando sarà tempo a Milano di Fashion Week: non è interessato a sfilare, dice, come alcuni calciatori hanno fatto negli ultimi tempi, da Kean a Bellerín a Camavinga, ma la moda è qualcosa che lo stuzzica. Lo si vede anche nell’outfit curato con cui si presenta: t-shirt rosa AMI Paris, shorts bianchi Essentials di Fear of God, ai piedi Trainer di Louis Vuitton bianche e rosa. Al polso esibisce un Rolex Day-date, che insieme a due Audemars Piguet compone la sua personale collezione di orologi – «ma adesso voglio arricchirla ulteriormente», dice. Nel frattempo, nel corso degli scatti, dagli altoparlanti arrivano le sonorità hip-hop di Drake, Gunna, Future. Tomori chiude leggermente gli occhi, segue il flow con le labbra. È un divoratore di musica, di tutti i generi, con Drake, Lil Baby e Naza che annovera tra i suoi artisti preferiti. 

Camicia e cravatta Canali, maglia  A.C. Milan Away 22/23

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Camicia e cravatta Canali, maglia  A.C. Milan Away 22/23

Siamo di fronte a una nuova generazione di calciatori, consapevoli di non essere automi chiamati a performare al meglio in campo, ma calati nel contesto in cui vivono, intrecciati con i loro interessi personali, propensi a espandere la loro personalità al di fuori del terreno di gioco. È un aspetto nuovo che ha immancabilmente ricadute positive, perché questi calciatori sanno di avere una voce e la mettono al servizio di temi di interesse collettivo e problematiche sociali. Proprio l’Inghilterra è il Paese in cui è più marcata questa coscienza sociale: Marcus Rashford, per esempio, si è battuto per assicurare pasti gratis ai bambini indigenti, Héctor Bellerín ha lanciato sin dai tempi dell’Arsenal varie iniziative legate all’ambiente e alla sostenibilità, Jordan Henderson è stato il capofila di raccolte fondi a favore del servizio sanitario nazionale. Tomori è dunque stato sin dall’inizio immerso in una cultura che ha nel calcio le sue radici e che al tempo stesso riesce a propagarsi negli ambiti più disparati, e per questo è a suo agio in discussioni e questioni che vanno molto al di là dei discorsi di campo. Lo dimostra il fatto che sia laureato in Business Administration, ma pure la sua propensione a intervenire su temi delicati come il razzismo. «È un problema di educazione», dice, «a volte le persone che dicono cose stupide vanno ignorate, ma arriva sempre il momento in cui devi batterti per la nostra gente». Lo scorso marzo, al termine del match vinto sul campo del Cagliari, Tomori è intervenuto a difendere il compagno di squadra Mike Maignan, bersagliato da lanci di bottigliette e offese a sfondo razziale. Il portiere francese ha poi pubblicato sui social una foto di una scimmia che mostra il dito medio insieme a uno scatto di sé con Tomori mentre, rivolto alla curva del Cagliari, si porta le dita alle orecchie. Sono segnali di un calcio che non vuole più voltare le spalle e fare finta di niente, ma prende l’iniziativa e si fa portavoce di giuste battaglie. «So di avere una responsabilità, so di poter essere un esempio e di ispirare ragazzi e ragazze», spiega Tomori. «È difficile dire cosa può fare il calcio per combattere il razzismo, perché è qualcosa che va oltre lo sport, tocca al governo, a chi fa le regole. Ma il calcio resta un grande business e gode di una platea importante a cui mandare dei messaggi: campagne come Keep Racism Out (promossa dalla Lega Serie A, nda) sono iniziative giuste, è una strada che bisogna continuare a percorrere». Il Milan è uno dei club che più hanno voluto portare tra i propri tifosi e interlocutori un percorso di consapevolezza su temi come equità sociale, uguaglianza e inclusività, formalizzati in un vero e proprio manifesto, chiamato Respact. L’idea alla base è quella di sensibilizzare, educare e condividere l’importanza di questi valori grazie a campagne e iniziative mirate, con lo scopo ultimo di rendere concreta e pratica una vera e propria trasformazione culturale. È tutto parte di un modello di club moderno e progressive che ha guidato negli ultimi anni la trasformazione del Milan, che passa da un’idea di sostenibilità economica fondata sul circolo virtuoso tra performance sportiva e aumento dei ricavi, dagli investimenti sul settore giovanile e sulla sezione femminile, dalla spinta sul lifestyle per ingaggiare le nuove generazioni. È una cultura nuova del calcio che sta affiorando anche in Italia, mandando in archivio i vecchi modelli per imporne di nuovi, e anche chi va in campo diventa un alfiere di questa trasformazione. Tomori, in questo senso, è diventato il testimonial perfetto della direzione in cui andrà il calcio: moderno e consapevole, ma sempre appassionato. Perché poi l’amore per il gioco traina tutto: la bellezza di stare in campo, il fascino della sfida, la magia di quello che c’è intorno. «Quando sono arrivato in Italia, gli stadi erano vuoti per colpa della pandemia», ricorda Tomori. «Non ero mai stato a San Siro prima, perciò quando l’ho visto pieno per la prima volta è stato fantastico. Mi sono subito sentito a mio agio. Ricordo la prima partita di Champions in casa, contro l’Atlético: anche se non abbiamo vinto, l’atmosfera era incredibile. Qui, rispetto all’Inghilterra dove la gente arriva all’ultimo minuto, vedi lo stadio pieno già quando entri in campo per il riscaldamento. E poi, l’ultima gara di campionato contro l’Atalanta: i miei amici erano sugli spalti, e ogni volta che mi fanno vedere le foto di quel giorno…». Goosebumps, gli suggerisco, e lui annuisce, alza gli occhi, pregustando il momento in cui rimetterà piede a San Siro. Si gioca anche per questo: per emozionarsi.  

Soprabito Tatras, imbracature Dsquared2

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Soprabito Tatras, imbracature Dsquared2

CREDITI:

Foto di Bogdan “Chilldays” Plakov

Styling: Allison Fullin

Styling Assistant: Lucrezia Grassi 

Grooming: Martina Russo 

Produzione: Gloria Gotti

Assistente prod.: Paola Greco