PONT CANAVESE. La puzza era insopportabile lungo la strada per borgata Raie. In molti pensavano a una perdita fognaria o alla carcassa in putrefazione di qualche animale selvatico, nascosta trai boschi.
Era invece il cadavere in decomposizione di un cane. Di taglia media, pelo tra il bianco e il rossiccio, era stato chiuso in un sacco di plastica e gettato oltre il ciglio della strada.
Se sia stato chiuso nel sacco ancora vivo o fosse già morto non si potrà mai sapere. Ma se fosse stato ancora in vita la sua agonia sarebbe stata atroce. A segnalarlo ufficialmente è stato un cittadino a spasso con il suo cane.
«Siamo stati assaliti da una zaffata di una puzza fortissima, da togliere il fiato - ha raccontato - Il mio cane ha iniziato ad abbaiare come un forsennato e a tirare verso quell’angolo di bosco. Mi sono avvicinato e quando ho capito che quell’olezzo nauseabondo proveniva da un sacco ho immediatamente avvertito in Comune».
Altre persone che percorrevano la strada (alcuni di loro accompagnandosi ad un quattro zampe) hanno vissuto la stessa scena. A spiegare poi l’accaduto alla cittadinanza è stata l’assessora Marina Barinotto con un post pubblicato sulla pagina Facebook di Insieme per Pont: «Segnalo il comportamento indegno e vergognoso di qualcuno che ha buttato un sacco bianco con un cane morto dentro lungo il ciglio della strada per Raie. Esistono metodi di smaltimento senza mettere a repentaglio la salute pubblica». Il corpo del cane è stato poi recuperato e smaltito dalla Polizia municipale. Non è stato neppure possibile verificare se la bestiola avesse o meno un microchip tale era il grado di decomposizione.
E la caccia al colpevole dell’abbandono (e si spera non della crudele soppressione della bestiola) è stato il tema di decine di post di cittadini profondamente colpiti dalla notizia del ritrovamento. Per alcuni, i più rabbiosi, è stata necessaria la cancellazione da parte del moderatore della pagina poiché «le frasi contenute superavano il limite dell’educazione e avevano connotazione violenta e offensiva». La notizia è stata poi ripresa anche su siti animalisti e anche qui i commenti sono stati durissimi e spesso impubblicabili.
«Il rispetto per gli animali, ad esempio, sta venendo meno anche laddove gli stessi sono strumenti di lavoro», dicono dal canile di Caluso dove i volontari sono stati costretti a recuperare, qualche settimana fa, in una cascina di allevatori, diversi cani in condizioni igieniche pessime, malati e maltrattati.
