MANTOVA. Un applauso lunghissimo che avrebbe voluto essere infinito ha chiuso la cerimonia funebre nel cortile dell’esedra di palazzo d’Arco dopo l'inno di Mameli eseguito da tre bande. Un tributo, come un abbraccio, ad Alessio Artoni, scomparso lunedì dopo lunghi mesi di malattia a 48 anni. Direttore della Banda Città di Mantova, di quella di Marmirolo e della Filarmonica di Governolo, musicista e architetto, un uomo buono e impegnato, serio in ogni gesto, pubblico e privato come è emerso dalle numerose testimonianze che si sono susseguite. Un commiato commosso, molto partecipato da amici, rappresentanti delle istituzioni, musicisti, architetti da tante persone che lo hanno conosciuto anche per poco tempo ma che sono rimasti colpiti dalla sua personalità.
Le note del silenzio hanno aperto la cerimonia di saluto in un luogo amato da Alessio. Sullo sfondo i gonfaloni delle bande e lo stendardo della città con la polizia locale in alta uniforme e una folla stretta a semicerchio, come per un concerto, l'ultimo, attorno al feretro, semplice, chiaro, con pochi fiori, bianchi e rosa. Dal ringraziamento della famiglia, con la lettura di una pagina di Kant ai ricordi. Il primo ad intervenire è stato il presidente della banda cittadina, Diego, Ghirlinghelli, che ha ricordato la sua ultima lezione, lo scorso 19 giugno e ha detto: «Eri la banda, un punto fermo dentro e fuori, ogni giorno, ci manchi già».
Poi l’intervento di un compagno di università: «Sembri Elwood dei Blues Brothers, gli ho detto il primo giorno che ci siamo incontrati a Ferrara, lui mi ha risposto “Sono in missione per conto di Dio”, e siamo subito diventati coinquilini». Amici (qualcuno di loro non è riuscito nemmeno a parlare una volta raggiunto il microfono) e amiche si sono susseguiti nell'omaggio. È stato ricordato il primo incontro con Sonia, dopo un concerto a Padova, una sconosciuta diventata la donna della sua vita. Lacrime di commozione anche per le note di “Somewhere over the Raibow”, da qualche parte sopra l'arcobaleno, suonata al clarinetto da Mauro Negri, amico e maestro con cui Alessio ha condiviso una delle grandi passioni della sua vita, la musica jazz. La lettura di una poesia sul senso del tempo, un breve intervento di un giovane allievo, un bambino accompagnato dalla mamma, e poi il saluto della città portato dal sindaco Mattia Palazzi: «Siamo tutti qui per piangere, salutare e ringraziare Alessio che con amore e senso di responsabilità ha messo in tutto quello che ha fatto - ha detto ricordando anche l’ultimo suo progetto dedicato al recupero del forte di Lunetta - Garbo, entusiasmo, fiducia nell'altro erano i suoi tratti, sempre con il sorriso. Non ha mai smesso di progettare il futuro tanto che solo pochi giorni fa stava arrangiando i brani per il concerto di Natale della banda». E poi l'annuncio: «Gli dedicheremo la nuova piazza coperta di Lunetta, il quartiere dove ha sede la sua banda. Ciao Alessio, ti voglio bene». Paola Cortese
